lunedì 1 settembre 2025

Perché finisce sempre così?

 

Debiti non pagati, opere rinviate e la montagna sventrata: ecco l’effetto delle Olimpiadi 2026 su Livigno | Foto

Sarà il contenitore ludico dei Giochi di Milano-Cortina, con effetti pesanti sull'ambiente e i lavori promessi ultimati (forse) dopo la manifestazione. Anche i cittadini denunciano gli sprechi e il "disastro naturale"
Debiti non pagati, opere rinviate e la montagna sventrata: ecco l’effetto delle Olimpiadi 2026 su Livigno | Foto
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LIVIGNO – Due decreti ingiuntivi contro Società infrastrutture Milano Cortina 2026 per il pagamento di forniture e servizi per 580mila euro. Il nuovo parcheggio interrato del Mottolino da 34 milioni di euro che verrà ultimato solo a fine settembre 2026. Un impianto di risalita da 44 milioni di euro irrimediabilmente rinviato a dopo le Olimpiadi. Un bacino a quota 2.600 metri, per consentire l’innevamento artificiale. Infine, una serie di interventi che hanno sbancato i due splendidi versanti, con conseguente disboscamento e alterazione massiccia della morfologia. Più ci si avvicina alle Olimpiadi, più Livigno si sta trasformando in un contenitore ludico, nel teatro di rappresentazione delle gare molto spettacolari di Freestyle Skiing Moguls, Snowboard, Snowboard Cross e Halfpipe, che sono destinate a lasciare un segno pesante nell’equilibrio ambientale di una valle incantata. A documentarlo, al di là dei cantieri disseminati nel paese ai confini con la Svizzera, c’è anche una mostra di controinformazione e denuncia realizzata da alcuni cittadini.

DEBITI NON PAGATI – Almeno una decina di imprese lombarde, trentine e friulane, come denunciato da ilfattoquotidiano.it, avanzano qualche milione di euro per forniture e lavori eseguiti nel parcheggio interrato al Mottolino. I rapporti economici erano tenuti, in qualità di fornitori, con un paio di società che sono state sostituite nell’appalto durante l’estate 2024. Così hanno consegnato micropali e altro materiale necessario per sostenere la collina e la costruzione interrata, ma non sono stati pagati. Hanno scritto lettere alla società pubblica Simico che si sta occupando della realizzazione degli impianti pubblici, ma finora hanno ricevuto rifiuti, sulla base dell’assunto che gli impegni erano stati assunti da imprese private. La trentina Tecnoimpianti aveva però firmato un contratto che vincola Simico, almeno in una delle due commesse, a sopperire in caso di mancato pagamento. Il titolare Michele De Francesco ha così notificato a Simico due decreti di ingiunzione, chiedendo la liquidazione di 280mila e 300mila euro. La risposta di Simico è stata l’impugnazione: non vuole pagare sostenendo che la questione non è di competenza di Trento, ma di Roma, in ogni caso sono pendenti contenziosi civili e un arbitrato tra le parti private coinvolte. “Noi siamo imprese che lavorano, lo abbiamo fatto, ma non ci vogliono dare il corrispettivo. È vergognoso. Se questa è la gestione delle Olimpiadi…” commenta con amarezza e rabbia De Francesco.

IL PARCHEGGIO DOPO I GIOCHI – Che il parcheggio avesse dei problemi lo dimostra la lentezza dei lavori. L’appalto è stato assegnato nella primavera 2024, il contratto firmato il 29 maggio. Simico aveva assicurato la conclusione dei lavori entro il 30 ottobre 2025. Aggiudicataria è risultata Ar.Co. Lavori scc di Ravenna. Tre le consorziate esecutrici: Baronchelli Costruzioni Generali srl di Novate Milanese, C.R.S. Impianti e costruzioni spa di Gorle (Bergamo), C.R.T. Group di Borgomanero (Novara). Baronchelli e Crt si sono consorziate in Mottolino 2026. Nel luglio 2024 Ar. Co. ha sostituito le consorziate con Livipark, una nuova società consortile (Hana e Seli Manutenzioni Generali). Ciò ha comportato ritardi, infatti nell’ultimo aggiornamento di Simico sullo stato dei lavori risulta che solo la copertura del parcheggio da 500 posti auto sarà ultimata a metà ottobre per consentire l’arrivo delle gare, mentre la parte interrata finirà tra un anno. Così sarà realizzato un parcheggio provvisorio all’aperto nello splendido prato del Mottolino.

