Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
giovedì 31 marzo 2016
Preso!
Da tempo immemore l'ho scanzonato. Fingevo dialoghi tra lui e i compari paonazzi in cui si lamentavano di aver poco caviale, si schernivano della povertà.
Ricordo vignette in cui questo boss paonazzo, quand'era Segretario di Stato, portava libri da leggere a Papa Benedetto XVI al fine di distoglierlo dalla quotidianità che il nostro, teorizzavo, gestiva in modo quasi illegale, presuntuoso ed onnivoro.
Lo chiamavo il dottor Bertone, che è anche cardinale, evidenziando quindi la sua vera mansione, l'intrallazzatore per fini non prettamente caritativi, così almeno parrebbe.
Ma, come sempre, la realtà ha superato la fantasia, il cazzeggio polemico e a volte fuorviante, insomma: la satira.
Potevo io allora immaginare che questo dottore, che speriamo cessi di essere anche cardinale, avrebbe potuto farsi girare 422mila euro, dalla Fondazione Bambin Gesù che si occupa della cura dei bambini malati?
Potevo arrivare a ipotizzare che sempre codesto finanziere, in paonazzo, destinasse quella cifra vomitevole (quattrocentoventiduemila euro!!!) per ristrutturarsi la magione all'interno del "VaticanoAlìBabà" di centinaia di metri quadri e con una terrazza che grida vendetta e che pare abbia fatto incazzare anche tal Giovanni di Pietro Bernardone, conosciuto come Francesco d'Assisi e noto per la sua mansuetudine, la sua santità, il suo amore per pace, natura e creato, e che pare abbia dato un calcio in Paradiso ad un candeliere, visionando le immagini della bicocca del nostro boss paonazzo?
Potevo fantasticare che in seguito a degli spifferi provenienti da libri scritti dai baldi Fittipaldi e Nuzzi, i quali sono stati incriminati per aver portato a galla nefandezze macroscopiche che in qualsiasi altro luogo non sulla carta santo come il Vaticano, gli avrebbero riservato ovazioni, pacche sulle spalle ed applausi, mentre invece in quei meandri subiscono un processo, il nostro cardinale, per discolparsi, dichiarò di aver tirato fuori 300mila euro dai suoi risparmi ed inoltre di aver effettuato una donazione alla Fondazione Bambin Gesù di 200mila euro, dimenticandosi che qualcuno avrebbe potuto riflettere sul fatto che un cardinale, un uomo votato al servizio della Chiesa Universale, potesse aver incamerato mezzo milione di euro ed oltre, considerando che sicuramente il nostro non sia andato in bolletta per l'esborso?
Come cazzo avrei potuto immaginare tutto questo?
Nemmeno Spielberg, i Fratelli Grimm, Walt Disney sarebbero arrivati a tanto!
Nemmeno sbronzandosi in taverna, Odifreddi, noto ateo, avrebbe potuto costruire una merdosa storia quale è stata tutta questa serie "Bertone ed il restauro alla faccia dei bimbi malati".
Nessuno, neppure dei satanisti incalliti potevano scendere fino a queste tetre profondità di malaffare, ove il diabolico è tanto presente da far inorridire coscienze e cuori di persone per bene.
Il dubbio, simile alla presenza o meno di Satana nel mondo, ha creato uno stallo in merito tale da calmare le acque e le polemiche sul personaggio.
Fino ad oggi.
Perché grazie agli eroici giornalisti de L'Espresso, ora sono saltate fuori le prove.
Prove sbugiardanti il dottore paonazzo. Prove inconfutabili tramite carteggio tra lo scellerato economista cardinale e il suo beota e prono adepto Profiti, a capo della Fondazione Bambin Gesù.
Consigliandovi di leggere L'Espresso in edicola, ecco la lettera di Profiti a sua Eminenza, si fa per dire:
Togliamo soldi alle cure dei bimbi malati e ci occupiamo della sua futura dimora, si rilegge.
Par di sognare!
Ma il nostro, che sempre ha dichiarato di essere all'oscuro di tutto come ha reagito a questa missiva?
Già! Come ha risposto?
Ma dai, a tutto c'è un limite! Vuoi che un degno cardinale non rinunci, adirato, ad una proposta tanto oscena quanto terrificante? Vuoi che non esorti la Fondazione ad aumentare sforzi e denari per curare i piccoli infermi, colpiti da malattie terribili, piangenti, sofferenti?
Dai! A tutto c'è un limite!
Mica vero...
