mercoledì 27 febbraio 2019

Foto



Nella foto un pericoloso dittatore ciccione, bugiardo e guerrafondaio che crede di avere sufficienti neuroni per governare un paese. Alla sua sinistra Kim Jong - un

E bravo!



Wawawumma!!! Questo si che è parlare chiaro! Mi ha quasi convinto per le primarie!

Irti dialoghi



Per le Pell


A volte guarda il destino: stavo appunto leggendo di lui e in Australia lo stanno per condannare a qualche decina d'anni di giusta galera, per le solite quisquilie, i contrattempi a volte anche irritanti di questi principi di paonazzo ricoperti.

Al sinodo, George Pell, che è generalmente considerato uno dei rappresentanti della destra e dell’ala conservatrice del Vaticano, un “ratzingeriano”, è stato uno dei cardinali critici nei confronti di Francesco. Come mi aspettavo, il cardinale minimizza il suo disaccordo che è trapelato nella stampa, dando prova di una certa casuistica, parlando in politichese: “Non sono un avversario di Francesco. Sono un leale servitore del papa. Francesco apprezza la discussione libera e aperta, gli piace ascoltare le idee di persone che non la pensano come lui”. George Pell evoca più volte l’“autorità morale” della Chiesa, che sarebbe la sua ragion d’essere e il suo principale motore per influenzare il mondo. Egli ritiene che dobbiamo rimanere fedeli alla dottrina e alla tradizione: non possiamo cambiare la legge, anche se la società sta cambiando. Di conseguenza, la linea di Francesco indirizzata verso le “periferie” e la sua empatia verso gli omosessuali gli sembrano vane, se non erronee. “È un bene essere interessati alle ‘periferie’. Ma resta necessario avere una massa critica di credenti.” Bisogna certamente occuparsi della pecora smarrita, ma bisogna restare attenti anche a quelle novantanove pecore rimaste nel gregge.

(Martel Frédéric. Sodoma)

martedì 26 febbraio 2019

L'ultimo di un'infinitesima percentuale


Guardate questo numero: 0,0000000104%
Rappresenta la percentuale di esseri umani che hanno posato i loro piedi sul nostro satellite: dodici su (un calcolo approssimativo prelevato da riviste para scientifiche tipo Focus) 115 miliardi di uomini e donne che dall'inizio della vita hanno calcato il suolo terrestre.
Su Netflix ho guardato, sin ora solo in parte a causa di Morfeo, un film documentario, "L'ultimo uomo sulla Luna", incentrato su Eugene Cernan, il dodicesimo essere umano a lasciare il suolo lunare, al momento l'ultimo. 
Erano le 05:40 UT del 14 dicembre 1972. Prima di lui sul LEM salì il suo compagno d'avventura Harrison H. Schmitt il quale, benché dodicesimo a scendere sulla Luna, risalì a bordo del LEM prima di Eugene, che a mio avviso temporeggiò per venire ricordato come l'ultimo, per antonomasia colui che spegne la luce. 
Eugene è morto nel 2017 a Houston; di lui mi rimarrà lo sguardo che all'inizio del film rivolge, davanti alla sua tenuta agricola, al nostro satellite: un mix di orgoglio, di malinconia, di soddisfazione sfociante nel pensiero lettogli nelle pupille: "io lassù ci sono stato, essendo uno dei fortunati dodici uomini a cui la sorte ha serbato un'unicità, un'effusione d'immortalità, un indelebile ricordo per aver calpestato quel satellite oggetto da sempre di attenzione, di dolcezza, di affetto da parte dei rimanenti 114.999.999.988 apparenti alla specie.  

Pensierino


Se era prioritario ed indiscutibile avversare l'Era del Puttanesimo, il godimento di tanti per l'enorme debacle del M5S in Sardegna ha, a mio parere, del patologico. Per la semplice ragione che non essendoci nessuna alternativa valida (Pisapia e Calenda erano e rimangono quisquilie vero Biancaneve?) il probabile ritorno di un pagatore seriale di tangenti alla mafia non solo è probabile, ma addirittura auspicabile in molte cervici alterate di radical chic timorosi di non poter ritornare per l'ennesima volta sulle spiagge dorate di Capalbio a dissertare di filosofiche supercazzole per il bene comune, il loro, avvinghiati come sono da una vita alle cogitative verticali di Krug, gruberando, gianninizzando e bbbotturando naturalmente.

lunedì 25 febbraio 2019

Tragiche sensazioni



Gioia irrefrenabile



Bbbottura grubbera!


Friniscono i nemici del populismo per l'ennesima debacle del Movimento, ad iniziare da Bbbottura su Repubblica; questo è il suo articolo di oggi:


Al momento di andare in stampa, gli exit poll in Sardegna determinano una situazione confusa: il candidato di quello che dava dei pastori terroni ai sardi risulta leggermente favorito rispetto all'altro, quello che si chiama come un popolare superalcolico, il cui buongoverno a Cagliari ha fatto dimenticare la terribile tragedia di cui fu vittima alcuni anni orsono: si iscrisse al Pd.

L'unico dato certo al momento è la riduzione ai minimi termini di Casaleggio Associati, l'azienda che normalmente si presenta al voto con un buffo pseudonimo che richiama alcuni corpi celesti. Grazie alla Piattaforma Rosseau, il social network interno che permette agli iscritti di trovare marito, è già in corso una seria analisi del tonfo. Ecco le principali analisi in discussione.

Luigi Di Maio è chiuso nella sua stanzetta insieme al suo amico immaginario e minaccia di trattenere il fiato fino a diventare blu se non gli garantiscono che è davvero saltato il limite del doppio mandato.

Alessandro Di Battista ha proposto al Giornale dei Giusti un nuovo reportage nei meandri più sconosciuti di una celebre regione indiana: l'Alaska.

Il ministro Bonafede ha chiesto se non sono rimasti parenti di Renzi da arrestare.

Paola Taverna era così triste che si è comprata una borsa di Prada nera.

Virginia Raggi è stata raggiunta da un colpo di colpo di vento alla nuca e attualmente è in volo sopra Canberra.

Rocco Casalino ha chiesto a Richetti del Pd se gli presta un messaggio vocale di insulti da girare ai cronisti. Su whatsapp.

Secondo il senatore Lannutti è comunque colpa dei Savi di Sion che hanno impedito il voto al sabato.

Mara Lapia, la senatrice che denunciò un'aggressione nel parcheggio di un supermercato per la mancata di distribuzione dei bollini Lidl, ha denunciato la presenza di squadroni della morte del Pd che rapivano gli elettori a Cinque Stelle dopo essersi accertati della loro preferenza chiedendo loro di coniugare correttamente un congiuntivo imperfetto. Se lo sbagliavano, era la fine.

Durissimo, infine, Giuseppe Conte: "Si votava in Sardegna? Davvero? Perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose?"



Ma questa è satira e ci mancherebbe incazzarsi al riguardo! Bbbottura è in preda da molto tempo dall'ossessione 5 Stelle, il fatto che grubberi alla luna lo testimonia. 
Questi nostalgici fremono per la scomparsa dell'anomalia populista, quella che addirittura vorrebbe ridistribuire risorse e ricchezze, per non parlare poi del mandare in pensione a soli 62 anni lavoratori usurati dal tempo! 
Se dunque la satira è ammessa, e a me diverte pure, non si può dire la stessa cosa contro l'accanimento mediatico che al tempo delle scorribande del Grullo non si rilevava come oggi. Anche se questo è lo stile di chi grubbera, bbbotturando e gianninizzando. 

Armageddon




Fuffa



Ha osato avvicinarsi all’Inavvicinabile, come un nano smaniante di andare a canestro nell’NBA...

domenica 24 febbraio 2019

Carenze



Ode danielana


domenica 24/02/2019
IN TOUR CON IL LIBRO
Sua Serenità Renzi querela in diretta giornalisti e chef

di Daniela Ranieri

Venerdì sera l’Illustrissimo politico e scrittore di vaglia Matteo Renzi ha presentato il Suo nuovo libro, di cui abbiamo già umilmente scritto e che non smetteremo mai di lodare, al Lingotto di Torino. Colà – e mai occasione fu più propizia, visto che Cultura e Diritto affondano la loro comune radice nella sofferenza inflitta ai giusti – Sua Serenità ha inaugurato un nuovo filone del genere promozionale editoriale con una trovata che ha del mirabile. Macché dibattito, macché domande dal pubblico: invece del rinfresco, la denuncia penale; al posto del firma-copie, il firma-querele.

Giornalisti, cantanti, chef: nessuno tra i ceffi che hanno osato offendere monsignore resterà impunito. Esposti alla pubblica gogna, i malfattori saranno assicurati alla giustizia, come del resto il popolo chiede da tempo. Dovevate vederlo, l’uomo che portò “il sogno” dentro le istituzioni e perciò fu inviso ai “rosiconi” d’ogni sorta, rivolgersi al proprio avvocato, ivi convocato e prestatosi con estrema professionalità all’illustrazione della lista nera, e domandargli senza enfasi, ma con la schietta spontaneità che Gli è propria: “Quanto gli chiediamo a questo, un centone?”, che dovrebbero essere, sia detto senza offesa, 100mila euro.