I VERSANTI SVENTRATI – Come documentano le fotografie e il masterplan in corso di realizzazione, lo sbancamento al Mottolino è imponente. Centinaia di larici e abeti sono stati tagliati. I livelli sono stati modificati e qualche decina di cittadini si è vista occupare aree di proprietà. Lo stesso è accaduto sul versante opposto, con la realizzazione di gobbetrampolini, strutture di gara, mentre sono in corso di installazione impianti provvisori per atleti, tecnici e pubblico di Aerials & Moguls. Praticamente ci si trova di fronte a un ambiente artificiale, che farà forse la gioia di praticanti e appassionati, molto meno di chi ama la montagna nella sua naturale bellezza.

UN BACINO ALPINO IN QUOTA – Lo sbancamento è ancora più evidente se si sale in quota, sul Monte Sponda, dove si sta lavorando a un bacino artificiale da 22 milioni di euro, a servizio della venue di gara dello snowboard. Pochi giorni fa il leghista Alessandro Morelli, sottosegretario alla politica economica del governo Meloni, ha pontificato: “E’ un cantiere pazzesco, consentirà di avere le piste sempre completamente innevate ed è uno dei grandi doni delle Olimpiadi che rimarranno sul territorio”. Al di là dello scempio ambientale, c’è da sottolineare come non verrà pagato con gli incassi delle Olimpiadi, ma dai contribuenti italiani.

CABINOVIA RINVIATA – Va alle calende greche un collegamento a fune in due tratti fra i versanti contrapposti, con un nuovo parcheggio interrato per altre 500 auto. Simico aveva annunciato il fine lavori per gennaio 2026, un mese prima delle Olimpiadi. È stato tutto accantonato a causa dei ritardi e della mancanza di costruttori. L’avvio dell’appalto è annunciato per settembre 2025, l’inizio lavori per il prossimo novembre (piuttosto improbabile visto che si stanno allestendo le aree di gara) e la conclusione solo nel luglio 2027, un anno e mezzo dopo la consegna prevista.

FOTO DI CONTROINFORMAZIONE – Nei locali di una ex pizzeria è stata allestita una mostra che denuncia gli sprechi e i danni ambientali provocati dalle Olimpiadi. A promuoverla sono due cittadini dissidenti, Savio Peri e Carletto Bormolini, che dicono: “Sono Olimpiadi sostenibili o un disastro naturale? Sono state calate dall’alto dai politici, senza aver coinvolto i cittadini a cui sono stati espropriati i terreni. Amministratori, vergognatevi”.

Prendiamo ATTA

 


Entusiasmo

 



Malvagità architettoniche

 