Al di là dell'intento di risarcire tale esborso, eseguito in seguito solo perché cuccato dal giornalista Fittipaldi e per un importo di 200mila euro contro i 422mila accertati delle spese accollate alla Fondazione, il fatto principale della missiva è un altro: Bertone sapeva. Ne era al corrente. Forse, pare, ne fosse addirittura l'ispiratore.
Pazzesco!
Altra lettera: la ditta incaricata dei lavori che chiede a Profiti di subappaltare i lavori a società straniera, con sede a Londra. La Castelli Re è di proprietà di Gianantonio Bandera, amico personale di Bertone, nominato tempi addietro quando il paonazzo era cardinale di Genova, membro del "Magistrato della Misericordia" (mi viene da ridere più che se stessi vedendo Muraglie con Stanlio e Ollio! Misericordia! Ma fatemi il piacere, cialtroni!) che amministra beni immobili della chiesa ligure.
E Profiti che naturalmente accetta la proposta e paga da conti accesi dalla Fondazione presso lo IOR (mammaliturchi!) e l'APSA (al peggio non c'è fine) su estero, per motivi riconducibili alla cattiva situazione finanziaria del Castelli.
Dopo tutto quanto enunciato, mi è preso un'angoscia indescrivibile, un'amarezza nauseante, un'apatia figlia di questi traffici tanto beceri da sconvolgere coscienze anche se fossero stati compiuti da malavitosi della peggior specie, figurarsi da un cardinale.
Buona giornata. Anche se sarà duro rimaner in cresta!
Tassista Selvaggia
Allego un articolo di Selvaggia Lucarelli sui tassisti pubblicato sul Fatto Quotidiano di ieri
Oggi su Il Fatto ho raccontato alcune mie disavventure (certe davvero surreali) con i tassisti :
So bene che i tassisti sono una categoria suscettibile e che tutto quello che scriverò potrà essere utilizzato contro di me alla prossima corsa, ma essendo uno dei principali foraggiatori del servizio taxi del paese, sento il dovere di invitare la categoria a farsi due domande su alcuni rappresentanti. Se poi alla prossima chiamata allo 028585 mi sentirò rispondere un bel “Ma va a caghèr” di verdoniana memoria, capirò che la mia raccolta di aneddoti sui tassisti non è stata accolta come un invito a migliorarsi ma come un attacco indiscriminato al servizio. (che non è)
Aneddoto 1) Chiamo un taxi a Roma alle due di notte. Arrivo davanti al mio hotel dopo pochi minuti di corsa. Sono dodici euro e settanta. Cerco i due euro e settanta frugando nella mia borsa sul cui fondo c’è costantemente il pil della Serbia in spicci e li porgo al tassista assieme ad una banconota da 50 euro. Il tassista fissa la banconota con disappunto. Io riguardo atterrita quello che gli sto gentilmente porgendo pensando di aver tirato su dalla borsa un assorbente con le ali per sbaglio, ma per fortuna realizzo che si tratta proprio della banconota. Il tassista scuote la testa e fa: “Eh, non ho il resto mi dispiace!”. “Non ha 40 euro di resto? Guardi, le ho cercato due euro e settanta!”. “No, non ce l’ho 40 euro di resto.” “E che si fa? Ha il bancomat?”. “No.”. Comincio a innervosirmi. Gli avessi sfoderato una banconota da 500 euro avrei capito, avessi deciso di pagare in gettoni d’oro avrei capito, avessi proposto di pagare la corsa con dei centrotavola in uncinetto avrei compreso, ma il disappunto per una banconota da 50 euro mi sfugge. Dopo vari mugugni il tassista decide che cambierà i soldi nel mio hotel, per cui scortata dal tassista alle due di notte, chiedo a una gentile receptionist di cambiarmi la banconota. Il tassista, accontentato, se ne va pure vagamente scocciato per il disturbo arrecatogli. Ho avuto meno problemi a farmi dare il resto dal distributore self service di patatine di Italo, il che è tutto dire.
