giovedì 30 ottobre 2025

A proposito di potentati

 

I giornali del “Padrone” su Elly, Marina e Meloni
DI DANIELA RANIERI
Nella scorsa settimana i giornali del padronato italiano ci hanno tenuto la mente impegnata in un avvincente ping pong: il biasimo nei confronti di Elly Schlein, segretaria del partito che ogni tanto si ricorda di fare opposizione, cosa che scandalizza sempre i benpensanti; e il disaccordo in seno alla maggioranza sul trattamento da riservare alle banche nella legge di Bilancio firmata dal ministro Giorgetti. Si tratta di due temi solo apparentemente scollegati.
Cominciamo dal secondo: perché Meloni, che non le manda a dire a nessuno e anzi è tutti i giorni inferocita con qualcheduno, è così permissiva, per non dire remissiva, con Marina Berlusconi, di fatto trattata, anche dai media, come fosse una componente del governo? La risposta più immediata è: perché Forza Italia, il partito governato da Tajani (nel senso che Tajani ha le chiavi e ogni giorno si reca sul posto per rigovernare le cucine e tagliare le erbacce), è di fatto una delle proprietà della famiglia Berlusconi, un patrimonio che comprende anche banca Mediolanum. Già l’anno scorso il governo (composto da gente che ha preso i voti strillando contro i poteri forti) si era rimangiato la legge sugli extraprofitti delle banche, che comprensibilmente non piaceva a Piersilvio e congiunti; quest’anno, per non urtare gli orfani, si sta pure prodigando per estendere la garanzia, pensata sotto Covid, sui crediti che le banche concedono alle imprese e che queste non ripagano. Così gli ammanchi li ripagherebbe lo Stato, cioè noi. Un bel lavoretto a favore del Capitale, non c’è che dire: mica siamo in Spagna, dove il governo Sanchez ha non solo tassato gli extraprofitti, ma ha anche rifiutato di dare il 5% del Pil alla Nato come ci ha ordinato Trump, cosa che per il nostro governo va invece benissimo, anzi, se occorre diamo anche il 6.
E veniamo al primo punto: da Amsterdam la Schlein aveva detto: “Con l’estrema destra al governo la democrazia è a rischio”, riferendosi all’attentato contro Sigfrido Ranucci, la cui trasmissione Report è costantemente minacciata nella sua libertà da gente di governo (in passato anche dal Pd renziano, va detto). Una frase all’acqua di rose che in bocca a qualsiasi altro leader della sinistra mondiale sarebbe stata un’ovvietà, pronunciata da una che presumibilmente lavora per costruire un’alternativa al governo. Da noi è uno scandalo. Sul Corriere un editoriale di Antonio Polito rimette Schlein al suo posto: “Se ad Amsterdam ci fosse un Rubicone, Elly Schlein l’avrebbe varcato… Dire ai compagni socialisti europei che l’attentato a Ranucci dimostra che ‘la democrazia e la libertà di parola sono a rischio quando l’estrema destra è al governo’, equivale infatti a negare la patente di legittimità democratica all’avversaria”. Non sia mai. Meloni è molto meno pericolosa di Berlusconi: “Non era una donna potente e ricca quando arrivò a Palazzo Chigi; anzi, ha trascorso la gioventù alla Garbatella e in un partito ai margini. Come mobilitare la paura del regime contro una tale biografia? Un manipolo di reduci di Colle Oppio può spaventare quanto un impero televisivo e il suo relativo conflitto di interessi?”. Meloni è stata solo ministra di Berlusconi a 31 anni, e adesso sta al governo con e grazie agli eredi di quell’impero e del suo relativo conflitto di interessi: che vuoi che sia.
Anche Galli della Loggia bacchetta la tiepidissima Schlein: “Dopo l’accostamento fatto da Schlein tra l’attentato a Ranucci e ‘l’estrema destra’, (tra virgolette, ndr) al governo, con conseguente proclamazione della ‘democrazia a rischio’, è forse giunto il momento che la sinistra (senza virgolette, ndr) italiana, i suoi politici e i suoi elettori, i suoi intellettuali e i suoi giornalisti, decidano una buona volta in che Paese pensano di abitare”. Perbacco. “Dipende cioè se la sinistra si considera essenzialmente come la sola speranza rimasta della democrazia italiana… o se invece… pensa di doversi dotare di un programma elettorale, diciamo così normale”. E cosa c’è di anomalo nel fatto che uno dei tre partiti al governo, che possiede il 10% dei voti degli elettori, sia in palese conflitto di interessi con l’intera politica economica del governo stesso e detti legge in tema di Giustizia e sui palinsesti della tv pubblica, specie quando tratta la biografia del già finanziatore di Cosa Nostra? Più normale e democratico di così! Quindi la vera risposta alla domanda “perché la fumantina Giorgia è così remissiva nei confronti di FI e della famiglia Berlusconi” è: per essere gradita al sistema, lo stesso che striglia Schlein per aver detto l’ovvio. Per lo stesso motivo Meloni è atlantista, trumpiana già bideniana, e prona all’Europa dell’isterismo russofobo e guerrafondaio che dispone un colossale riarmo per 800 miliardi da sottrarre ai cittadini di 27 Paesi per investirli in missili e carri armati, cioè in morte. Esattamente ciò che avrebbe fatto un governo Draghi, per dire, quindi tutto a posto.

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