La “rivoluzione culturale” che Renzi promette nel libro riparte da qui. Da questo esercizio di understatement e rigore, da questa leggerezza diremmo calviniana che sposa la nota autoironia di cui Egli è capace. In quanto argine ai populisti (ovviamente, niente a che vedere tra il chiarissimo atto di trasparenza di Renzi e la penosa performance di Salvini che apre l’avviso di garanzia in diretta Facebook), Egli non solo ha fatto nomi e cognomi di chi gli rema contro, ma con l’aplomb che gli è proprio ha anche invitato i sostenitori a un’opera di Santa Delazione mediante denuncia, anche anonima, da far pervenire ad apposita casella mail.

Siccome il tempo è tiranno e il Nostro schivo come un lord inglese, tra le “dozzine” di delinquenti che hanno ardito offenderLo solo uno – il direttore del Fatto Marco Travaglio – ha avuto la fortuna di vedersi firmare una querela in tempo reale, nel delirio orgiastico del pubblico. Avendo osato l’inosabile, mostrandosi in collegamento con, alle spalle, sullo scaffale delle vergogne, un rotolo di carta igienica con sopra stampato l’augusto volto, Travaglio s’è meritato il pollice verso davanti a 600 spettatori plaudenti. Ora speriamo che questo affronto trovi dei giudici capaci di capirne la gravità, e che anzi vengano disposte perquisizioni nelle redazioni in cerca di altri oggetti cosiddetti “goliardici” capaci di urtare la sensibilità del Nostro (nel caso, siamo disposti ad aprire le nostre case, le nostre cantine, le camerette dei nostri bimbi, e segnaleremo i muri delle nostre città, su cui potrebbe annidarsi il male in forma di mottetto o pasquinata o spiritosaggine fecale).

Auspichiamo con le parole di un giornalista che mai ha urtato Sua Tranquillità, Mario Lavia, che Donno Renzi faccia “come Togliatti dopo l’attentato” e inviti i suoi a non perdere la testa (nel sobrio paragone, gli sparatori sarebbero i pm e il gip che ha disposto i domiciliari degli insigni genitori, in combutta con i giornali e la Casaleggio Associati). Ma nel frattempo l’esemplare rappresaglia, che auspichiamo proseguirà per tutte le tappe del tour, servirà a far sì che mai più un giornalista o anche un semplice cittadino si permetta di ironizzare su Sua Eccelsitudine – e sicuramente non lo farà se è povero o non ha genitori facoltosi e intraprendenti capaci di pagarne gli errori; motivo per cui Lo ringraziamo, Lo benediciamo e Lo salutiamo, con la nostra faccia sotto i Suoi piedi.

sabato 23 febbraio 2019

Ma come si fa!


Vedi cosa vuol dire lasciare i pochi neuroni in freezer a far compagnia agli yogurt?

In effetti




Comizievole



Attento come essere in un campo alle spalle di un cartello che giratolo avverte della presenza di mine, tenterò di commentare, sofficemente, le ultime gesta del Distruttore Onnivoro che, secondo le cronache, sta sparando in aere querele contro chiunque s’azzardi a dir qualcosa di storto nei suoi confronti. Nulla m’azzarderò ad accennare riguardo alla vicenda dei suoi genitori, attualmente ai domiciliari per accuse tipo bancarotta e quant’altro. Mi focalizzo invece sull’uso che questo sommo Egoriferito sta compiendo delle sue vicende familiari per tentare di scalare visibilità e desertificare i resti di un ideale di un partito fondato per alleviare le disparità sociali e da lui tramutato in un centro economico e finanziario privilegiante pochi, vedasi zona Parioli a Roma, dove quest’azienda rignanese è il primo partito. Null’altro.

Caimanate




Dal suo punto di vista delinquenziale, il commento all’arresto del Celeste è ineccepibile. Pur non conoscendo le carte, lo dice lui stesso, la politica del Memores Domini, di chissà quale religione professata, è quella che maggiormente gli si addice, sopratutto nel campo sanitario: un ostracismo al servizio pubblico per far crescere quello privato convenzionato, per grandi stagioni di brigantaggio sociale. 
Molti altri soloni stanno tentando in queste ore di insufflarci un pietismo che non è di questo mondo, martoriato da innumerevoli malefatte. Nessuno che ricordi il fatto che se finalmente qualcuno va ed andrà in galera, lo si deve alla legge spazzacorrotti voluta dal M5S. Tutt’altro! Lacrime e sospiri nel tentativo di convincere Alloccalia che il “volemose bene” sia la strada maestra del proscenio di una becera e manigolda stagione politica, dove pochi hanno arraffato e molti, restando incollati alla tv, annaspano ancor oggi in cervice senz’accorgersi della pirateria dilagante, dell’inghippo corruttivo, offuscante ragione e ideali democratici.

Tra pianti e gaudi celesti


Verrebbe da dire che non tutti piangono per l’arresto del Celeste (personalmente ad esempio ho raggiunto la ionosfera tra nitriti epocali di gaudio e ceri abnormi accesi per ringraziare la sorte.)

sabato 23/02/2019
Tutti fumo niente arresto

di Marco Travaglio

A leggere le dolenti e lacrimanti dichiarazioni di politici e intellettuali di destra, centro e sinistra per l’arresto di Roberto Formigoni, condannato definitivamente dalla Cassazione a 5 anni e 10 mesi, cui farà seguito il consueto pellegrinaggio di vedove e orfani inconsolabili nella cella del nuovo Silvio Pellico, una domanda sorge spontanea. Ma che deve fare un politico italiano, per 18 anni governatore della Lombardia, per guadagnarsi un minimo di riprovazione sociale, se non bastano nemmeno 6,6 milioni di tangenti (su un totale di 80) sotto forma di ville in Costa Smeralda, yacht in Costa Azzurra, vacanze ai Caraibi e in Sardegna, banchetti a base di champagne in ristoranti stellati, benefit vari e finanziamenti elettorali illeciti rubati al sistema sanitario nazionale, cioè sulla pelle dei malati? L’altroieri il Pg della Cassazione, chiedendo la conferma della condanna d’appello a 7 mesi e mezzo (poi un po’ ridotta per la solita prescrizione), ricordava “l’imponente baratto corruttivo… tenuto conto del suo ruolo e con riferimento all’entità e alla mole della corruzione, che fanno ritenere difficile ipotizzare una vicenda di pari gravità”.

Siccome una sentenza irrevocabile, non il teorema della solita Procura di Milano, ha accertato che tra il 2001 e il 2011, dalle casse della Fondazione Maugeri e del San Raffaele (cliniche private convenzionate e foraggiate dalla Regione, con l’aggiunta di favori indebiti per 200 milioni di denaro pubblico), sono usciti rispettivamente 70 milioni e 8-9 milioni, poi transitati su conti di società estere “schermate” e finiti nelle tasche dell’imprenditore Pierangelo Daccò, dell’ex assessore Antonio Simone, di Formigoni e di suoi prestanome, tutti ciellini di provata fede, la classe dirigente di un Paese serio si congratulerebbe con i magistrati per aver neutralizzato e assicurato alla giustizia un pericoloso focolaio d’infezione che per quattro lustri ha depredato la sanità pubblica di una delle regioni più prospere d’Italia. Invece chi candidò questo bell’esemplare di nababbo a spese nostre col voto di povertà, chi lo sostenne (da FI ai centristi Udc alla Lega), chi finse di fargli l’opposizione (il Pd) e chi lo votò si vergognerebbe come un ladro. E tutti ringrazierebbero i 5Stelle per due meriti indiscutibili, acquisiti prima della cura Salvini: aver costretto i partiti a dare una mezza ripulita alle liste del 4 marzo 2018, cancellando almeno i più impresentabili fra gli impresentabili (senza i famigerati “grillini”, FI avrebbe ricandidato Formigoni per la sesta volta); e aver approvato la Spazzacorrotti che equipara la corruzione ai reati di mafia.

Cioè la rende “ostativa” ai benefici penitenziari, pene alternative e altre scappatoie. E ci risparmia per il futuro il consueto spettacolo del potente di turno che “sconta” la pena ai domiciliari o ai servizi sociali senza un giorno di galera. Invece siamo un popolo che, non avendo conosciuto la Riforma protestante, non sa cosa sia l’etica della responsabilità. Infatti, all’ennesimo arresto di “uno del giro”, il coro delle prefiche ha ripreso a lacrimare, passando senza soluzione di continuità da casa Renzi alla cella di Forchettoni. Il messaggio classista di queste lamentazioni è che i “signori” non si arrestano mai, neppure quando ce la mettono tutta per finire in galera nel Paese che li respinge sulla soglia, e alla fine ci riescono. In fondo, la nostra infima “classe dirigente” rimpiange quei tempi e quei figuri. E anche nella presunta sinistra fioccano le riabilitazioni di B. purché ci (anzi li) salvi dal “populismo”. Cominciarono Scalfari e De Benedetti (“Meglio B. di Di Maio”), proseguì Renzi (“Chiediamo scusa a B.”), poi arrivò lo scrittore Veronesi (“Firmerei col sangue per il ritorno di B.”). E ora Augias, su Repubblica, per poter sostenere restando serio che “questo governo è il peggiore della storia repubblicana”, deve scrivere che i governi B. furono acqua fresca: “B. badava ai suoi affari e a scansare la galera” con qualche “legge su misura”, che sarà mai, “ma non ha danneggiato struttura ed equilibri dello Stato come rischiano di fare questi”.