Firenze, la porcata al “Cubo”: dal teatro al cemento de luxe
DI TOMASO MONTANARI
Come un triste presagio, è apparsa una sagoma nera su uno dei paesaggi urbani più sacri di Firenze, quello dei Lungarni. Leonardo Bison ha già raccontato i dettagli ai lettori del Fatto: in sintesi, Matteo Renzi sindaco decise di rottamare il glorioso Teatro Comunale ottocentesco, per costruire il faraonico nuovo Teatro del Maggio, privatizzando lo spazio pregiatissimo del vecchio teatro per una spericolata operazione edilizia di 15.000 metri quadri, che doveva portare (e ha in effetti portato) all’ennesimo complesso di appartamenti di lusso. Il Comune di Firenze cedette il teatro a Cassa Depositi e Prestiti, “e per suo tramite agli allora soci del padre del sindaco, nel frattempo diventato premier. Questi ultimi poi, colpiti dalla lentezza burocratica e dalle inchieste giudiziarie, hanno gettato la spugna e l’immobile è tornato alla Cassa, che l’ha rivenduto al gruppo Hines” (così scrisse, allora, il Fatto). La sindaca di Firenze di oggi ha dichiarato: “Non penso che si debba ragionare sui giudizi personali e sui pareri estetici quanto sui percorsi fatti”. Se i suoi predecessori non si fossero occupati di estetica, Firenze semplicemente non esisterebbe. Quanto al percorso, è come dire ‘operazione perfettamente riuscita, paziente morto’. La stampa locale massacra l’allora soprintendente Andrea Pessina: al tempo accusato di dire sempre di no, oggi di aver detto un sì. In quel momento Renzi premier minacciava di sopprimere le soprintendenze, e Franceschini ministro faceva di tutto per diminuirne il potere di tutela. Nel caso specifico, Roma tolse il vincolo monumentale al teatro (lasciandolo solo sulle facciate), il che liberò cubatura e l’altezza: su cui la Soprintendenza non poté quindi dire nulla. Sull’impatto paesaggistico la responsabilità principale era di Comune e Regione, mentre i rendering di colore – approvati dalla Soprintendenza tra pressioni di ogni tipo – sembrano prefigurare un risultato assai diverso da quello poi attuato. Ma vedremo cosa scaturirà dall’inchiesta aperta dalla Procura.
Quella speculazione edilizia fu progettata e attuata dal governo Pd di allora. Il governo Pd di oggi dovrebbe almeno avere il coraggio di dire: quel cubo è, o no, uno sfregio? Commentando la distruzione dei ponti sull’Arno perpetrata dai nazisti in fuga, Piero Calamandrei usò parole commisurate alla perfezione dei Lungarni: “E che potremo dire dei nostri ponti assassinati, di questo sbrano sanguinante con cui si è voluto straziare per sempre il volto, unico al mondo, della nostra Firenze? Quando ci riaffacciamo col cuore stretto a quei Lungarni e non troviamo più, profilato sull’oro del tramonto, quel miracolo di misurata leggiadria che era il ponte Santa Trinita?”. Ovviamente, il danno non è lontanamente ​ paragonabile: ma purtroppo non lo sono nemmeno l’amore, e la consapevolezza della misura inalterabile di quel paesaggio unico. Oggi, una classe dirigente gravemente inadeguata, quella fiorentina, si vede affidato un patrimonio dell’umanità di livello stratosferico: e tutto si spiega con questo clamoroso décalage. Non sono gli occupanti nazisti, stavolta, a violentare Firenze. È la smania di ricchezza facile; la speculazione sul privilegio della bellezza, ereditata senza merito; la convinzione di essere la capitale del lusso estremo; la profonda ignoranza storica e insensibilità estetica: ecco cosa ha fatto affacciare sui Lungarni quella inguardabile porcheria. Se c’è una cosa peggiore della inadeguatezza delle classi dirigenti, è l’indignazione dei fiorentini comuni, sobillata solo a cose fatte da una stampa pettegola e servile. Vorrei dire ai miei concittadini, che oggi tuonano in coro contro “quel troiaio”: ma cosa vi aspettavate, continuando a votare passivamente questi politici, a supportare questi imprenditori, a mettervi in fila per le briciole che cadono dalla tavola della continua mercificazione della storia e della bellezza? Tolta la minoranza di architetti, urbanisti, storici dell’arte e attivisti che inutilmente si sgola da anni, non ci sono innocenti, a Firenze. E non parlo solo degli imprenditori, delle banche, delle fondazioni: ma anche dell’Università e del Tribunale, che hanno abbandonato, in tutto o in parte, le loro sedi storiche in centro, lasciandole alla speculazione edilizia. A tutti hanno fatto, e fanno, comodo i soldi facili della Firenze prostituita. Ma allora abbiamo almeno il coraggio delle nostre azioni, e rivendichiamolo fino in fondo lo sputtanamento di Firenze. È un bene che questa bruttissima operazione di speculazione edilizia e privatizzazione sia rappresentata da una bruttissima architettura: stavolta è tutto chiaro. Spero che quella roba rimanga dov’è e com’è: monito, punizione collettiva, monumento alla nostra decadenza. E come, guardando la Cupola del Duomo, si crede di intuire cosa fosse la Firenze dell’età di Filippo Brunelleschi, che tra duecento anni si possa capire, guardando la porcata sui Lungarni, cosa fu la Firenze dell’età di Matteo Renzi.