sabato 5 marzo 2022

Amaca per il Kazzaro


Il Salvini filantropo
di Michele Serra
Tra gli effetti collaterali minori (molto minori) dell’aggressione all’Ucraina, c’è la distruzione del fragile castello sovranista europeo, che si ritrova con il suo eroe politico, Putin, nei panni di nuovo Hitler, e non deve essere piacevole… In particolare il Salvini, agitatissimo, pur di non concedersi una pausa di riflessione, attività a lui poco congeniale, ha improvvisato una specie di svolta papista e pacifista, con corridoi umanitari individuati su Google Maps. Sarebbe da ridere se non facesse soprattutto pena, e non lo dico con disprezzo, ma quasi con partecipazione umana.
C’è un “buco” culturale e ideale, in questo trafelato lifting, che non è solo del Salvini.
Dopo il crollo ideologico di fine secolo, una intera generazione di giovani ambiziosi si è dovuta inventare una fisionomia politica qualunque pur di sembrare muniti di uno scopo che non fosse solo fare carriera. Il Salvini prima “comunista padano”, poi “forza Etna” e ultras nordista, poi collettore di voti meridionali in quanto “nazionalista”, infine sceriffo di un ipotetico repulisti di migranti, ladri, zingari e drogati, e nei tempi supplementari sostenitore di Draghi, che è il suo preciso opposto, è una specie di eroe di questa tragica inconsistenza.
Da anni prendiamo per i fondelli i grillini, quanto a evanescenza politica. Ma il Salvini, se guardate tappa dopo tappa il suo incredibile percorso, è una specie di Toninelli che fa la faccia cattiva. Magari, come Toninelli, anche il Salvini è un buon ragazzo. Ma ormai è troppo tardi per dimostrarlo, e nemmeno farsi fotografare con un bambino ucraino tra le braccia gli basterebbe a riempire il buco, annoso, di cui sopra.

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