Aneddoto 2) Milano. Chiamo un taxi all’una di notte per andare a Malpensa. Visto che ho un aereo alle sette della mattina ho deciso di dormire nell’hotel di fronte al Terminal 2. Il tassista mi chiede dove devo andare. Rispondo “Hotel Moxy, a Malpensa”. “Malpensa non è un paese.”. “Beh, immagino che la località in cui si trova l’aeroporto di Malpensa la conosca”. “Sì ma lei deve andare in un hotel non in aeroporto.”. “L’hotel è di fronte al terminal 1”. Silenzio. Poi il tassista parte e accende il tassametro. Ho già capito dove vuole andare a parare ma taccio. Arriviamo all’hotel il cui ingresso è dall’altra parte della strada rispetto agli “Arrivi” di Malpensa. Il tassista: “Sono 112 euro”. “Io: “La tariffa fissa per l’aeroporto è 90 euro.”. “Sì ma questo non è l’aeroporto, è un hotel”. “Guardi, faccia un’inversione e mi lasci agli arrivi così risolviamo la cosa perché non sono una turista e non mi faccio prendere in giro”. “Mi ha preso per un pezzente?”. “No, per un disonesto”. Seguono provocazioni varie alle quali non replico. Per la cronaca, l’aeroporto di Malpensa è nel notissimo comune di Ferno. Appuntatevelo che se salite su un taxi per Malpensa e non vi va google sul cellulare, lo scherzetto potrebbe costarvi 20 euro di supplemento.
Aneddoto 3) Roma. Chiamo un taxi di mattina per andare alla stazione. Ho due valigie. Arrivata a destinazione leggo “12 euro” sul tassametro. Il tassista: “Sono 14 euro”. “Perché 14 euro?”. “Perché ha due valigie”. Replico che alcuni tassisti a Roma fanno pagare un euro dalla secnda valigia in poi, altri non fanno pagare le valigie e che comunque non si capisce nulla. Il tassista comincia a suggerirmi di fare il lavoro mio che lui fa il suo, di fare pace col cervello e infine aggiunge anche la velata minaccia: “E se continua le aggiungo pure tre euro e cinquanta per la chiamata più il supplemento stazione che sono tre euro, visto che le sto a fa’ pure un favore.”. In pratica, il tassametro diceva 12 euro a io ne avrei dovute pagare 20, 50 secondo i supplementi fai da te del tassista romano.
Aneddoto 4) Ovvero i tassisti e il loro travagliato rapporto con le carte di credito. Aeroporto di Linate. “Buongiorno, ho solo la carta di credito, ha il pos?”. Silenzio. “Dove deve andare?”. “In Corso Garibaldi”. “Ah, allora no”. Genova. “Buongiorno, ho solo la carta di credito ha il pos?”. “Sì ma per il pagamento con carta sono tre euro di supplemento”. Milano/Roma e ogni città d’Italia. “Buongiorno, ho solo la carta di credito, ha il pos?”. “Sì”. Arrivati a destinazione il tassista accende il pos. Il pos non ha linea. Il tassista sposta l’auto in cerca di linea. Transazione rifiutata. Transazione rifiutata. Transazione rifiutata. Alla fine si va a un bancomat e pago in contanti.
Aneddoto 5) Milano. “Buongiorno”. “Buongiorno”. “Scusi ma perché il tassametro è già a 12 euro?”. “Non trovavo la sua via!”. “Eh, ho capito, ma non è colpa mia”. “E allora può scendere se vuole!”. Scendo.
Poi ci sarebbe il tassista che non conosce il nome della via che gli indichi e si scoccia come se tu gli avessi chiesto un passaggio per Narnia, poi quello che voleva convertirmi a Geova e così via, in un tripudio di aneddoti che potrebbe andare avanti a lungo. Per ora mi fermo qui, sicura che i tassisti capiranno l’utilità di individuare le mele marce e il mio contributo alla causa. In caso contrario, amici tassisti, mi accontenterei di ricevere qualche insulto in meno della ex manager di Uber.
Moviola
Ha un bel dire e fare il segretario della Camera di Commercio Stefano Senese nell'incensare i lavori di Piazza Moviola, già Europa, prossima all'inaugurazione, forse a giugno (chissà!) ma d'altronde il nuovo nome viene proprio da questi ritardi; piazza che, per chi da giovane l'ha calpestata giocandoci a pallone, rappresentava appunto nel suo aspetto, che non tornerà, la giovinezza e la protezione del civico sull'individuo. Che il suo aspetto sia migliorato, dopo i lavori per i parcheggi sotterranei, non è focale al momento. Al tempo del loro inizio, tre anni fa, le rassicurazioni dei soloni imprenditoriali furono chiare e nette: la piazza sarebbe ritornata alla cittadinanza nel suo format classico.
E invece?
Via la vasca, via la pavimentazione perché, si è scoperto recentemente, la nuova struttura non l'avrebbe retta per via del peso (come se i calcoli li avesse fatti Strina), via gli alberi perché le radici non hanno più lo spazio necessario per alimentarli, via le panchine e soprattutto Senese e la banda camerale non vogliono più pagare il conto dei lavori che, probabilmente, ricadrà su di noi!
