Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
domenica 31 ottobre 2021
Stronzi!
Per il bene nostro…
Errori e caso per il nostro bene
Giovani travagliati
sabato 30 ottobre 2021
Fantastica!
Pennivendoli alla Fracchia
venerdì 29 ottobre 2021
A “Lui”
Nitidi segnali
Ogniqualvolta i cosiddetti "grandi" della Terra decidono d'incontrarsi, stavolta a Roma, mi viene in cervice la constatazione di come lorsignori stiano al loro ruolo in modalità clownesca, nel senso che lo spiegamento di forze, incredibile e becero, per proteggerli è il segnale inequivocabile della loro lontananza dalla realtà quotidiana. Diecimila persone delle forze dell'ordine dislocate nella zona romana dell'Eur; il sonnecchiante Joe, arrivato ieri sera, sarà accompagnato da 40, dicasi quaranta, mezzi ultramoderni; è stata creata una zona larga chilometri accanto al luogo dell'incontro ove nulla potrà transitare, compreso gli aerei.
Considerando il pericolo islamico, e anche su questo ve ne sarebbe da discutere, la domanda che mi pongo è la seguente: perché attorno a loro si è creata questa inavvicinabilità? Cosa li tiene forzatamente lontani dalle masse?
Credo che tutto sia accostabile a quella malsana idea di capitalismo, deviato, adulterato, che abbiamo lasciato che prendesse il sopravvento su altre ideologie più consone all'essere umano visto nella sua interezza e unicità. Ci siamo lasciati abbindolare, delegando a pochi il destino di tutti. Esempio eclatante è il problema enorme del clima che sta mutando: non gliene frega nulla a questi zotici inani, essi non sono altro che teneri araldi del pensiero imperante in ogni dove: produrre con minimi costi, leggasi stipendi da fame, per alzare il famigerato PIL che porta ricchezze inaudite al 10% degli attuali abitanti la sfera blu. Travolgendo diritti, divaricando sempre più la già di per se vergognosa scala sociale, abbattendo ogni frammezzo di proteste e polemiche per il fine comune, inconciliabile con le emergenze ambientali. Una strada destinata al dirupo, al dissolvimento di ogni buon proposito di comunanza d'intenti. Radunatevi pure, senza di noi, per parlare di fuffa per asini. Che siete voi tutti!
Verso la fine
Se un giorno un asteroide colpirà questo disastrato pianeta, una mano l'avrà data questa influencer di 'sta ceppa, agghindata e con viso trasmettente quella insalubre ed irrefrenabile voglia di apparire, rotore per tante idiozie obnubilanti la socialità. La poveretta decerebrata, seguita da centomila allocchi, ha pensato bene di immortalarsi davanti alla bara del padre, quale simbolo del degrado che attanaglia sempre più il sassolino blu. Provo pietà e ribrezzo, non dimenticando naturalmente, il canonico vaffanculo!
Sala di cemento
giovedì 28 ottobre 2021
Luciano il Saggio
Daje Daniè!
L'Ebetino arabo su L'Amaca
mercoledì 27 ottobre 2021
L'Arabo Ebetino
Un fantastico Robecchi!
Pensioni. La solita moda di usare i figli per picchiare i padri e i nonni
di Alessandro Robecchi
Colpo di scena, tornano di moda i giovani. Non stupisce più di tanto, è una cosa che succede periodicamente quando si tratta di penalizzare i vecchi, e quindi si attua il facile barbatrucco di mettere generazioni contro generazioni, segnatamente quando si parla di pensioni e previdenza. Traduco: siccome le pensioni ci costano un bel po’ e data l’incapacità di chiedere qualche soldo ai nuovi ricchi (un milione e mezzo i neo-milionari italiani, cresciuti del 20 per cento durante l’età d’oro – per loro – del Covid), ecco che si indicano ai giovani i diritti dei vecchi additandoli come odiosi privilegi.
È un trucchetto antico come il mondo, che funziona sempre e che ha come unico effetto collaterale di rivelare la statura etica, morale e politica di chi lo conduce: poca cosa. Non mi addentrerò qui nel vortice attuale dei numeri e nel gorgo che si legge in giro: quota 102, no, 104, no Fornero forever, eccetera eccetera, e mi limiterò all’uso strumentale del giovane in quanto sfigato storico di riferimento, funzionale al dibattito, feticcio utile alla causa draghian-confindustriale. Un po’ occultati e nascosti sotto il tappeto (quando non se ne parla per dire che sono tutti scemi), i famosi giovani vengono buoni adesso per dire che loro probabilmente le pensioni non le vedranno, o le avranno sotto la soglia di una decente sussistenza. E si capisce: calcolandole col retributivo secco, e avendo fino alla mezza età lavori intermittenti e stipendi da fame, dall’Inps prenderanno due cipolle e un pomodoro. Da qui, dritta come una freccia, ecco la pressione sulle trattative per la previdenza di genitori e nonni: è colpa loro e della loro avidità se chi ha vent’anni oggi farà la fame domani. E giù interviste, pareri, interventi, per dire che il sistema è iniquo e penalizza le nuove generazioni (mentre i pensionati anziani, si sa, nuotano nell’oro). Naturalmente essendo le basse paghe e il precariato ad libitum a penalizzare eventuali pensioni dei giovani, bisognerebbe intervenire su quei punti: meno contratti fantasiosi, meno stage e tirocini, più stipendi veri, magari un salario minimo che finisca per rasentare la decenza. Invece, su quel versante, niente, mentre si spinge sul pedale della guerra tra generazioni, mettendo figli contro padri, cioè i futuri poveracci contro i “privilegiati” che dopo aver lavorato una vita prendono (addirittura!) la pensione.
Il trucchetto ha il suo fascino, e a volte funziona. A pensarci, è quello su cui basa la sua propaganda anti-immigrati Matteo Salvini che tuona “prima gli italiani”, cioè invita i penultimi (gli italiani poveri) a odiare gli ultimi (i migranti). Altro caso di scuola, la narrazione renzista che portò all’abolizione dell’articolo 18. Siccome moltissimi non l’avevano, invece di darlo anche a loro si additò chi ne usufruiva come egoista e privilegiato. Anche allora i giornali erano pieni di giovani che dicevano: io, precario, l’articolo 18 non lo avrò mai, e allora perché deve averlo un metalmeccanico? Il meccanismo culturale che sovrintende il “ridisegno” del sistema pensionistico è esattamente lo stesso: lasciare una moltitudine senza diritti e poi – fase due – additare chi i diritti ancora ce li ha come un pescecane profittatore. Questo il desolante quadro del dibattito: trasferire la guerra ai piani bassi della società, mentre ai piani alti si stappa e si festeggia la ripresa “oltre le previsioni”. Siamo sempre lì: un Monti, un Renzi, un Draghi, la stessa sostanza di cui sono fatti gli interessi dei ricchi.
Una storia per sognare
Rieccolo!
martedì 26 ottobre 2021
Amici votate!!
Travaglio!
A cena
L'Amaca
lunedì 25 ottobre 2021
Interessante Tomaso
domenica 24 ottobre 2021
L'Amaca
Anguille e Anguillara