In effetti B. si limitò a consegnare la democrazia e le istituzioni a un’associazione per delinquere che ha rapinato l’Italia, in miliardi e in diritti, per un quarto di secolo. Basta ricordare la lista dei condannati, imputati e indagati di quello che chiamiamo spiritosamente “centrodestra”. Due dei tre leader fondatori, B. e Bossi, sono pregiudicati passati dai servizi sociali. L’altro, Fini, è imputato per riciclaggio. I creatori di FI, Dell’Utri e Previti, sono pregiudicati l’uno per mafia e l’altro per corruzione giudiziaria. Il leader della Campania, Cosentino, ha già totalizzato 25 anni di carcere per camorra. Quello della Calabria, Matacena, è latitante a Dubai. E prima di Formigoni erano stati indagati, o arrestati, o condannati in vari gradi di giudizio o prescritti i governatori di centrodestra di quasi tutte le Regioni: Cota (Piemonte), Biasotti (Liguria), Maroni (Lombardia), Galan (Veneto), Polverini (Lazio), Pace (Abruzzo), Iorio (Molise), Fitto (Puglia), Scopelliti (Calabria), Drago, Cuffaro e Lombardo (Sicilia), Cappellacci (Sardegna). En plein. Per non parlare dei membri di Parlamenti e governi: Verdini, Scajola, Brancher, Papa, Luigi Grillo, Frigerio, Alfredo Vito, Matteoli, Sirchia, Romani, Angelucci, Sgarbi, Belsito, Sciascia, Minzolini, Farina per citare solo i migliori. Un esercito di perseguitati politici, un battaglione di vittime della malagiustizia. Prima c’erano quelli che “un avviso di garanzia non è una condanna” e “aspettiamo la sentenza definitiva”. Ora piangono anche dopo le condanne in Cassazione. Formigoni non è ancora entrato in galera e già lo vogliono fuori. Con tutta la fatica che ha fatto per meritarsela.

venerdì 22 febbraio 2019

Parole sante



“Erano dei rigidi. E Gesù conosceva la loro anima. […] Sempre, sotto o dentro una rigidità, ci sono dei problemi. Gravi problemi. […] Fate attenzione a quelli che sono rigidi. State attenti davanti ai cristiani – siano laici, preti, vescovi – che si presentano così ‘perfetti’, rigidi. State attenti. [In loro] non c’è lo spirito di Dio”.

(Papa Francesco - ottobre 2018)



Regalo




Punti di vista



giovedì 21 febbraio 2019

Tutto sta qui



Il bandolo, il fulcro, il nettare di tutto il circo dei rimbrotti è racchiuso in articoli come questo. La UE, tempio della Burocrazia 2.0, avverte che la crescita dell'Italia non potrà avvenire per le misure cogitate per chi si trova in affanno. 
Questo treno di carta e stracci, di radical chic, di intenti lontani anni luce dal popolo, questa pletora di fuori dal mondo, intenti a non affogare tra le loro slide, i loro grafici, le loro credenze anti uomo, accostabili alle mine, ci avverte che se per una volta, da tempi immemorabili, la compagine al governo focalizza i disagi sociali di anni e anni di politica alla cazzo&campana, ebbene tutto questo nuocerà sia alla crescita che addirittura a tutta la carovana economica europea. 
In pratica: se volete non incappare in difficoltà dovete lasciare gli operai a lavorare fino a 67 anni e, di concerto, evitare di dare soldi a chi ne ha bisogno. 
E quello che più mortifica è capacitarsi del fatto che questo diktat venga digerito dalla stragrande degli abitanti queste povere terre sconnesse. Che nessuno provi a controbattere a questi soloni del nulla, primo: sono affaracci nostri. Secondo: evitate voi per primi di scialacquare denari in cazzate. Terzo: questo sistema nel quale gozzovigliate va abbattuto. 
E se ci scappasse pure un vaffanculo, benvenga! 

Ridiamoci su!




Dove sei finito?


Aria tesa nel movimento dilaniato dalla decisione di non dar luogo a procedere nei confronti del Cazzaro. In questo clima però si nota un silenzio, un'improvvisa assenza mediatica di uno dei perni, dell'architrave del pensiero cosiddetto grillino:


Dopo aver inondato i media con dichiarazioni molto belligeranti, improvvisamente il Dibba si è auto silenziato ed i motivi potrebbero essere molteplici: dal distacco alla nervosa polemica con l'attuale linea politica del Bibitaro. 
Problemi interni, spasmodica voglia di capire come si comporterà nel futuro questo purista ideologico che trova una sponda quasi fraterna nell'attuale presidente della Camera Fico. 
E se come sembra anche le ormai vicinissime elezioni sarde confermeranno la debacle, credo non sia difficile pensare ad un imminente regolamento di conti all'interno del M5S. 
Personalmente sono vicino a Dibba-Fico. Mai e poi mai in nome della politica è consigliabile snaturare le fondamenta di un ideale. Mai e poi mai, come il Bomba e l'ex partito di sinistra attualmente in coma profondo insegnano. 

Piccolo assaggio


“Questo libro non riguarda dunque la Chiesa nel suo insieme, ma un “genere” molto particolare di comunità gay; racconta la storia della componente maggioritaria del collegio cardinalizio e del Vaticano.
Molti cardinali e prelati che officiano nella curia romana, la maggior parte di quelli che si riuniscono in conclave sotto gli affreschi della Cappella Sistina dipinti da Michelangelo - una delle scene più grandiose della cultura gay, popolata da corpi virili, circondata dagli ignudi, questi robusti efebi nudi - condividono quello stesso “orientamento”. Sembra di respirare “un’aria familiare”. 
La maggior parte dei monsignori che ha parlato dal balcone della Loggia di San Pietro, tra il pontificato di Paolo VI e Francesco, per annunciare tristemente la morte di un papa o per proclamare, con grande allegria, Habemus Papam! , ha in comune lo stesso segreto.”

(Sodoma - Frédéric Martel- libro uscito oggi in tutto il mondo)

mercoledì 20 febbraio 2019

Ricorsi


Mi ritorna in mente il primo governo Prodi, Mastella che si dibatteva per entrarvici, la scelta improvvida di accoglierlo invece di ritornare a sagge, giuste ed indefesse nuove elezioni. 
Già la politica, il politichese, il gusto per l'orrido che viene presentato come accordo, ti sgancio una cosa che non approvo e tu in cambio me ne ritorni una indigeribile per la tua compagine. 
Corsi e ricorsi storici: un Movimento nato da una sana ed integerrima idea, sfanculante costi altisonanti della politica, senza sede, senza bilanci, abitato da persone con un obbiettivo di partenza aureo, mettersi al servizio della comunità per compiere l'arduo compito di dirigere la casa comune. 
Succede però che subentrino questioni spinose, il Cazzaro e le sue smanie possessive dell'intera torta, l'accordo, meglio il contratto, stipulato su una superficie inclinata, i sigari accesi tutti nel pertugio del M5S, la visibilità, la tracotanza, le pensioni, i migranti dall'altra, il popolo stressato che rivede la luce, il faro leghista. 
E dall'altra sponda paure, nervosismo, fobie di perdere il treno e l'improvvida scelta di andare avanti, come con Prodi e Mastella. 
I valori sviliti, appassiti, il petto in fuori nascosto da gillet non gialli ma chic. 
Che ne sarà dell'ideale?

Adeguamento



Per sempre



martedì 19 febbraio 2019

Sensazioni



Aver votato assieme al partito del Delinquente, alla Lega e ai destrorsi della Meloni, mi provoca dei brividi lungo la schiena come se entrassi in un fast food desolatamente sguarnito e prossimo alla chiusura, assieme ad Hannibal Lecter.

Rebus rignanese



Un'occasione persa!



L'avessi saputo in tempo non avrei mancato quest'occasione unica, di riunirmi cioè assieme ad altri fratelli nel Santuario Santa Maria del Fonte di Caravaggio, nel bergamasco, per pregare, si pregare, l'Altissimo affinché intervenga per un suo figlio, magari pure smarrito, al quale giovedì prossimo la Cassazione potrebbe aprire le porte del carcere per sette lunghissimi anni! 
Di chi sto parlando? Del pio per antonomasia, l'architrave dei Memores Domini, si proprio lui il Celeste, l'ex presidente della Regione Lombardia, l'essenza di Comunione e Liberazione, al secolo Roberto Formigoni! 
Mannaggia, invece mi son perso questo incontro spirituale altisonante, le invocazioni all'altro Celeste affinché mandi l'angelo liberatore illuminante questa giustizia terrena, subdola e irriverente, vicina a compiere l'efferato giudizio inappellabile. Vedere il Formiga in gattabuia no, non sia mai! 
Mi chiedo inoltre in che modalità avranno orato i fedeli del Celeste, quali parole avranno elevato nei Cieli? 
Provo a captare le sommesse richieste... "O Signore mai appieno onorato, non trasformare Roberto in un carcerato!" 
"Santi del ciel soavi, non chiudete la cella al Formiga gettando via le chiavi!" 
"Sant'Assunta non far mangiar il Formiga nella gamella bisunta!"

Ma il bello deve ancora arrivare! 