È proprio questo pensiero generalizzato, alla Senese, che stride coscienze ed intelletto: "Inizia ogni lavoro che vuoi, modificalo a tuo piacimento in corso d'opera, tanto alla fine i coglioni che abbiamo intorno digeriscono tutto e dimenticano!"
Se così fosse, a chiunque lo pensi, vada il mio incondizionato vaffanculo.
Naturalmente senza restauri di sorta.
mercoledì 30 marzo 2016
Pensierino
Invece di andarla a inaugurare in Nevada la centrale Enel Green Power di energie rinnovabili più innovativa al mondo, perché Scaramacai non ha fatto trasformare quelle merdose che sono in Italia e che vanno ancora a carbone, seminando tumori e vita malsana?
Ah è vero, non ci avevo pensato! Che guitto sarebbe se facesse una cosa seria?
Ah è vero, non ci avevo pensato! Che guitto sarebbe se facesse una cosa seria?
Ci siamo!
Grazie a tal Gracia de Torres, un'anonima nell'anonimato scalpitante in notorietà più che Salvini alla ricerca di visibilità da terrorismo, forse possiamo finalmente asserire senza paura di venir contraddetti, di essere arrivati al capolinea.
Questa signorina, sconosciuta per fortuna ai più, partecipa ad un programma la cui eliminazione dalle trasmissioni umane, dovrebbe essere uno dei punti principali delle Nazioni Unite se vi fosse un progetto universale per abbattere il pericolo di idiozia sul pianeta: l'Isola dei Famosi.
Non l'ho mai visto e mai lo guarderò. Come non ho mai visto, vantandomene, una trasmissione di Mario De Filippi. Lasciatemi almeno questa gioia e vanto.
Leggendo però apprendo uno sfacelo: questa Gracia è andata oltre, superando il fondo già di per sé profondo, molto profondo in cui siamo piombati da quando il tiranno pregiudicato vent'anni fa, con l'appoggio di quelli che solo a parole lo combattevano, si è appropriato delle nostre libertà, della nostra mente, obnubilandoci per fini assuefativi al fine di spadroneggiare insieme a tutta la casta, prona ai suoi voleri.
Questa poveretta volendo dare un senso alla vita, una via costellata di stelle cadenti e caduche, ha pensato bene di migliorare il suo lato B, in nome e per conto dell'ideologia attuale che vuole normodotati in intelletto e cuore, attorniati da presenze lugubri di umanoidi ripieni come capponi di siliconi ed affini, in nome di una resistenza all'età biologica, farsa dell'umano, che per fortuna non aggiunge un nano secondo al termine dell'esistenza.
Guardate la foto:
Notate quei due palloni trasformanti e miglioranti, per lei, il sedere?
Bene!
Questo è il capolinea. Oltre credo non vi sia più nulla. Se una ragazza, carina che dalla Natura ha ricevuto grazia e bellezza esteriore, arriva a pensare di migliorare ulteriormente una parte del proprio corpo destinata principalmente a bisogni corporali, direi che siamo arrivati.
Non ci resta che levare lo sguardo e, grazie a questo segnale incontrovertibile, attendere la nostra liberazione.
Fate presto, liberataci, che altrimenti, con sommo dolore, prima o poi ci ritroveremo con un nuovo e più profondo abisso.
E oramai non siamo più certi di riuscire a sostenerlo!
martedì 29 marzo 2016
lunedì 28 marzo 2016
Scoperta
Da quando ho conosciuto Marcel Proust (e non vi dico
quanto si sia incazzato al conoscere l'età in cui, da vero ed indomito
sprovveduto, ho aperto il suo libro) tutto è cambiato in aere, spirito e
cabeza.
Come alla partenza di una scalata sul K2, dove appena
il terreno iniziante ad inclinarsi, lascia presagire il mazzo che dovrai farti
per raggiungere gli 8mila, così la prima pagina del Libro ed il suo inizio
"Per molto tempo mi sono coricato presto la sera" ti fanno emozionar non
tanto per le parole, quanto per lo scoccar dell'inebrio per qualcosa di
speciale, mastodontico, inconcepibile, dovendo vivere in una specie di luna
park sempre funzionante.
