La natura come shopping
di Michele Serra
Capita molto raramente di trovarsi in sintonia con un provvedimento di questo governo, e dunque cogliamo l’occasione al volo: la decisione di far pagare i soccorsi in montagna a chi si sia messo nei pasticci per manifesta imprudenza, con abbigliamento e calzature del tutto inadeguate, è da accogliere con entusiasmo.
E lo è non solamente nello specifico; anche come intenzione generale. L’idea che tutto sia alla portata di tutti, che tutto sia facile e disponibile, tutto compreso nel Catalogo Universale dei Consumi, è una delle massime sciagure dei nostri tempi.
La montagna (e il mare) sono luoghi magnifici e severi, non rispettarne la potenza e la mutevolezza, credere che bastino un biglietto di funivia e un paio di ciabatte per andare in vetta, non è solamente stupido. È il segno di quella stessa tracotanza che l’umanità usa nei confronti della natura, che poi la ripaga con noncurante durezza, sbalzando l’uomo di sella come una tigre che non si fa cavalcare.
Il grande speculatore che spreme il pianeta come se fosse un limone ha ovviamente maggiori responsabilità e crea danni ben più vasti dell’incauto turista convinto che visitare il Cervino sia come andare a fare shopping. Ma la molla è la medesima: la natura è a mia disposizione e ne faccio quello che mi pare.
Sarebbe bello che anche il grande violatore pagasse pegno come il piccolo turista incosciente. Ma ci vorrebbe ben altra scala di giudizio, e di sanzione, e forse non solo questo governo, anche altri, non ne avrebbero la forza.
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