 Dopo il che il pro rettore del Santuario, don Cesare Nisoli ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito all'incontro di preghiera:

“Io sono un cristiano e sono un amante della verità. Io non schedo i fedeli, confesso anche le prostitute. Io non ho bisogno di mostrarmi come seguace di papa Francesco, io sono un seguace di papa Francesco. Io non posso, però, permettere che la preghiera diventi uno strumento politico per Roberto Formigoni” 

il sito cattolico, forse è un parolone, molto critico verso l'attuale papato ha pubblicato un articolo di cui posto il link clicca qui per leggerlo in cui tale Riccardo Cascioli inizia con queste parole che fanno riflettere: 

Giovedì 21 febbraio è fissata l’udienza in Cassazione che dovrà decidere del destino dell’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni: se sarà confermata la sentenza di condanna per corruzione subita in appello, per Formigoni si apriranno le porte del carcere. Così un gruppo di amici di Formigoni, per sostenerlo in questo momento difficile, decide di recarsi al Santuario di Caravaggio per partecipare alla Santa messa e poi pregare insieme il rosario. È il gruppo che due mesi fa ha dato vita al “Comitato amici di Roberto Formigoni”, per sostenerne le spese legali a causa delle decisioni dei giudici che gli hanno tolto fino all’ultimo centesimo.

A causa delle decisioni dei giudici che gli hanno tolto fino all'ultimo centesimo.... poveretto. 
Dimentica Cascioli di spiegare perché i giudici abbiano confiscato i beni della povera pecorella lombarda. 
Ma questi sono pensieri non di questo mondo. Una prece!  

Ad esempio


Qui in Alloccalia trovare un giornale indipendente, libero da padroni, da affarismi malsani, da sotterfugi annebbianti verità scomode, è un evento inusuale, quasi un cammeo dell’informazione. Il Fatto Quotidiano, che molti inopinatamente consideravano la voce del M5S, oggi dimostra la differenza tra un quotidiano di parte e una voce libera da ogni legame politico. Vien da chiedersi, con rimpianto, come si sarebbe vissuto meglio se i cosiddetti giornaloni avessero seguito la stessa linea editoriale mai prona a nessun diktat  di parte, allorché ad esempio un editore riccone colse il bisbiglio dell’allora presidente del consiglio sulla trasformazione di banche in spa, che gli permise di guadagnare 600mila euro in un solo giorno borsistico, o quando la mega industria automobilistica traslocò in Olanda per non pagar i balzelli. Ma queste purtroppo restano chimere.

Rigurgito infinito


Sfortunatamente ieri sera ho assistito al commento del Delinquente Naturale in merito all’arresto dei genitori del Bomba. Una critica sulla giustizia da riformare da parte di chi è riuscito per vent’anni a non andare in galera grazie a leggi confezionategli su misura. E parlava, blaterava, consigliava, suggeriva miglioramenti, a suo dire, fondamentali per rendere questo martoriato paese, per le sue scorribande, migliore. 
Come se Nerone avesse organizzato dei corsi antincendio.

Vana dissuasione


Ho cercato di dirglielo in tutti i modi al Bibitaro: “A Giggì! Stai attento, quello non è un giornalista come t’immagini tu, di quelli che una volta che diventano amici, condividono in tutto e per tutto le tue scelte, le tue scelleratezze, rimanendo silenti, proni, accucciati davanti al focolare, che so come un Anzaldi qualsiasi, o un Minzo. Costui non grubera, né gannininizza, e neanche cazzulla, tantomeno severgnina. Stai attento Giggino! Perché chillo è il Giornalista!”
Niente! Ahimè non m’ha ascoltato! Ha continuato ad agire come un orfiniano qualsiasi! E questo è il risultato...

martedì 19/02/2019

Movimento 5Stalle

di Marco Travaglio

Siccome qualcuno aveva evocato il primo referendum processuale della storia, quello indetto da Ponzio Pilato fra Gesù e Barabba, possiamo tranquillamente dire che qui mancava Gesù. Ma ha rivinto Barabba. E non perché Matteo Salvini sia un bandito, anche se è (anzi ormai era) indagato per sequestro di persona aggravato di 177 migranti appena salvati dal naufragio. Ma perché, quando si chiede al “popolo” di pronunciarsi non su questioni di principio, ma su casi penali dei quali non sa nulla, la risposta che arriva di solito è sbagliata. E quella data ieri dalla maggioranza degli iscritti 5Stelle non è solo sbagliatissima: è suicida. La stessa, peraltro, che auspicavano i vertici, terrorizzati dalla reazione di Salvini, cioè dalle ripercussioni sul governo e dunque sulle proprie poltrone. Chi aveva sperato che gli iscritti dessero una lezione agli eletti, anzi ai “dipendenti” come li chiamava un tempo Grillo, facendoli rinsavire e rammentando loro i valori fondativi della legalità, dell’uguaglianza, della lotta ai privilegi di Casta, è rimasto deluso. Per salvare Salvini, i 5Stelle dannano se stessi. Nemmeno le parole sagge e oneste dei tre sindaci di punta – Appendino, Nogarin e Raggi – raccolte ieri dal Fatto sono servite a restituire la memoria alla maggioranza della “base”.

È bastato meno di un anno di governo perché il virus del berlusconismo infettasse un po’ tutto il mondo 5Stelle. E l’impietoso referto del contagio è facilmente rintracciabile nelle dichiarazioni dei senatori che già da giorni volevano a tutti i costi salvare Salvini e nei commenti sul Blog delle Stelle dei loro degni iscritti che li hanno seguiti anziché fermarli sulla strada dell’impunità. Dicono più o meno tutti la stessa cosa: siccome ora governiamo noi e la Lega, decidiamo noi chi va processato e chi no, alla faccia dei giudici politicizzati che vorrebbero giudicare le nostre scelte unanimi per rovesciare il governo. Questo, in fondo, era il messaggio in bottiglia mal nascosto nella decisione di affidare agli iscritti una scelta che avrebbero dovuto assumere, senza esitazione alcuna, il capo politico Di Maio e il suo staff. Una scelta naturale, quasi scontata, quella dell’autorizzazione a procedere, che era stata annunciata fin da subito, quando arrivò in Parlamento la richiesta del Tribunale dei ministri su Salvini: “Vuole il processo? Lo avrà”. Ma poi era stata prontamente ribaltata, peraltro senza mai essere ufficializzata, quando Salvini aveva cambiato idea intimando con un fischio ai partner di salvarlo dal processo. Riuscendo nell’impresa di spaccarli a metà.

Ergo, a decidere la linea del primo partito d’Italia, sono i capricci dell’alleato-rivale. Che ha imposto ai 5Stelle un voltafaccia pronunciato a mezza bocca, senza nessuno che se ne assumesse la paternità e la responsabilità. Un atto non dovuto, gratuito (il governo non sarebbe certo caduto sulla Diciotti) di sottomissione a Salvini: lo stesso che prende i 5Stelle a pesci in faccia sul Tav, le trivelle e prossimamente sull’acqua pubblica, straccia spudoratamente il Contratto di governo e poi pretende l’asservimento totale degli alleati senza restituire nemmeno un pizzico di lealtà. Così le storiche parole d’ordine di Beppe Grillo e la lezione di Gianroberto Casaleggio – “Ogni volta che deroghi a una regola, praticamente la cancelli” – sono finite nel dimenticatoio, con la scusa che “questa volta è diversa”, “non è come con gli altri governi”, “non ci sono di mezzo le tangenti”. Ma “solo” un sequestro di persona, che sarà mai. E tanti saluti a quei fresconi dei sindaci Raggi, Appendino e Nogarin, più volte indagati o imputati non certo per storie di vil denaro, ma per atti compiuti nell’esercizio delle funzioni di governo, che mai hanno detto una parola contro i magistrati e si sono sempre difesi nei, non dai processi.
Certo, qualcuno avrebbe votato diversamente se il caso Diciotti fosse stato presentato sul blog in maniera corretta e veritiera, e non nel modo menzognero e truffaldino studiato apposta per subornare gli iscritti (il No per il Sì al processo, e viceversa; il quesito cambiato in corsa ieri mattina per blindare ancora meglio il Sì all’impunità; il sequestro di persona spacciato per un banale “ritardo nello sbarco”; l’invocazione del salvacondotto per “l’interesse dello Stato”, del tutto sconosciuto alla norma costituzionale, che consente il no al processo solo in caso di “interesse pubblico preminente” o “costituzionalmente rilevante”). Ma la perfetta identità di vedute fra la maggioranza degli eletti e il quasi 60% degli iscritti votanti è un dato di fatto da prendere in considerazione per quello che è: i vertici hanno ormai la base che si meritano, e viceversa. Però, da ieri, il M5S non è più il movimento fondato dieci anni fa da Grillo, Casaleggio e decine di migliaia di militanti. È qualcosa di radicalmente diverso, che ancora non conosciamo appieno e di cui dunque non possiamo immaginare il destino. Ma che non promette nulla di buono, se la maggioranza emersa ieri dal blog resterà tale, scoraggiando e allontanando la pur cospicua minoranza di pentastellati rimasti coerenti e fedeli ai valori originari. Qui non è questione di presunte svolte a destra o a sinistra. E non è in ballo l’eterno giochino tra ortodossi e dissidenti, o fra dimaiani, fichiani e dibattistiani. Ma qualcosa di ben più profondo. Se il M5S perde la stella polare della legge uguale per tutti, gratta gratta gli resta ben poco, perché quello era il fondamento di tutte le altre battaglie, l’ubi consistam della sua diversità, anzi della sua alterità rispetto ai vecchi partiti. I quali non mancheranno di rinfacciarglielo a ogni occasione: “Visto? Ora siete come noi. Benvenuti nel club”. Dalle stelle alle stalle.

lunedì 18 febbraio 2019

Fatto!




