Il Maradona dei faziosi
di MICHELE SERRA
L’ex senatore Simone Pillon è già da tempo un pezzo pregiato della galleria leghista. Non un ordinario fanatico, come ce ne sono tanti; un vero e proprio virtuoso del fanatismo, un Maradona della faziosità, un Einstein del pregiudizio.
Ma forse l’avevamo sottovalutato. Non avevamo capito fino a che punto poteva arrivare il suo talento: Pillon ha superato se stesso. Indignato per la chiusura della non seguitissima trasmissione radiofonica di Marcello Foa, sul suo ribollente account Pillon ha attributo la «brutale chiusura della garbata trasmissione ai comunisti, che ancora comandano in Rai». Il fatto che «i comunisti», nickname che Pillon attribuisce a capocchia a chiunque non gli garbi, non solo non comandino in Rai, ma neppure abbiano mai comandato, per Pillon è irrilevante. Sono cose che possono interessare, al massimo, le persone pedanti che ritengono importanti i fatti, perfino più importanti degli evviva e degli abbasso.
Ma ecco — smacco supremo — che la stessa vittima della obbrobriosa censura, Marcello Foa, sente il dovere di rispondere così: «Grazie Simone, però questa volta la sinistra non c’entra. Ha fatto tutto il centrodestra».
Devo confessare che raramente mi sono divertito tanto (forse quando ho visto Un pesce di nome Wanda). Siamo di fronte a un caso inedito, forse irripetibile. È l’infortunato in persona a rassicurare il suo esagitato soccorritore: grazie, sei molto gentile a preoccuparti per me, ma non sono stato picchiato dalle bande nemiche. Mi sono fatto male da solo, sgambettato dai miei e dai tuoi amici.
Non si sa cosa aggiungere. Se non che, di qui in poi, seguiremo le esternazioni di Pillon con crescente ammirazione. Nella speranza che sia in grado di tollerare anche fan comunisti.
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