Ti verrebbe da domandarti ove troverai il tempo per
leggere le migliaia di pagine di Marcel, se non fosse che già dal titolo
t'agghiaccia la risposta (non trovo tempo ma lo sto perdendo a cateratte) ed
avvinghiato allo scorrere lento, profondo, fantasticamente preciso, puntuale,
meravigliante della narrazione, scocca l'esigenza di sparigliare tutto, di
concentrare la labile attenzione per fagocitar pagine di un'eccitazione
inusuale non prevedibile, in quanto apparentemente il romanzo è di una lentezza
cosmica, come se Proust avesse incontrato Sassi e Vitaletti e con loro
sperimentato il primo libro moviola della storia. Solo apparenza, al solito
distogliente dal nocciolo.
Il riemergere di sentimenti simili a quelli
minuziosamente descritti, shoccano oltremodo, mettendoti nella situazione
anomala che ti porta a dubitare di essere solo in stanza e ahimè trasparente.
E l'uso delle virgole, un magistrale ed artistico
spargimento di punteggiatura che sobbalza e rende sveglio ogni sinapsi in
cabina di regia, richiudendo Morfeo in qualche scantinato occluso. Come possa
un uomo sviscerar ed analizzar ogni azione metodica, con particolari tanto
infinitesimali da sopire voglie pennicose per la meraviglia, descrivendo
l'ambiente al punto di dubitar di essere ancora in casa propria, tanto la
perfezione tende a trascinarti nella Francia di allora, resta un mistero e la
conferma che tra un alveare di tomi come quelli di Marcel e una Pietà
michelangiolesca, non vi siano in fondo differenze sostanziali: il marmo che
parla attizzando lo spirito e lo scritto che scolpisce lo stesso, modellandolo
ad arte.
domenica 27 marzo 2016
Auguri Universali
Questa galassia è a 300 milioni di anni luce da noi, ma sembra voler universalmente dire: Buona Pasqua e Felice Cioccolata a tutti!
Sogni?
Oh no, ci mancherebbe! Mai avrei supposto di poter sognare in questa notte speciale l'Uomo con le bende cascanti, procedente nello stretto viottolo che incontrandomi mi domanda "Scusi ha per caso visto le pie donne?" e a causa del mio diniego proseguir oltre bofonchiando a mezza voce "quelle sono sempre in ritardo! Si che mi credono morto, ma poffarbacco! Oramai è l'alba e devo darle l'Annuncio! Sarà il caso di rallentare il sorgere dell'astro? Mah!"
No, non lo avrei mai fantasticato un sogno così! Per rispetto ed humiltate! Quelli son sogni per gli eletti. Ed infatti non l'ho fantasticato.
E allora?
Svegliarmi su quest'alba di novità rimbottando cervice e neuroni per scarso impegno, per archivi mnemonici stantii, per evidente supponenza, è da pochi. Ma dico io! Con tutte le possibilità, i motivi, le tematiche, i volti noti, le belle situazioni adatte, confezionate e proposte ad uno come me che al risveglio vi avrebbe coccolato magari arrivando a mangiare anche un salmone crudo, irrorandovi sinapsi e nervi di un po' di piacevolezza (per voi) al fine di contraccambiar felicità, dovevate invece posizionarmi dietro il sipario di una non identificata mega produzione (consegna Oscar? Grammy? Boooh!) prima del ritorno della diretta dalla pubblicità, con in mano una pandetta con su scrittovi il gruppo da annunciare, attorniato da tecnici audio, video, truccatrici con tanto di soffici batuffoli pregni di ciprie; poi un rompicoglioni dietro l'orecchio destro che ogni secondo mi urlava un count down parossistico (meno 40! Via prepararsi! Meno 38 alla diretta! (riapro parentesi: la causa di questo coglione urlante so da dove nasce: la farinata di ieri sera ed i suoi post gonfiori, generanti sonni movimentati) e via andare e poi l'occhio che cade sul foglio: due parole, due sole parole, due naufraghi nell'oceano in balia dei venti: CHAMBRE ON.
E chi minchia sono i Chambre on? Già andato sul web: non esistono! L'unica cosa trovata è una stanza a Roma di un non meglio precisato residence, tra l'altro con una tinta alle pareti pacchiana e ricordante bordelli altolocati.
Devo presentare i Chambre On e non so chi siano, cosa dovrò dire, cosa inventarmi ed intanto l'agitazione sale (questo è il bianco,lo so! Tracannato fresco crea queste angosciose situazioni) col coglione microfonato che m'avvisa urlante "meno 20 secondi alla diretta!"