Gianninizzando


Circo Massimo, la trasmissione radiofonica mattutina di Radio Capital, retta e diretta da Massimo Giannini, ha presentato stamani un compendio di cosa dovrebbe essere il giornalismo, sempre. Venti minuti a disquisire sulla votazione del Movimento attorno al dar luogo a procedere nei confronti del Cazzaro, con una domanda in puro stile democristiano dove per dire "Si" dovrai rispondere "No" (e io lo farò) e viceversa. 
Venti minuti di subliminali sfottò, sul modello gruberiano, mezzi sorrisi, mezze allusioni, mezze calzette vocali. 
Ma questo è giornalismo e dovrebbe esserlo sempre. Sempre e non in solo in una direzione. Ci si sofferma ora per una quasi quisquilia e nei tempi andati? Giannini si focalizzò con la stessa professionalità quando al suo editore De Benedetti il Bomba soffiò nei padiglioni quella notizia sulle banche che gli permise di guadagnare 600mila euro in un solo giorno borsistico? 
Non mi pare. E quindi questo non è giornalismo. E' cialtroneria pura, servilismo intellettuale. 
Se fai il giornalista lo devi fare sempre, andando pure incontro a problemi con chi ti paga. E non per perseguire un obiettivo oramai lampante, l'affondamento, la derisione, il rimpicciolimento da scherno di una fazione politica intenta a rivoluzionare questo marcio sistema! 
Gruberando e gianinizzando quindi si cerca di allontanare dalla tolda una forza politica che vorrebbe cambiare in meglio la società. Ce la stanno facendo, a lungo andare vinceranno per rivedere, finalmente per loro, il ritorno del pagatore seriale di tangenti alle mafie. Ed allora quando il Cazzaro e il Delinquente Naturale si riapproprieranno del comando, tornerà il giornalismo chic evidenziante piccole storture, silente sugli squallidi sotterfugi affaristici oramai ventennali che hanno praticamente annientato in queste terre disastrate la giustizia e l'equità sociale. Gianninizzando e gruberando per lor signori, naturalmente! 

Nuovo corso


Buongiorno, un macchiato e una brioche.

Subito

Ascolti: vuole che le faccia una minzione davanti al bancone?

No! Vada in bagno! Perché non me lo ha chiesto?

Perché è la forma di domanda propria dell’Era del Bibitaro. Deve rispondere no per dire si. È il nuovo corso: uno non vale una minchia!

domenica 17 febbraio 2019

Precisazione




Il Mago


Era dai tempi eroici dell'ineguagliabile Mastro Pippo che non s'avvertiva in campo una presenza non dico uguale, ma avvicinabile all'Arte fattasi attaccante, incarnata a suo tempo nel Cigno di Utrecht, che gli spiriti malvagi ci rapirono colpendolo nella cartilagine della caviglia. Da allora infatti una pletora di affaticati numeri nove tentò di rinvangare le incommensurabili gesta del signore della coppa con le orecchie, senza riuscirvici neanche lontanamente, come l'ultimo Pandoro argentino ha purtroppo confermato. Ma ecco che dalla Polonia un vento gagliardo si è abbattuto sontuosamente in casa rossonera per rinfocolare ansie e gioie mai dimenticate, in grado di far assurgere la compagine indomita sulle alte vette della gloria, assieme alle sette, dico sette, ribadisco sette, sublimi Champions, che se fossero state vinte da quella squadra che sta tentando di tutto per riemergere dall'anonimato europeo, avrebbero indotto la loro famigerata dirigenza ad esporre targhe false sullo stadio con numeri sparati a caso, come quello degli scudetti rub.. pardon, acquisiti.
Dalla Polonia dunque è calato sul manto erboso della Scala del Calcio un ventitreenne capace di sentire, avvertire la porta in ogni centimetro dell'erba, di spalle, chiuso dentro una cassa ricolma d'acqua come Houdini, o distratto dal balletto del Crazy Horse, o rincorso da venti tori fumanti. Sempre, in ogni modo, contro ogni regola balistica, sfanculante ferree regole fisiche universali, il Pistolero Piatek vede, avverte, odora la porta, per clamorose e maestose reti, beffeggianti gravità e buchi nell'ozono. 
Sarà proprio lui, tra non molto, a portare nell'infinita e gloriosa sala dei trofei l'Ottava, prima che altri arrivino alla terza, in realtà seconda. E' una certezza che mi ha posseduto ieri sera allorché ho ammirato il Pistolero segnare un gol che avrebbe indotto Einstein a sbriciolare fogli di calcoli e formule, convincendolo a ritornare alla primaria professione di impiegato postale.

Incantevole analisi


domenica 17/02/2019
IL LIBRO
L’altra strada del fu Renzi, signore dei like e del 41%
COSÌ SI RACCONTA - PER NIENTE RANCOROSO, SEMPRE PRONTO AD AIUTARE LE OPPOSIZIONI (ANCHE QUELLE INTERNE), SERENO

di Daniela Ranieri

Abbiamo preso sul serio il nuovo libro di Matteo Renzi, Un’altra strada (Marsilio). Rispetto al precedente Avanti (il memoir romantico di un eroe sconfitto che voleva sottrarsi alla Nazione e che la Nazione ha voluto sottrarre all’eremitaggio), è un’opera di Max Weber. La cultura “umanista” dei bei tempi diventa correttamente “umanistica” e le citazioni di Borges sono di Borges e non di Google. Abbiamo verificato se, come da premessa, “questo libro non serve a rivendicare il passato né a rimpiangere il presente che avremmo potuto vivere”. Purtroppo, no: per 235 pagine Renzi rivendica i successi di un imprecisato “noi” (i fiorentini geniali); frigna sul “fuoco amico”; si prodiga in teorie orecchiate dai libri di Harari; si auto-incorona argine ai populisti; allude a complotti; si lascia andare ai tic ricorrenti (il 40,8%, ormai diventato 41); vagheggia di intestarsi un nuovo Rinascimento. Non si sa a chi parli, a quale “base”: forse, temiamo, ai renziani sparsi nel mondo. Ecco uno zibaldone di pensieri scelti.

-La narrazione di osservatori e analisti, che poco o nulla sanno di me, delle mie emozioni, dei miei sentimenti, vorrebbe confinarmi nell’angolo del rancore.-

(Ma no, ma quando mai. Noi, per dire, pensiamo che Renzi sia un leader sereno, pacificato, proiettato nel futuro e tutto fuorché rancoroso.)

 -Mi auguro che i prossimi leader del Pd riescano a fare meglio di quel 41% che, forse non a caso, è la stessa percentuale ottenuta al referendum costituzionale.-

Vedi sopra.

-La credibilità non dipende da quanti like prendi, ma dalla tua abilità nello svolgere un ruolo.-

“Ho solo lavorato su Twitter, dove ancora sono primo” (Renzi a Corriere, 14/2/2019). “Ho decuplicato i ‘mi piace’ su Facebook” (Renzi, febbraio 2017).

-Se e quando questa classe dirigente improvvisata e impreparata accetterà di andare a casa… dovremo mostrarci preparati a presentare i nostri progetti… perché davvero possano essere gettate le basi per quello che considero un potenziale secondo Rinascimento… Dobbiamo recuperare lo spirito della bottega.-

Come no: al posto di Leonardo Michelangelo Pico della Mirandola Raffaello, Boschi Lotti Bonifazi Romano e Gozi.

 

-‘Voglio i politici come me’ ha preso il posto di quel rispetto che si doveva alla classe dirigente.-

“Il Nuovo Ulivo fa sbadigliare, è ora di rottamare i nostri dirigenti. Mandiamoli tutti a casa questi leader tristi del Pd” (Renzi a Repubblica, 29/8/2010).

Eravamo contro Berlusconi, ma a favore di cosa eravamo, di preciso?

Di Berlusconi.

 

E questa sinistra mi ha fatto la guerra dopo il fantastico risultato del 41% alle europee.

“Questo rimuginare diviene, tuttavia, esemplare per ogni ulteriore lavoro mentale volto a risolvere dei problemi, e tale primo insuccesso ha un effetto paralizzante su tutti i tempi avvenire” (Sigmund Freud, Opere complete).

-La vittoria di Trump era giudicata pressoché irrealizzabile. Ciò che sembrava impossibile è diventato realtà nel difficile autunno del 2016.-

O più precisamente quando Renzi disse: “Da cittadino e da segretario del Pd, nel rispetto della grande democrazia Usa, dico che faccio il tifo per Hillary Clinton” (nel libro ribattezzata “Hilary”).

-Io non mi sarei mai permesso di portare la legge di bilancio in votazione senza averne prima concordato almeno gli aspetti salienti con la mia maggioranza.-

Renzi si permise altro: rimosse dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera tutti i 10 esponenti della minoranza Pd che proponevano emendamenti all’Italicum.

 

Il cittadino, specialmente al Sud, che anela al sussidio attenderà… di sapere per chi votare, come quando.

Originale visione del meridionale parassita e furbastro che si vende il voto per 780 euro (cosa che naturalmente non faceva per il Rei e gli 80 euro): è a questi cittadini che Renzi chiederà di tornare a votarlo?

