giovedì 7 agosto 2025

Beppe Beppe!

 

È l’invidia del pirellone che ci spinge a criticare
DI DANIELA RANIERI
La “paura dei grattacieli” che il sindaco Beppe Sala adduce come causa dell’attenzione della Procura nei suoi confronti, e nei confronti della sua giunta dominata da consiglieri lardellati di incarichi dai costruttori, è l’allegoria perfetta della volgarità e della superficialità che hanno contaminato la cultura neoliberista di finta sinistra negli ultimi anni. La faccenda, in poche parole, si ridurrebbe a questo: c’è tutta una sinistra conservatrice e retrograda che rema contro il progresso e che non a caso la destra costruttivista, e quindi anche Renzi, chiamavano “la sinistra del No”. È la sinistra fossile, masochista e paternalista, che sabota il futuro in combutta con la magistratura delle maledette toghe rosse, diuturnamente impegnata a tarpare le ali alle ambizioni dei giovani Icari della politica, tra i quali evidentemente Sala si annovera.
Non a caso Beppe Sala, nominato da Enrico stai sereno Letta commissario all’Expo 2015 di Milano (“Per evitare problemi di governance del passato c’era bisogno di più fluidità”), è stato una delle figure più rilevanti di quella corrente diciamo di pensiero che arrivò sulle ali del renzismo e che immaginava per la nazione un futuro radioso e verticale duro come il cemento armato e soave come il “sogno” di fare l’Italia grande, o almeno alta, capace di gareggiare con Dubai (che poi ha vinto l’Expo successivo) e magari, perché no, con Riad, culla del nuovo Rinascimento di vetro e acciaio. Mannaggia: manco era iniziata, la mega-esposizione di brand e merci, che già alcuni soggetti furono beccati a rubare, promettere mazzette, truccare appalti. Ma il futuro non si ferma: il nemico da combattere, per il governo e il comune, erano la “paura della firma”, i “sassi sui binari”, la “sfiducia” ingenerata da questi spiacevoli episodi, come fossero incidenti di un percorso altrimenti sereno e non l’effetto dello scoperchiamento di un pentolone che bolliva (e bolle, stando alla cronaca attuale) da almeno 30 anni. Era il “pessimismo”, il problema, non l’attrito tra la classe dirigente e il Codice penale. Se non fosse stato per colpa di quei 20 milioni di italiani che gli psicanalisti renziani bollarono come conservatori e masochisti, avrebbe vinto “l’Italia del Sì”, quella grande chiesa che partiva da Salvini e arrivava fino a Renzi, appunto, passando con nonchalance per Verdini, berlusconiano, suocero di Salvini e sostenitore renziano (le disgrazie non vengono mai da sole). Avrebbe vinto il grande Partito del Pil, il cui unico programma è costruire, costruire, costruire, alla faccia dei controlli e della tutela dell’ambiente e del paesaggio, imposta peraltro da quel ferrovecchio della Costituzione. A cosa serviva, se no, lo Sblocca Italia, il decreto di Renzi e Lupi che consentiva di costruire dappertutto, pure sulle coste, alla faccia delle soprintendenze, all’uopo depotenziate e messe nelle condizioni di esprimersi in fretta, altrimenti sarebbe valso il silenzio-assenso? Come dimenticare l’appalto che Oscar Farinetti, renziano di sfondamento, si aggiudicò senza gara per la gestione di 20 ristoranti di Eataly dentro l’aerea più importante dell’Expo? Beppe Sala, commissario per il Padiglione Italia, dichiarò: “Farinetti è l’unico che può gestire il Padiglione Italia”: qualche obiezione? Raffaele Cantone, allora presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, chiese spiegazioni, denunciando di aver avuto da Expo “risposte scarsamente condivisibili”, e mandò le carte in Procura; il gip archiviò tutto. Come che sia, Farinetti incassò 40 milioni pagando solo 2 milioni di affitto. Così si fa. Tutto fluido e lubrificato. Così Milano è diventata la città dei cortili che si trasformano in grattacieli.
Ora Sala cade dalle nuvole, abituato com’è a fare come gli pareva o meglio come pareva alle archistar che prestavano il loro servizio alla città più europea d’Italia nonché capitale morale, le quali archistar, si è scoperto, usavano invece la città come loro dépendance.
Però la “paura dei grattacieli”, ammettiamolo, è una linea di difesa geniale che proietta il tema della legalità in una dimensione psicoanalitica freudiana: i tutori della Costituzione, gli amanti del bene comune, i cittadini perbene, insieme naturalmente alle toghe rosse, quando vedono un grattacielo di Boeri (e tanto più un suo “bosco verticale”, cioè un palazzo con delle fioriere sui balconi) sono presi da vertigine, da panico e anche un po’ da invidia del pene (il “Pirellone”). Cos’è questa erezione incontrollata sotto gli occhi delle signore? (È il “Viagra urbanistico”, copyright Gianni Barbacetto). Noi vorremmo caseggiati orizzontali in stile brutalista sovietico, questa è la verità; vorremmo l’edilizia della Stalinka con edifici al massimo di cinque piani; loro sognano di trasformare le nostre città in copie fallicamente svettanti di Singapore, Shanghai, Dubai, senza controlli e soprattutto senza poveri tra le palle.

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