Prendo il cell chiamo un mio amico il quale mi conferma di non saper nulla sui Chambre On. E qui nasce il rimbotto pasquale ai miei (pochi) neuroni: "Ehi! Ma dico! Non mi fate ricordare mai i sogni e quando me ne preparate uno, la notte di Pasqua, mi fate presentare una band che non esiste? Che poi lo sapete che non parlo inglese! E quelli lì, tranne il bastardo che contava, tutti a dirmi "Well, tanks" ed altre boiate! E poi chi mi avete mandato a salutarmi e per di più con inusuale confidenza come se ci conoscessimo da una vita? JOAN COLLINS??!!! Ma dove cacchio vivete, che sinapsi svolgete? È nata nel 1933 è più vecchia di un dattero marcio! Ma via, che razza di coglioni siete? Ok che non facendo attività fisica e non corroborandovi, vi lascio al vostro ozio, ma c'è un limite! Ma mandatemi una Upton, che avrei nitrito, o che so Ariston o chicchessia! Ma Joan Collins no!"
Arriva il momento: tutti scappano, il trogolo urlante dice "meno dueeee!"
Odo il rumore dei motori del sipario partireeee... come il segnale della prostata... e sua cugina minzione!
Sono incazzato con i miei quadri dirigenziali, a partire dal cervelletto in avanti!
Oggi per punizione paglie a nastro e vino con l'idrante! E per andar in bagno, il taxi!
Buona Pasqua e naturalmente ascoltate i Chambre On!
Guardate che colori!
No, non lo avrei mai fantasticato un sogno così! Per rispetto ed humiltate! Quelli son sogni per gli eletti. Ed infatti non l'ho fantasticato.
E allora?
Svegliarmi su quest'alba di novità rimbottando cervice e neuroni per scarso impegno, per archivi mnemonici stantii, per evidente supponenza, è da pochi. Ma dico io! Con tutte le possibilità, i motivi, le tematiche, i volti noti, le belle situazioni adatte, confezionate e proposte ad uno come me che al risveglio vi avrebbe coccolato magari arrivando a mangiare anche un salmone crudo, irrorandovi sinapsi e nervi di un po' di piacevolezza (per voi) al fine di contraccambiar felicità, dovevate invece posizionarmi dietro il sipario di una non identificata mega produzione (consegna Oscar? Grammy? Boooh!) prima del ritorno della diretta dalla pubblicità, con in mano una pandetta con su scrittovi il gruppo da annunciare, attorniato da tecnici audio, video, truccatrici con tanto di soffici batuffoli pregni di ciprie; poi un rompicoglioni dietro l'orecchio destro che ogni secondo mi urlava un count down parossistico (meno 40! Via prepararsi! Meno 38 alla diretta! (riapro parentesi: la causa di questo coglione urlante so da dove nasce: la farinata di ieri sera ed i suoi post gonfiori, generanti sonni movimentati) e via andare e poi l'occhio che cade sul foglio: due parole, due sole parole, due naufraghi nell'oceano in balia dei venti: CHAMBRE ON.
E chi minchia sono i Chambre on? Già andato sul web: non esistono! L'unica cosa trovata è una stanza a Roma di un non meglio precisato residence, tra l'altro con una tinta alle pareti pacchiana e ricordante bordelli altolocati.
Devo presentare i Chambre On e non so chi siano, cosa dovrò dire, cosa inventarmi ed intanto l'agitazione sale (questo è il bianco,lo so! Tracannato fresco crea queste angosciose situazioni) col coglione microfonato che m'avvisa urlante "meno 20 secondi alla diretta!"
Prendo il cell chiamo un mio amico il quale mi conferma di non saper nulla sui Chambre On. E qui nasce il rimbotto pasquale ai miei (pochi) neuroni: "Ehi! Ma dico! Non mi fate ricordare mai i sogni e quando me ne preparate uno, la notte di Pasqua, mi fate presentare una band che non esiste? Che poi lo sapete che non parlo inglese! E quelli lì, tranne il bastardo che contava, tutti a dirmi "Well, tanks" ed altre boiate! E poi chi mi avete mandato a salutarmi e per di più con inusuale confidenza come se ci conoscessimo da una vita? JOAN COLLINS??!!! Ma dove cacchio vivete, che sinapsi svolgete? È nata nel 1933 è più vecchia di un dattero marcio! Ma via, che razza di coglioni siete? Ok che non facendo attività fisica e non corroborandovi, vi lascio al vostro ozio, ma c'è un limite! Ma mandatemi una Upton, che avrei nitrito, o che so Ariston o chicchessia! Ma Joan Collins no!"
