venerdì 22 agosto 2025

Tris di Pino

 

Trump in 18 buche / 8 – Nasce apprendista politico
DI PINO CORRIAS
Metà delle biografie raccontano che Trump nasce come personaggio televisivo. E solo dopo diventa politico. Non è vero. Trump era politico quando masticava i concorrenti del suo reality The Apprentice, sugli schermi di Nbc, e resta un conduttore televisivo ora che danza, prega, ordina, minaccia e licenzia dagli schermi della Casa Bianca, nei panni dell’Istrione in Capo. La prova è che – come un conduttore tv – continua a raccontare la realtà dei fatti senza preoccuparsi della verità dei fatti, gli basta il colpo di scena che funziona in quell’istante, preparando il prossimo.
The Apprentice, “l’apprendista”, esordisce nel 2004 e per 14 edizioni diventa farina del sacco magico di Trump, che incassa montagne di dollari in royalties e un mare di ascolti. La sfida si svolge in uno studio allestito nella Trump Tower. Schiera due gruppi di aspiranti manager che si giocano la posta in palio, l’assunzione per un anno in una delle aziende del loro “fantastico esaminatore!”, 250 mila dollari lo stipendio. Più la gloria di avere sfidato, domanda dopo domanda, il micidiale You’re fired!, “sei licenziato”, Get out!, “levati dai piedi” che Trump grida agli sventurati, con il dito puntato come fosse la canna della pistola fumante.
Apoteosi teatrale che dall’anno 2016, quando annuncia la sua candidatura, trasferisce identica alla fine di ogni comizio. Al primo giro contro Hillary Clinton, “la satanista bionda”. Nei successivi, contro Joe Biden, “il vecchio addormentato”, e Kamala Harris, “la disabile mentale”.
La sua densità d’immagine, la cantilena ipnotica con cui parla, le pause prima di scagliare la pietra, la sua mimica facciale che vola dallo stupore al disgusto non sono solo la forma del discorso, sono la sostanza. Per questo “invadere la Groenlandia”, “riprenderci Panama”, “diventare ricchi come mai prima d’ora”, non hanno bisogno di prove. È lui che pronunciandole le rende vere in quell’istante provvisorio. Il resto lo fa la scatola magica della tv. Dopo la Nbc, la Fox del suo amico/nemico Rupert Murdoch, schierata sul fronte della destra radicale americana, che Trump cavalca senza rivali. Fino a quando ha deciso di usare il suo carburante ad alta energia, per entrare nello spazio profondo delle primarie, candidarsi. E quando ancora nessuno ci credeva, vincere l’America.
(8 – Continua)
Trump in 18 buche / 9 – Fox News e il complottismo
DI PINO CORRIAS
Anno 2016. Fox News è il suo regno. Fox News è il suo tappeto magico in volo sull’America Great Again. Fox non dice (quasi) mai la verità, ma dice sempre la verità di Trump che accusa, schiaccia, insulta Hillary Clinton, la sua avversaria nelle elezioni, i democratici, i messicani, la Cina, la stampa. Il New York Times a dicembre di quell’anno ha pubblicato l’elenco dei 24 mila tweet che Trump ha scagliato contro i nemici. Mentre i suoi alleati, la banda dei complottisti di QAnon in testa, hanno fatto di peggio propagando in Rete che Hillary Clinton – con Bill Gates, Barack Obama, Tom Hanks, Oprah Winfrey – fosse a capo di una setta di pedofili che si riuniva nei sotterranei di una pizzeria di Washington per compiere riti satanici: stuprare bambini, berne il sangue per vivere per sempre. Favola fake talmente rilanciata in Rete, fino a quando un tale Edgar Welch, svalvolato di 28 anni, ha viaggiato per 400 miglia per assaltare la pizzeria incriminata con un fucile d’assalto, sparando in aria e dichiarando alla polizia di essere “un salvatore di bambini”.
I complottisti dissodano il terreno del risentimento. Specie nell’America rurale e post-industriale colpita dalla crisi economica, spaesata dalla globalizzazione che ha trasformato il mondo in una centrifuga così potente, da spedirli ai margini sociali.
Fox quel risentimento lo nutre di storie e di immagini, specialmente contro gli immigrati, i politici di sinistra, i banchieri. Trump ne raccoglie i frutti, li espone nel suo banco elettorale di multimiliardario che incarna i tratti popolari della vera America, quella bianca che non viaggia, non legge, santifica la domenica con la messa e il barbecue, crede ai supereroi della Marvel. Ma Trump non vende solo la nostalgia ingannevole di un’America perduta, ci aggiunge il suo tocco magico: il ruggito: “Cominceremo con la sicurezza a casa nostra. Quartieri sicuri, confini sicuri, protezione dal terrorismo. Io sono con voi. Combatterò per voi. Vincerò per voi”.
Vince davvero, anche se con 3 milioni di voti popolari meno di Hillary Clinton. All’insediamento giura sulla Bibbia e su se stesso: “Mai l’America avrà un presidente come me”. Si inchinano tutti: per togliergli i cingoli del potere servirà una magia, oppure una catastrofe. La convocò il Covid.
(9 – Continua)
Le acrobazie di Donald, tra Covid, infetti e Oms
DI PINO CORRIAS
Nel disastroplanetario del Covid – 21 milioni di infettati nel mondo, 7 milioni i morti – Donald Trump e i mandarini cinesi siedono al posto d’onore della sciagura. I cinesi per non avere pronunciato neanche una parola durante la pandemia. The Donald, che stava concludendo il suo primo mandato, per averne sparate troppe. Le più memorabili il 24 aprile 2020: “Volete ripulirvi dal virus? Forse dovreste usare dei disinfettanti adatti. Beveteli, oppure iniettateveli. Mi dicono che vi ripulirebbero in un minuto, un minuto!”. Nella vasta America stavano già morendo centinaia di persone al giorno, tutte le autorità sanitarie erano in allarme. Anthony Fauci, il più esperto tra gli immunologi statunitensi, trasecolò, si spaventò, smentì. Altri scienziati, a stretto giro, furono più espliciti in tv: “Èil più pericoloso e il più idiota tra i suggerimenti possibili. Per favore, non bevete candeggina!”. L’America sbandava dai primi giorni dell’allarme. Ci furono le battaglie tra chi voleva rendere obbligatorie le mascherine, chiudere tutti i canali del contagio, gli uffici, le scuole, gli stadi. E chi invece credeva che la pandemia fosse una esagerazione, anzi una interferenza nata per danneggiare l’economia, conculcare la libertà del cittadino americano, distruggere la società. Trump ondeggia, minimizza, ritarda. Non è solo nel mondo. Per Boris Johnson, premier britannico, la pandemia è una vacanza da passare bevendo birra. Per Jair Bolsonaro, presidente brasiliano, è una “gripezinha”, una febbriciattola: “Uscite, vivete, andate a lavorare”. Per Mark Rutte, premier olandese, “Il Sud Europa sta drammatizzando per spillare soldi a noi del Nord”. L’America, a consuntivo, scalerà il record dei contagi nel mondo, 103 milioni di cittadini, e quello dei morti, 1,8 milioni. Trump non ammetterà mai gli errori, né la sua sistematica disinformazione. C’era da combattere contro il candidato democratico, l’odiato Joe Biden. C’erano da criticare “i falsi dati” diffusi dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. E dopo la sconfitta elettorale, c’era da incendiare l’America contro i brogli elettorali dei democratici che gli avevano appena “rubato la rielezione”. Convincendo i suoi guerrieri a mettersi in marcia verso Capitol Hill per assaltarla. Per distruggerla.
(10 – Continua)

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