Non era presente Einstein Albert
di Michele Serra
Nella stupefacente presentazione al Senato della fantomatica “macchina di Majorana”, stringeva il cuore leggere, davanti agli oscuri convegnisti, l’apposito cartellino che li nominava con il cognome prima del nome. Ravelli Alfredo, Pieragostini Sabrina, altri non inquadrati. Non c’erano, pur trattandosi di fisica avanzatissima, Fermi Enrico e Einstein Albert, e per loro e nostra fortuna non sono neppure intervenuti, a dare il benvenuto delle istituzioni, Mattarella Sergio o La Russa Ignazio. Ma se fossero stati presenti, quelle meste generalità burocratiche, da lista d’attesa per un prelievo in ambulatorio, sarebbero toccate anche a loro.
Essendo sperabile che non siano gli uffici del Senato ad avere stilato quei cartellini, tocca attribuirli agli organizzatori. Il che ci riporta a uno dei grandi problemi dell’epoca: come si fa a spiegare a Ravelli Alfredo e Pieragostini Sabrina che a un convegno pubblico, per quanto scombiccherato, ci si chiama Alfredo Ravelli e Sabrina Pieragostini? È ancora possibile farlo notare senza essere bollati di discriminazione culturale, odioso classismo, puzza sotto il naso? Oppure no, non è più possibile, il tempo di imparare è scaduto per tutti, l’istinto di rimediare agli errori è l’esercizio di un sopruso, ogni rilievo in campo culturale è un abuso di potere e dunque, per non offendere alcuno, forse dovrei firmarmi Serra Michele, perché se mi firmo Michele Serra potrebbe sembrare che io voglia sottolineare la differenza?
Non so. Non è facile. La voglia è abbandonare quei convegnisti, le loro bufale e la loro goffaggine al loro destino (che — attenzione — è il destino di milioni di persone). Ma rinunciare a ogni tentativo di soccorso, non sarebbe forse la vera scelta di discriminazione? Chissà cosa avrebbe suggerito Einstein Albert.
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