-La sinistra tradizionale non ha mai visto il 41%, neanche in cartolina.-

Forse era tutta una strategia: portare il Pd al 18%, farsi un partito proprio, prendere il 42%. O no?

-Chi propone di annullarla (la Tav, ndr) non lo fa su base scientifica, ma ideologica: non è una commissione di esperti, ma un meetup di attivisti.-

“La Tav? Non è un’opera dannosa, ma inutile. Soldi impiegati male. Rischia di essere un investimento fuori scala e fuori tempo” (Renzi, Oltre la rottamazione, 2013).

 

Questo governo ha invece scelto i condoni… Con i condoni vincono i furbi e perdono gli onesti… Sei credibile se combatti l’evasione, non se fai condoni.

Infatti, nel 2016 il governo Renzi varò un doppio condono: rottamazione delle cartelle Equitalia e sanatoria dei capitali esteri sommersi detta voluntary disclosure.

 

Probabilmente uno degli errori più clamorosi che mi si possano imputare è proprio questo: ho sottovalutato la portata del fenomeno fake news.

Nel senso che se ne avesse compreso appieno il potenziale ne avrebbe prodotte di più.

 

A me non interessa il controllo della ditta, io preferisco cambiare l’Italia.

Posto che ha già perso entrambe, che ci vuole? Basta vincere le elezioni, avere i numeri per fare un governo e magari, perché no?, proporre un referendum costituzionale.

 

Il 41% delle europee è stato un risultato poco studiato.

In effetti ci è parso di sentir parlare di questo 41%, ma di sfuggita.

 

Salvini passa, Virgilio resta.

Frase che soppianta tutte le precedenti epocali insensate massime renziane, e è tutto dire.

 

-Foto di cibo postate a ogni piè sospinto, fette di pane e nutella, polenta e pizzoccherri della Valtellina… Hanno trasformato Salvini in un influencer… posta anche la marca dei prodotti che mangia. Salvini che diffonde le foto delle sue cene è un aspirante webstar, è una Chiara Ferragni che non ce l’ha fatta.-

“Torno a casa dopo aver registrato Porta a Porta e trovo la tavola apparecchiata così dai miei. Che bello: la vita è più grande della politica!” (Foto di crostata, Instagram di Matteo Renzi 11/1/2018). “Un caffè macchiato nel bicchiere e una cioccolata di qualità… Sotto un sole meraviglioso” (Instagram 8/11/2017). “Sorella (e mamma) preparano due torte per recuperare dopo tre giorni di duro scoutismo” (Instagram, 25/4/ 2017). 29/8/2014, cortile di palazzo Chigi: Renzi mangia un gelato dal carretto di Grom. “Matteo Renzi inaugura il nuovo punto Eataly a Firenze insieme a Farinetti” (Ansa, 17/12/2013). “Pd: pranzo al sacco per segreteria, panini da Eataly” (Ansa, 4/1/2014). “E alla fine dopo una due giorni tra parenti e amici, la famiglia si ritrova davanti alla sfida decisiva: i Renzi e la Nutella” (Foto di tre barattoli di Nutella coi nomi dei figli, Instagram 26/12/2017).

Tutto sommato, Matteo Renzi è un Matteo Salvini che non ce l’ha fatta.

sabato 16 febbraio 2019

La fortunata vicinanza


Passano i giorni tra alterne emozioni, agguati di paura associate a cascate rinfrescanti nello sguardo, nel tuo sguardo. 
Esserti vicino ora che il tempo si è ristretto è innanzitutto per me un privilegio, una fortuna, uno scrigno emotivo. 
T'ammiro come scapestratamente prima mai feci così pienamente; degusto la tua filosofia di pace, di effusione d'affetto, di sagacia. Sei l'Indomito, il Guerriero ma anche il Gandhi, lo Smorzatore di ire dettate dall'infausto momento. A volte ripercorro la nostra vita, la mia accanto a te che mi hai generato e già m'appaiono sentimenti di rabbia per come abbia scialacquato nella sbadataggine quel contatto filiale che ora avidamente ricerco nelle goccioline di rugiada create dal tuo soffrire eroicamente, senza sotterfugi di sorta; sempre fiero ed alto il tuo sguardo, attoniti i miei pensieri davanti al gagliardo che sei! 
Quando il mostro dibatte la coda lo trituri con la bellezza innata che possiedi, pregna di semplicità ferrea e granitica, sconquassante la cronologia dell'approntamento al volo verso ciò che pur essendo naturale, scritto nei cieli, sconvolge da sempre, ammutolendo sinergie in sinapsi. 
Ieri sera quando la febbre ha deciso di alzarsi hai sparso dal letto un crogiolo d'affetto, ricordando lo zio che ti fu padre e soprattutto la moglie di lui, la famosa zia che si prese cura di te, assurgendo al ruolo di mamma. La chiamavi, scusandoti con noi per questo capovolgimento di scale d'importanza, e Dio sa quanta devastazione ha provocato in me l'assistere a cotanto amore, emanato con attenzione, minuziosità, riguardo verso chi ha la fortuna, ("avuto" non lo dico né ora né mai! Per me "sei" al presente, ora e poi, senza passato!) di averti avuto genitore!
Hai ricordato pure il momento dell'addio allo zio, quelle parole soffiate sommessamente nel suo orecchio sul letto di morte "grazie per avermi cresciuto!"
E la mattina quando la burrasca è passata, eccoti nuovamente zar del mio cuore, dardi infuocati ripartenti dall'arco del tuo sorriso, della tua magnanimità infinita. 
E' un onore condividere questi momenti, pur consapevole che il treno si stia fermando; ogni sussulto, ogni intoppo, ogni lacrima vengono catalogate e riposte nel mio povero ed indegno cuore. Un archivio che custodirò gelosamente, vera ricchezza da tramandare ai posteri e che ti prometto, condividerò con chicchessia. Per il bene, la crescita ed il vanto di tutti noi.  
     

venerdì 15 febbraio 2019

Esilarante travagliata!


venerdì 15/02/2019
Matteo Pitagorico

di Marco Travaglio

Houston, abbiamo un problema: l’analisi costi-benefici sul Tav “non convince” Matteo Salvini. E questo è un bel guaio. I professori Ponti&C, incaricati di valutare se convenga o no bucare 60 km di montagna e spendere 13 miliardi sulla carta (più il 40% fisso per sprechi&tangenti) per una ferrovia aggiuntiva a quella che già porta merci e passeggeri fra Italia e Francia, si erano illusi che bastasse comparare la carissima offerta alla scarsissima domanda. Avevano anche sentito dire che, in tempi di ristrettezze e recessione, non conviene buttare 7-8 miliardi in un’opera inutile, con tutte quelle utili che i cittadini attendono da una vita. E si erano fatti l’idea che la spending review sia una cosa buona, vista anche la popolarità acquisita dal professor globetrotter Carlo Cottarelli, che stava addirittura per diventare premier senza un solo voto in Parlamento. Purtroppo non avevano calcolato che l’analisi costi-benefici sul Tav, come peraltro i testi delle canzoni di Sanremo e le sceneggiature di Montalbano, deve convincere Salvini. Che purtroppo non si è convinto. Quali punti, in particolare, il noto economista padano intenda contestare, non è dato sapere: vincendo la proverbiale ritrosia alle telecamere, s’è limitato a un laconico “più le merci e le persone viaggiano veloci, meglio è”. Nessuno l’ha informato che da decenni, fra Italia e Francia, le persone viaggiano velocissime sul Tgv, mentre che una merce arrivi un’ora prima o un’ora dopo a Lione non frega niente a nessuno.

Ma può darsi che il Capitano, oltre ai noti poteri taumaturgici, disponga anche di virtù medianiche e riesca a colloquiare con le rape, le patate, i pomodori, i ravanelli e le mozzarelle (soprattutto di bufala, suo ramo di competenza), apprendendo dalla loro viva voce che sulla tratta Torino-Lione adorano l’ebbrezza della velocità. Noi però, curiosi come siamo, ci interroghiamo su quale, fra le centinaia di calcoli del pool Ponti, non abbia convinto Salvini. Così abbiamo compulsato riga per riga, tabella per tabella, le 80 pagine del dossier e siamo giunti alla conclusione che a destare le sue perplessità sia quest’espressione matematica: “SO=SMx(1-d)x(1-t)”. Tutto il resto gli fila liscio come l’olio, ma “SO=SMx(1-d)x(1-t)” no: non riesce proprio a digerirlo. Perché i professori, forse insufflati da Toninelli, hanno inserito quei due segni meno, per giunta fra parentesi? Non potevano metterci due più, in nome dell’ottimismo della volontà? Gatta ci cova. E quella x minuscola, cosa vorrà mai sottintendere? Ponti non ce la racconta giusta.

