Guerre, lobby e dollari: tutto è senza memoria
DI ELENA BASILE
Viviamo nel mondo delle istantanee. Si fotografa il momento. Guai a chiedersi quali siano i processi strutturali e le cause storiche profonde che determinano determinati fenomeni. “Cosa avrebbe mai potuto fare Israele dopo il 7 ottobre?” Politici e giornalisti si chiedevano fino a 50.000 morti. Mai si sono domandati: “Cosa potevano fare i palestinesi dopo decenni di abusi, di torture, di violazioni del diritto internazionale e della fine di ogni dialogo politico?”. Mai si riflette su cosa avrebbe dovuto fare Israele, che oggi esiste come potenza militare e terrorista solo grazie al sostegno occidentale, prima del 7 ottobre? Guai a porre domande, la cultura è invisa nelle oligarchie illiberali.
Idem per la Russia. L’istantanea dell’aggressione all’Ucraina accontenta tutti. È tabù interrogarsi sull’espansionismo strategico della Nato e sulle ragionevoli preoccupazioni di sicurezza della Russia. La guerra per procura della Nato che decreta la morte dei ragazzi ucraini diventa sostegno alla libertà e alla democrazia occidentale a cui credono soprattutto i miliziani invasati del PD, quelli di destra sono di solito più scaltri e, pur appoggiando in ogni caso i deliri bellicisti della Meloni, lo fanno senza fede nella buona novella della Nato, ma con la convinzione che Europa e America non ci permettono di fare diversamente. Quindi, pensano, meglio lo faccia la destra piuttosto che l’odiato centro-sinistra.
E ora veniamo al discusso accordo commerciale Ue-Usa concluso dalla Von der Leyen che rischia di divenire (come Netanyahu e Zelensky) il capro espiatorio dell’impero, delle lobby legate ai fondi sovrani che ci governano. Naturalmente il mondo e le dinamiche sono complesse, le variabili indipendenti e le personalità politiche possono avere un minimo di influenza in contesti strutturalmente difficili. La von der Leyen non è certo una statista, ma è alla stregua dei suoi compagni di strada dai tecnocrati come Monti e Draghi, ai politici quali Gentiloni e Letta, che la criticano oggi come se non avessero essi stessi contribuito a creare un quadro geopolitico in cui l’autonomia europea è impossibile. Come già Stefano Fassina ha sintetizzato sul Fatto, l’accordo, che ancora non è stato ratificato e ha interpretazioni diverse da parte degli USA e dell’UE, prevede : a) dazi al 15% sulle merci esportate negli Usa che tenendo conto della svalutazione del dollaro pervengono al 30% (65% su acciaio e alluminio); b) disapplicazione del digital market e service act, anche le barriere doganali che preservano la qualità dei prodotti europei cadranno; c) l’impegno triennale per 750 miliardi di Gas liquefatto Usa oltre a 600 miliardi di investimenti Ue in Usa; d) rinuncia alla digital tax del 15% sui profitti di Big Tech. Una capitolazione prevedibile da parte di una colonia dell’impero. Secondo Paul Krugman, tuttavia, i burocrati di Bruxelles, sarebbero riusciti a imbrogliare Trump e il suo entourage con promesse su cui non hanno competenze. Gli investimenti e gli acquisti di gas sono libere scelte di imprenditori europei e difficilmente possono essere decisi dalla Commissione brussellese.
Veniamo alle critiche basate sull’istantanea e non sui fattori storici. Vorrei chiedere a quanti, come Monti o Prodi o Gentiloni, lamentano che è stato svilito l’unico “strumento di politica federale Ue”, la competenza esclusiva nel commercio detenuta dalla von der Leyen, come essi possano concepire un percorso alternativo avendo contribuito a rendere l’Europa interamente piegata alla politica estera neoconservatrice statunitense? Il Brasile o l’India possono reagire in quanto diversificano la loro economia in ambito Brics e comprano gas russo. Se come spiegano bene tanti economisti che purtroppo raramente raggiungono un grande pubblico, l’Ue è una pedina del capitalismo finanziario statunitense ed è strettamente legata al dominio del dollaro, se la grande industria tedesca si è genuflessa all’esorbitante privilegio della moneta statunitense, come avrebbe potuto questa povera burocrate tedesca tener fronte alle richieste dell’impero?
Professor Monti, le azioni che lei ha potuto svolgere come commissario alla Concorrenza opponendosi agli abusi di posizione dominante di Microsoft nel 2004 oggi non sarebbero possibili nell’Ue costruita da centro destra e centro sinistra che ha sposato il neoliberismo divenendo strumento del capitalismo finanziario statunitense e braccio destro di un’alleanza militare offensiva al servizio degli interessi dello Stato profondo americano, che, come lei sa, ha tante ramificazioni in Europa. Inviterei gli economisti che raggiungono il grande pubblico a illustrare la trappola del debito e il contesto vincolato strutturalmente in cui, salvo poche varianti di non molta importanza, siamo obbligati a rinunciare ai nostri interessi.
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