sabato 9 agosto 2025

Inizio di biografia

 

Quelle relazioni coi boss Gambino
DI PINO CORRIAS
Donald Trump mangia hamburger due volte al giorno, tutti i giorni. Gioca a golf un quarto del suo tempo. Quando non gioca, governa sparando minacce e dazi al mondo. E il mondo lo prende sul serio. Noi lo abbiamo seguito per le 18 buche della sua storia, provando a raccontare il suo mistero.
Donald J. Trump, 47° presidente d’America, è alto, grosso e arancione. Il ciuffo lo precede, come l’aquila degli imperatori romani: è il suo segno del comando. La tonalità che usa è biondo oro, la marca della tintura è Just For Men. Indossa vestiti su misura blu e cravatte rosse allacciate lunghe sino all’inguine. È figlio di un milionario che per tutta la vita ha costruito case popolari, abitando nel Queens e guardando Manhattan da lontano. Il padre di suo padre è un immigrato, nonno Fred Drumpf, arrivato in stracci dalla Germania nel 1885, a 16 anni, prima lavapiatti a Seattle, poi titolare di una taverna nel Klondike, durante la corsa all’oro, dove offre liquori, fagioli e “ragazze sportive”. Accumula abbastanza dollari da cambiare cognome, americanizzandolo in Trump, trasferirsi a New York e comprare qualche terreno edificabile in periferia. Muore di spagnola nel 1918. Il primogenito si chiama Fred, ha 12 anni, cresce duro e si fa largo. A 21 anni costruisce le prime case unifamiliari e una caserma in Virginia. Sposa una immigrata scozzese. Fanno cinque figli. Donald è il quarto, nasce il 14 giugno del 1946. Il padre odia i neri e i messicani. Partecipa alle manifestazioni razziste del Ku Klux Klan. Nel Dopoguerra, moltiplica gli appalti e diventa socio di Willi Tomasello che gli garantisce la protezione dei sindacati e che secondo l’Fbi è affiliato alle famiglie Genovese e Gambino. Fred va tutti i giorni nei cantieri con i tre figli maschi – Fred jr. Donald e Robert – guidando una Cadillac blu e insegnando ai figli a comandare le maestranze, risparmiare sui materiali, assumere, licenziare e raccogliere i chiodi da terra come fa lui “per non sprecarli”. Il maggiore dei figli odia la polvere e il padre. Farà il pilota, ma dovrà smettere per problemi di alcol. Donald diventa l’erede naturale. Studiare lo annoia, si ferma dopo la laurea breve in Economia alla Pennsylvania University. In compenso impara le leggi del padre (“Devi vincere sempre”) e quelle della Bibbia. Dirà: “Occhio per occhio è la frase che mi ha ispirato di più”. Il padre arriverà a costruire 72 palazzi popolari, nessuno a Manhattan. Donald vuole surclassarlo. Per tutta la vita costruirà solo grattacieli e Resort di lusso. Cominciando proprio da Manhattan che lo aspetta al di là dell’East River.
(1 – Continua)

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