Insospettito da quel linguaggio cifrato, il vicepremier-scienziato ha mandato in lavanderia il costume da poliziotto, indossato quello da Archimede Pitagorico e convocato d’urgenza i suoi migliori economisti e decrittatori: i revisori dei conti che certificarono il bilancio della Lega senz’accorgersi di 49 milioni spariti; i calcolatori umani che gli avevano garantito l’immediata espulsione di 600mila clandestini; il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, che ha patteggiato 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta, quindi i numeri li mastica; e il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, imputato per la Rimborsopoli ligure con richiesta di condanna a 3 anni e 4 mesi per peculato e falso ideologico per essersi fatto rimborsare dalla Regione 19.855 euro di spese private, un altro che col pallottoliere ci sa fare. Tutto inutile: “SO=SMx(1-d)x(1-t)” non ha convinto neanche quelli. Poi in soccorso è giunto, inaspettato, il prof. ing. Pierluigi Coppola, quello che è sempre stato pro Tav e dunque, a differenza degli anti, è imparziale. Ignoto al grande pubblico fino a martedì, da quando ha deciso di non firmare la relazione di Ponti+4 è una star mondiale, portata in trionfo da giornaloni e giornalini.
È lui l’Eroe che “ribalta completamente i risultati dell’indagine di Ponti” e convincerà il Parlamento “che quella di Ponti non è un’analisi oggettiva” (Repubblica). È lui l’intrepido “commissario dissidente” (Sole 24 Ore) o “prof dissidente” (Corriere della Sera), insomma il Solženicyn del buco. È lui l’impavido autore del “contro-dossier che elenca sette criticità ‘per ordine di rilevanza’” nel rapporto Ponti+4 (La Stampa) e illustra al mondo gli effetti balsamici del buco nelle Alpi. Basterà forarla un altro po’, e la montagna stillerà latte e miele: “Per Coppola i benefici supererebbero di 300 milioni i costi” (Sole 24 Ore). Anzi no, di più: “Il saldo è positivo di almeno 400 milioni” (Corriere), “Nel contro-dossier vantaggi per 400 milioni” che “potrebbero diventare 500” (La Stampa). Ma che dico, signore mie, mi voglio rovinare: “Tav, il controparere di Coppola: ‘Positiva fino a 2,4 miliardi’” (Repubblica). Gonfi d’invidia per la roba buona che si fumano questi controanalisti, capaci di passare da 300 a 400 a 500 milioni a 2,4 miliardi senza fare un plissé, andiamo a controllare cos’ha scritto Coppola nel “contro-dossier” di ben sei pagine. E scopriamo che non c’è un solo numero, una sola cifra, una sola tabella. E i 300 milioni del Sole? E i 400 che potrebbero diventare 500 di Stampa e Corriere? E i 2.400 di Repubblica? Mai citata una sola di queste cifre. C’è di tutto, perfino l’allergia del prof. ing. al calcolo delle accise (come se un governo non dovesse sapere quante tasse perderebbe lo Stato col Tav: 1,6 miliardi), ma nemmeno l’ombra di un dato. “Coppola – ammette La Stampa, prima di sparare cifre a casaccio – non ha messo numeri o predisposto tabelle”. Ah ecco. Dev’essere per questo che Salvini, fra l’analisi di 80 pagine dei cinque prof con tutti i dati e quella di 6 pagine del singolo prof senza un dato, ha scelto la seconda: i numeri gli danno l’abbiocco e si ripropongono. Come la peperonata.

giovedì 14 febbraio 2019

Fraintendimento


Molto meglio il fratello del candidato in pectore alla segreteria del Partito Disastrato! Se per lui contare era l’avanspettacolo che i soloni europei gustavano allorché arrivava la nostra delegazione, Zingaretti dovrebbe riflettere sulle ilarità, lo scompiscio che si creava nel palazzone, allorché ad esempio il Delinquente Naturale e la sua pletora giungevano con innaturale fretta, dettata dalle cene eleganti che l’attendevano sul far della sera, con smargiassate degne dei cinepanettoni, promesse alla Luna infarcite da barzellette da bar portuali, come non ricordare quella della mela al sapore di culo? E poi il Giullare Egoriferito che per un gruzzolo da spargere a mo’ di mancetta nelle tasche dei votanti, aprì porti e fazende agli innumerevoli sbarchi di poveri profughi, manlevando gli altri paesi da fastidiosi affari, il tutto condito da faraoniche promesse, vulgo Fregnacce, marchio di fabbrica di quella comica Era del Ballismo. Il fratello del Commissario Montalbano ha frullato la verità, arte nobile del suo partito, facendo finta di non vedere l’irritazione sgorgante da Burocraty City molto alterata con l’attuale governo solo per un motivo chiaro e lampante: gli stiamo rompendo i coglioni, mettendo i bastoni tra le ruote ai loro affaracci, alla nomenclatura infarcita di Gin Tonic, Moscovici (prima scialacquatore di bilanci ed ora integerrimo guardiano economico) e la maschera clownesca Guy, consapevoli come sono di avere i giorni contati e, di conseguenza, gustiamo del loro dimenarsi come anguille di Comacchio appena pescate. L’anonimato infatti, piatto forte del partito di Zingaretti, è proprio lì, a due passi!

Sfangature



mercoledì 13 febbraio 2019

Ottimo articolo


mercoledì 13/02/2019
CORO BIPARTISAN
La furia dei pasdaran, uniti nel fanatismo
BORDATE - DA CHIAMPARINO A DELRIO, A FOIETTA E B. TUTTI CONTRO IL DOSSIER E PONTI & C: “SONO CAZZATE”. MA I DATI NON INTERESSANO

di Giorgio Meletti @giorgiomeletti

Sedicenti competenti - Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino è un sostenitore del Tav - Ansa
È come sottoporre un trattato del professor Burioni ai No-vax. Manco lo guardano: “Tutte puttanate”. Logica stringente: essendo il luminare favorevole ai vaccini, se dimostra che i vaccini servono ci sta imbrogliando. Il caso del Tav è ancor più agghiacciante. Il terrapiattista che rischia di far morire di morbillo il figlio per dimostrare che Burioni è un coglione, è un caso statisticamente inevitabile .

Ma sul Tav si manifesta il fanatismo di un’intera classe dirigente. I sedicenti competenti hanno intonato un coro da osteria contro l’economista Marco Ponti e gli altri autori dell’analisi costi-benefici, accusandoli di essere prevenuti. Il maestro del coro è il commissario di governo per Tav, Paolo Foietta, sedicente servitore dello Stato che ieri lo ha sobriamente servito dichiarando che “lo studio da farsa corre il rischio di trasformarsi in truffa”. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, altro uomo delle istituzioni definisce Ponti e gli altri “cinque capricciosi esperti No-Tav”, neanche avessero detto che Toninelli è nipote di Mubarak.

In nome dell’ambiente e della razionalità economica, i neofanatici vogliono rapinare i contribuenti per togliere i camion dall’autostrada meno trafficata d’Italia (e non, per esempio dall’A22 del Brennero, che è dieci volte più trafficata, ma lì i pedaggi li incassa anche la provincia di Reggio Emilia, cioè il collegio elettorale di Graziano Delrio). Da decenni molti autorevoli economisti spiegano con calma, come se parlassero a persone normali, che è un’idiozia. Per esempio Roberto Perotti, bocconiano, commissario alla spending review scelto da Matteo Renzi, lo ha detto già dieci anni fa: “Deturpare una vallata per ridurre le emissioni dell’1% al costo di 16 miliardi è un buon investimento per le imprese appaltatrici, ma non per il Paese”. Ponti dice le stesse cose da ancora prima, perché sono evidenti. Ma i nostri terrapiattisti, imitando i sottosegretari grillini che amano spernacchiare, ringhiano: “Questo lo dice lei”. Allora Ponti glielo spiega in 80 paginette in cui una delle frasi più tirate via è “P=V*Dj– Dj/Vf * V2 (1)”. È qui che i terrapiattisti ferroviari si incazzano e gli danno del falsario.

SERGIO CHIAMPARINO

Affidare lo studio a Marco Ponti è stato un po’ come affidare a Dracula la guardiania della banca del sangue
È proprio Delrio, ex ministro delle Infrastrutture che pure l’analisi costi-benefici l’aveva promessa senza mai farla, a dare il la: “Uno studio cieco e inaffidabile”. Il prossimo segretario Pd Nicola Zingaretti, gli fa eco: “Lo studio è manipolato da interessi politici”. Zingaretti deve sapere qualcosa, forse gliel’ha detto il fratello Montalbano. Par di vederlo Ponti, a 78 anni, che va da Toninelli e gli dice: “Dimmi Danilo, quale numero vuoi che ti manipoli? Vediamo: SO = SM × (1 – d) × (1 – t), che ne dici? Tolgo un meno e aggiungo un più? No, dai, Chiamparino se ne accorge”. E infatti il governatore del Piemonte, obiettivo come sempre, ha scoperto il gioco: “Affidare lo studio a Ponti è stato un po’ come affidare a Dracula la guardiania della banca del sangue”.

Poi c’è B., che ha il cemento al secondo posto tra i profumi preferiti: “Uno studio costruito apposta per dare ragione ai 5 stelle, ma è pieno di sciocchezze”. Paolo Zangrillo, fratello del suo medico messo in Parlamento, misura le parole: “Una pagliacciata”. Giorgia Meloni, fresca vincitrice delle regionali abruzzesi con i voti di Salvini, si adegua: “Una buffonata”.

Poi c’è la tragedia dei posti di lavoro. I trucchi di Ponti “ne faranno perdere 50 mila”, tuona il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia. “Cinquanta mila, sì sì”, ripete la leader della Cisl Annamaria Furlan. In realtà i posti di lavoro dei cantieri Tav saranno 450 in media per dieci anni: una media impresa che si aggiungerà alle 4 mila già esistenti. E questo dato non se l’è inventato il No-Tav Ponti. È sul sito dell’Osservatorio di Foietta. La distanza da 450 a 50 mila misura la disperazione di chi riponeva nel grande affare speranze di vario tipo.

