Gerusalemme liberata
di MICHELE SERRA
Tra le cose belle che non accadranno mai, ai primissimi posti nella mia Top Ten dell’Utopia c’è Gerusalemme sottratta alla millenaria e sanguinaria rissa condominiale tra le tre religioni di Abramo, dichiarata Città del Mondo e posta sotto il controllo delle Nazioni Unite (nel frattempo risorte dalla catalessi) che ne fanno la loro capitale simbolica. Né Israele né altri pretendenti: città aperta, di nessuno e dunque finalmente di tutti. Perfino dei non ebrei, non musulmani, non cristiani, non credenti. Siamo miliardi, nel mondo.
Un nuovo e radicale esperimento di sovranazionalità che consenta finalmente a una città cristiana, ebrea e musulmana di esserlo per davvero, senza che alcuna tribù pretenda di sfrattare le altre due come accade da sempre (i cristiani, ultimamente, hanno smesso: anche perché nel passato esaurirono il loro bonus di aggressività e sopraffazione). Una città nella quale i fascisti di Dio come il ministro israeliano Ben-Gvir, un passato costellato di procedimenti penali per razzismo e terrorismo (Israele un tempo bandiva i suoi energumeni, oggi li fa ministri) non vengano scacciati ma bonariamente derisi, come armi scariche, come spauracchi sgonfi. Dove Muro del Pianto, Spianata delle Moschee, Basilica del Santo Sepolcro non siano ragione di conflitto ma una fortunata e rara coincidenza storica tra culti diversi.
Ovviamente è un sogno ingenuo (tipo vedere realizzata la frase: la legge è uguale per tutti) e non solo non si avvererà mai, ma saranno i Ben-Gvir, carichi di odio e di spocchia, a dettare il futuro, che sarà di violenza e di sterminio reciproco. È un momento storico nel quale i prepotenti, i tiranni e i fanatici hanno occupato la scena per intero. Per fare opposizione bisogna ricominciare a sognare.
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