“Ormai c’è un conformismo sonoro che mi manda ai matti. Sento sempre dietro gli artisti la mano implacabile del produttore, tutti allineati sugli stessi suoni, gli autori quasi sempre gli stessi, le voci appiattite da un uso esagerato dell’autotune”.
“Ogni tanto sento qualcosa che mi piace ma le canzoni che uscivano in quegli anni in Italia e all’estero non sono paragonabili a quello che si sente oggi: non è un caso che siano durate nel tempo. Non voglio sembrare giurassico, ma trovo più musica in un disco dei Pink Floyd o di Pino Daniele che non in un pomeriggio passato a sentire le radio o nella puntata di un talent show”.
Così Francesco De Gregori a La Repubblica
D’accordo su tutto.
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