Cai Cai!



Travaglio!


mercoledì 13/02/2019
I vedovi

di Marco Travaglio

La vedovanza è sempre una condizione penosa, dunque i vedovi del Tav meritano grande rispetto, oltre alle condoglianze di rito. Dev’essere terribile perdere all’improvviso la compagna di una vita (la chiamano “la Tav”). E ancor più doloroso scoprire che era un compagno (un treno merci). Né può sollevarli apprendere che quel compagno non è mai esistito: il buco di 57 km a cui avevano dedicato 30 anni di vita era solo il frutto della loro fantasia, meno consistente di una bambola gonfiabile. Così come il “cantiere” che i poveri umarell ogni tanto visitavano, senza che nessuno li avvertisse che era solo per un paio di buchetti esplorativi. Così ora non avranno neppure una tomba su cui piangere, né una bara vuota su cui deporre fiori. Il caro estinto era molto caro, questo sì: 1,4 miliardi già spesi per fingere di fare una cosa inutile che alla fine della fiera ce ne avrebbe fatti perdere altri 7 o 8.

Un Paese serio, dopo il rapporto costi-benefici del governo, la finirebbe qui. Ma siamo in Italia, dunque il coro dei vedovi e delle prefiche seguiterà a strillare un altro po’. Chi ha pagato mazzette e vorrebbe avere qualcosa in cambio. Chi le ha prese e teme di doverle restituire. Chi aveva promesso a costruttori e coop rosse una paccata di soldi nostri e ora deve render conto. E i trombettieri del Tav travestiti da giornalisti, che spacciavano per oro colato i dati farlocchi della Banda del Buco, vaneggiando di collegamenti con la Francia e l’Europa (già collegate), di mega-boom del Pil, di mirabolanti vantaggi ambientali, di miracoli che tramutano i Tir in treni e la gomma in rotaia, di nuove Transiberiane da Lisbona a Kiev (disegnate a pennarello). Dovrebbero ammettere di aver raccontato un sacco di balle. Oppure, vedi Repubblica e l’Espresso, spiegare perché fino a pochi anni fa pubblicavano le inchieste di Luca Rastello e Tommaso Cerno (e anche commenti di Adriano Sofri) contro il Tav e ora, proprio in articulo mortis, hanno sposato il carissimo estinto, unendo le nozze alle esequie. Le prime reazioni frignanti dei vedovi inconsolabili all’atto di morte di 80 pagine consegnato al governo dal prof. Ponti e dai suoi 4 colleghi sono peggio di quelle dei No Vax o dei fan di Stamina dinanzi alle evidenze scientifiche: perché, diversamente da questi, quelli si piccano di essere moderni, istruiti, scientifici, competenti. Anzi, passano il tempo a denunciare le fake news degli altri. Purtroppo, dinanzi alle decine di tabelle, dati e calcoli scientifici dei cinque esperti, non oppongono nulla che ricordi non dico la scienza, ma neppure la tabellina del 2.

Che so, un’addizione, una sottrazione, una divisione, una moltiplicazione sbagliata. No: frignano e basta. Del resto la loro analisi costi-benefici era affidata a 7 madamine torinesi, note scienziate, al momento disperse. L’analisi vera dice che i benefici del Tav sono di 800 milioni, non di 20 miliardi come dicevano i costruttori Telt? E vabbè, pazienza. Le merci necessarie per giustificare l’opera dovrebbero essere 25 volte quelle attualmente circolanti, e anche in quel caso il Tav sarebbe in perdita, visti i 2 mila Tir giornalieri al Fréjus contro gli 80 mila sulla tangenziale di Torino? Massì, dai, arrotondiamo. La Co2 risparmiata sarebbe lo 0,12% delle emissioni nazionali? Che sarà mai. Il guadagno di tempo da Milano a Lione sarebbe di 1 minuto e 20 secondi? Vuoi mettere. Nessuno prova a smentire un solo dato. Meglio affidarsi alle supercazzole. Per Repubblica l’analisi di Ponti&C. è “una partita truccata perché 5 tecnici su 6 erano schierati” (cioè avevano dei dati e delle idee anche prima, e sono rimasti coerenti), mentre “il sesto, Pierluigi Coppola, non ha ritenuto sottoscrivibile il documento: una spaccatura che mette in discussione la terzietà delle conclusioni”. Cioè: 5 dicono una cosa, il sesto ne dice un’altra (non si sa quale) e chi vince? Il sesto: “l’unico a non aver espresso in precedenza una opinione negativa sul progetto” (era Sì Tav, quindi era imparziale; invece gli altri non sono “terzi” (infatti sono quintupli).

Un altro bel vedovo, l’ex capo dell’Osservatorio di governo Paolo Foietta, parla di “analisi-truffa”. Smentisce almeno un calcolo? No, però “i tecnici hanno attaccato il carro dove voleva il padrone”. Il guaio è che Ponti non ha padroni e lavora gratis, mentre lui un padrone ce l’aveva: i governi Sì Tav che lo pagavano. Chiamparino, ex sindaco, ex banchiere e si spera presto ex governatore del Piemonte, dice che è “come affidare a Dracula la sorveglianza sulla banca del sangue”. Buona questa, infatti non è sua: è di Grillo su Gava ministro dell’Interno. Ma qui l’unico Dracula è Chiamparino, che svuotò le casse del Comune con le Olimpiadi del 2006 e ora vorrebbe proseguire l’opera con le casse dello Stato. Il nostro vedovo preferito è il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, noto collezionista di fiaschi: “L’apertura di questi cantieri a regime determina 50 mila posti di lavoro”. Tutte balle: l’occupazione prevista è di 4 mila addetti che, per un’opera da almeno 13 miliardi, ci costerebbero 3,2 milioni a cranio. Prezzi modici. Massima solidarietà a Marco Imarisio del Corriere, che ha dedicato gli ultimi dieci anni a dipingere il Tav come la nona meraviglia del mondo, i No Tav come le nuove Br e le madamine come le reincarnazioni di madame Curie. “Le cifre catastrofiche citate nel documento – scrive, senza smentirne mezza – non corrispondono affatto alla verità assoluta, ma alle personali convinzioni del gruppo di studiosi… Per citare lo stesso prof. Ponti, i ‘suoi’ risultati sono frutto di studi e metodi personali”. Ma va? Un analista utilizza i suoi metodi personali, anziché quelli delle madamine. E manco una telefonata a Imarisio. Ma sarà legale?

Macchietta belga



Pur essendo Carnevale, questa macchietta belga riesce lo stesso a strabiliami per l'ilarità emanante dalla sua maschera di giullare, di rappresentante un mondo con i giorni contati. Infatti questo Guy Vernhofstadt capo gruppo dell'Alde al Parlamento europeo, o meglio, al tempio della burocrazia di Bruxelles, ha trovato il modo di irride il nostro Presidente del Consiglio, dandogli del burattino. E gli allocchi nostrani, gondolandosi per l'epiteto non hanno compreso che tutto il paese è stato irriso da questo saltimbanco, da questo spargi timbri ed infiaschiatore di aria fritta, senza storia né futuro. Perché infatti a maggio sloggerà assieme a Gin Tonic, al randellante Moscovici che guarda a casa degli altri avendo avuto un passato di sforatore di bilanci francofoni. Ma torniamo a Guy: leggo su Wikipedia che oltre alla carriera politica questo giullare è stato dal 2012 amministratore delegato della Sofina, fondata con capitale tedesco ed americano 
"ed è stata inizialmente coinvolta in una serie di importanti investimenti e concessioni internazionali nei settori dell'energia e dei trasporti in Europa e America (compresi tram, elettricità, petrolio greggio, ecc. In Spagna, Portogallo, Ungheria, Argentina, Italia, Francia, ecc.); dagli anni '60 l'azienda è una pura holding. Oggi la Società detiene partecipazioni di minoranza a lungo termine in una serie di importanti e consolidate società europee; Investe anche in fondi di private equity e venture capital, nonché direttamente in società start-up in Europa, Nord America e Asia. "
Inoltre Guy è anche direttore del fondo pensionistico olandese APG e dell'armatore Exmar. Nel 2013 si è cuccato per queste cariche 200mila euro, oltre allo stipendio da europarlamentare.
Quindi il clown Guy potrebbe essere scudiero, burattino, mezzadro delle grandi holding internazionali. E bene ha fatto il Presidente del Consiglio a ricordarlo. Questo lobbistico pagliaccio quindi si permette di insultare il nostro paese dall'alto dei suoi affari, dai sottoboschi che per default non hanno nulla a che vedere con la lotta alle disparità sociali né con il progresso di una società. 
Ma se ne andranno, svaniranno come neve al sole. Tra l'indifferenza generale ed il sollievo di molti che ancora non si capacitano di quanto denaro pubblico il baraccone europeo riesca sperperare. Perché se alle otto e mezzo di sera si grubera, non si riesce a comprendere appieno l'idiozia di questi saltimbanchi che una volta al mese trasferisco la sede del parlamento da Bruxelles a Strasburgo per la modica cifra di 200milioni di euro all'anno! Una volta al mese il macaco Guy e gli altri 753 compari, assieme a segretarie, funzionari, trapezisti, mangiatori di fuoco si spostano in compagnia di tonnellate di carta per andare a fare una seduta a Strasburgo. E poi i burattini saremmo noi! Guy, datti all'avanspettacolo che è meglio per tutti!