sabato 12 marzo 2022

Quello è pazzo!

 

Ma quel pazzo del prof Orsini cosa osa dire? Non sa il professore che studia le guerre, che è pagato per questo e che non ha mai partecipato a talk show ad arzigogolare su Covid, pasta con le alici, il bicarbonato, gli anziani soli, le sorgenti dei fiumi inaridite, i cambi di stagione, ebbene: lo sa il prof che la soluzione resta quella di armare sempre più gli aggrediti per fare più morti e prolungare l'assassinio? Così la pensano i peripatetici a gettone che fino a ieri ciacolavano su Green pass e sulla diversificazione dei vaccini, pervicacemente ad minchiam.
“Se inviamo altre armi aumenteranno i morti: si rischia una nuova Siria”
“Molto meglio utilizzare sanzioni legate alle uccisioni di bambini, come in Yemen”
DI LORENZO GIARELLI
“Condanno l’invasione russa in Ucraina e sono schierato dalla parte del blocco Occidentale, ma il mio compito è comprendere le cause di questa aggressione, nella speranza di capire quali errori non commettere in futuro”. Di questi tempi la premessa è d’obbligo, vista la generale omologazione del dibattito intorno alla guerra. Ma Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss e Research Affiliate al Mit di Boston, avanza un’analisi critica: “La responsabilità militare è ovviamente della Russia, ma la responsabilità politica del crollo della pace è soprattutto dell’Ue”.
Professor Orsini, perché ritiene che l’Europa abbia fallito?
Avrebbe dovuto proteggere il territorio e gli europei, impedendo politiche che hanno compromesso la pace. Non doveva prestarsi alle pressioni della Nato, opponendosi agli Usa e rendendosi conto che le sue politiche avrebbero messo in pericolo gli stessi europei. L’Ue avrebbe dovuto fare anche una stima dei potenziali morti nel caso di guerra in Ucraina, come la Casa Bianca ha fatto quando Trump valutò di attaccare la Corea del Nord.
A cosa si riferisce?
Per stare ai fatti più recenti, nel 2021 la Nato ha svolto tre esercitazioni militari con scenario di guerra in Ucraina. A giugno la Sea breeze ha coinvolto 32 Paesi. La seconda, a luglio, si chiamava Three swords e la terza, a settembre, Rapid trident. In una di queste, la Russia ha denunciato di aver sparato colpi di avvertimento contro una nave inglese e Londra ha risposto che la Russia faceva bene a preoccuparsi della potenza della Nato, così sarebbe stata dissuasa dall’attaccare l’Ucraina. Ancora: la Nato ha danneggiato gli interessi di Putin in Siria, Iran, Iraq e Georgia.
In che modo?
In Siria, alleato della Russia, ha alimentato la guerra civile per rovesciare Assad e sostituirlo con un presidente filo-Usa. Quanto all’Iran, altro alleato di Mosca, Trump ha cercato di soffocarlo arrivando persino a uccidere il Generale Soleimani. L’Iraq è stato invaso nel 2003 con la ferma opposizione di Putin, mentre in Georgia la Nato ha condotto un’esercitazione militare nel luglio 2021.
Ma armare gli ucraini è un dovere?
Dobbiamo perlomeno considerare due conseguenze. La prima è che avremo una sirianizzazione del conflitto, cioè una guerra prolungata e sanguinosa che coinvolgerà molto di più la popolazione civile. E poi, armando i civili, Putin non riuscirà più a distinguere chiaramente i militari ucraini dai civili armati, dunque scaricherà la responsabilità dei morti sull’Occidente che ha armato l’Ucraina. Dobbiamo sapere che vendere più armi agli ucraini aumenterà il numero di caduti. Quello che mi spaventa è il rifiuto o addirittura la censura verso queste considerazioni critiche.
Le sanzioni funzionano?
Mi sembra che Putin avanzi imperterrito. Non si può volere tutto e subito. Se minacciamo di alzare le sanzioni a ogni avanzamento, non otterremo nulla. La mia priorità è salvare i bambini. Bisogna allora vincolare l’inasprimento delle sanzioni al numero di bambini uccisi da Putin, piuttosto che al conflitto complessivo.
Porterebbe risultati?
Quando avviarono i bombardamenti in Yemen, i sauditi sganciavano missili all’impazzata, colpendo molti civili. Dopo essere stata inserita, nel 2016, nella lista nera dell’Onu per il numero di bambini uccisi, l’Arabia Saudita istituì il Jiat, un organismo che si occupa delle violazioni del diritto internazionale da parte della stessa coalizione saudita. Grazie al Jiat, c’è stato un crollo nel numero dei bambini uccisi, al punto che, nel giugno 2020, l’Onu ha rimosso l’Arabia dalla lista dei Paesi accusati di crimini contro i bambini. E siccome i bambini vivono con i genitori e non nelle caserme, c’è stata un’attenuazione complessiva delle devastazioni.

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