Arriva il momento: tutti scappano, il trogolo urlante dice "meno dueeee!"
Odo il rumore dei motori del sipario partireeee... come il segnale della prostata... e sua cugina minzione!
Sono incazzato con i miei quadri dirigenziali, a partire dal cervelletto in avanti!
Oggi per punizione paglie a nastro e vino con l'idrante! E per andar in bagno, il taxi!
Buona Pasqua e naturalmente ascoltate i Chambre On!
Guardate che colori!
sabato 26 marzo 2016
Riflettente
Articolo da sviscerare, incredibilmente pregno di affermazioni importanti e stordenti, quello di Vito Mancuso apparso oggi su Repubblica. Da meditare, rosolando il core.
Cristiani o no siate giusti e sarete salvi.
di Vito Mancuso
“La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni” dichiarò il
cardinal Martini nell’ultima intervista, ma io penso che tale ritardo
ecclesiastico sia l’espressione di un più preoccupante ritardo del
cristianesimo in quanto tale, sempre più incapace di sostenere il suo annuncio
fondamentale. Fa problema il centro stesso della fede cristiana, cioè la
salvezza. Come pensarla? Qual è la sua specificità? Roger Haight, gesuita
americano, descrive così la situazione: “Il significato della salvezza rimane
elusivo; ogni cristiano impegnato sa cos’è la salvezza finché non gli si chiede
di spiegarla.”
Non c’è religione senza salvezza, ci sono religioni senza
Dio, nessuna senza salvezza. Per il cristianesimo la salvezza scaturisce dalla
Pasqua di Cristo, al cui riguardo si legge nel Catechismo cattolico: “ Vi è un
duplice aspetto nel Mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal
peccato, con la sua Risurrezione ci dà accesso ad una nuova vita” (art.564).
Questo è il centro del messaggio: la salvezza come redenzione operata da
Cristo. Il concetto di redenzione sconosciuto alle altre religioni: Mosè,
Buddha, Confucio, Maometto sono legislatori, maestri, profeti, saggi, non
redentori, non sono cioè essi a dare la salvezza, che è invece ottenuta dai
fedeli segeundo i loro insegnamenti. Il cristianesimo si distingue perché ritiene
l’umanità corrotta dal peccato originale e incapace di meriti spirituali, e
quindi annuncia la salvezza come operata gratuitamente da Dio mediante la
redenzione ottenuta da Cristo. Ogni anno la Pasqua è la solenne celebrazione di
questo evento. Esaminando la storia di tale dottrina si vede che il primo a
formularla fu San Paolo. Egli scrive: “Tutti hanno peccato e sono privi della
gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù
della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire
come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue” (Romani, 3
23-25). Paolo afferma che la morte di Cristo è stata voluta direttamente da Dio
e altrove aggiunge: “Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò
da peccato in nostro favore” (2 Corinzi 5,21)
Leggendo i suoi scritti in ordine cronologico si scopre però
che non sempre San Paolo la pensava così. Nella sua lettera più antica infatti
egli non parla della morte-risurrezione di Cristo come atto redentivo, né
dell’evento salvifico. Al contrario per lui la salvezza deve ancora attuarsi.
Ecco come: “Il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono
della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in
Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti
insieme con loro nelle nubi per andare incontro al Signore” (1 Tessalonicesi
4,16-17)
Paolo scrive che Cristo è morto “per noi”, ma non fa
dipendere la salvezza da quella morte, prova ne sia che non ritiene
quest’ultima voluta da Dio (come invece sosterrà in seguito) ma dagli ebrei,
come appare da queste parole destinate nei secoli ad alimentare
l’antisemitismo: “I giudei hanno persino messo a morte il Signore Gesù e i
profeti, e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici
di tutti gli uomini (2,15-16). Qui non c’è un piano di Dio che manda il Figli a
morire, c’è piuttosto l’inimicizia degli ebrei che hanno ucciso Gesù, il quale
però è stato risuscitato da Dio a chiara dimostrazione della mutazione della
storia che si realizzerà con il suo imminente ritorno. La stessa impostazione
che si ritrova in 1Corinzi.
San Paolo presto prospettiva ed è facile capire il perché:
la mancata venuta di Cristo lo induce a porre il centro focale non più nel
futuro ma nel passato. Cristo è il salvatore non perché tornerà vittorioso ma
perché è morto offrendosi al Padre e riconciliandoci a lui con il suo sangue.
Cristo diviene così il redentore crocifisso. E’ in questa luce che vent’anni
dopo vengono composti i Vangeli. Essi però, riportando anche il pensiero di
Gesù, permettono di sollevare la questione decisiva: Gesù pensava la salvezza
come redenzione oppure, da ebreo osservante, la legava al responsabile
esercizio della libertà?
Vi sono testi evangelici in linea con la teologia della
redenzione, per esempio quando Gesù dice di essere venuto per “dare la vita in
riscatto di molti (Marco 10,45) o quando pronuncia le note parole: “Questo è il
mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.”
(Matteo 26,28). Nei Vangeli però vi sono molti altri testi che presentano la
salvezza legata non a un evento esterno ma alle azioni liberamente poste,
secondo la tradizionale concezione ebraica della salvezza come esito della
fedeltà all’alleanza, cioè come giustizia. Io penso anzi che a Gesù la dottrina
della redenzione non sarebbe piaciuta per nulla, c’è tutto il Discorso della
montagna a dimostrarlo, a partire dalle parole del Padre Nostro sul ruolo
attivo della libertà: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai
nostri debitori”. Gesù prosegue: ”Se voi infatti perdonerete agli uomini le
loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete
agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Matteo
6,12-15). La mossa decisiva spetta alla libertà umana, la quale per Gesù è in
grado di operare anche il bene perché non è irrimediabilmente corrotta, come
invece dirà San Paolo e più radicalmente Sant’Agostino.
L’idea di una libertà efficace in ordine alla salvezza si
ritrova in molti altri passi evangelici tra cui: “Col giudizio con cui
giudicherete sarete giudicati, e con la misura con cui misurerete sarete
misurati” (Matteo 7,2). Il principio salvifico è quindi legato alla prassi
responsabile: “Non chi mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7,21). Il
Discorso della montagna, cuore del messaggio di Gesù, è un appello alla libertà
quale via efficace per il conseguimento della salvezza.
A questo punto appare evidente la problematicità della
successiva costruzione teologica cristiana basata sulla redenzione, da cui la
difficoltà nel rispondere alle seguenti questioni: 1) In cosa consiste
propriamente la redenzione operata da Cristo? 2) L’atto redentivo vero e
proprio è la morte di croce o è la risurrezione? 3) Qual è la sorte di chi non
vi partecipa? 4) Da cosa si vieni redenti: dalla morte, dal Diavolo,
dall’egoismo, dal mondo, dal castigo di Dio, dalla Legge, dal peccato o da
tutto questo messo insieme? La radice dell’aporia risiede a mio avviso
nell’idea di una specificità cristiana della salvezza in quanto legata ad un
determinato evento storico, cioè nell’impostazione data al cristianesimo da San
Paolo ed estranea a Gesù. In realtà occorre pensare che la salvezza è sempre
stata disponibile agli esseri umani, a qualunque religione o non-religione
appartengano, perché è legata al bene e alla giustizia. E’ il Vangelo ad
affermarlo: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e
mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito” (Matteo, 25,34-36). Nel Libro dei
Morti dell’antico Egitto vi sono parole analoghe: “Ho soddisfatto Dio con ciò
che ama: ho dato il pane all’affamato, acqua all’assetato, vestiti all’ignudo,
una barca a chi non l’aveva” (Cap.125). Il testo risale a 1500 anni prima di
Cristo e dicendo le stesse cose mostra il vero senso della salvezza, che mai
mancò al genere umano, ben prima del cristianesimo storico: la liberazione
dall’ego e l’apeertura al bene, all’amore, alla giustizia.
Io ritengo non implausibile pensare che, in chi pratica
questo stile di vita, possa generarsi una peculiare disposizione della sua
energia costitutiva (ciò che tradizionalmente si chiama anima) in grado di
vincere la curvatura dello spazio-tempo.
Vito Mancuso
Gasp!
Sarà meglio mettersi a pulire la casa, prima che
arrivi Sentenza!
Corrono con loro forza e non agevolati dal vento, malloppi
polverosi simili al set di un film western, che hanno oramai vita propria tanto
che alla sera si ritrovano a far serata nei pressi del bagno.
Se rinascesse Sergio Leone, il duello finale
celeberrimo de "il Buono, il Brutto e il Cattivo" lo girerebbe nella
mia sala!
L'aspirapolvere sta sommessamente piangendo nello
stanzino, presagendo cosa la stia aspettando!
Buone pulizie pasquali!
(Nella foto-live il mio tinello)
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