martedì 29 marzo 2022

Booom!

 

Gramellini fa l’apologia del nazista di Azov: ‘giusto’ come Schindler

Continua la rivergination dei nazi, purché ucraini: il generale che offre la sua vita

DI DANIELA RANIERI

Prosegue la romantizzazione dei nazisti ucraini del battaglione Azov da parte dei nostri media bellicisti, e anzi sfiora vette liriche (speriamo) intoccate in altri Paesi. Vi abbiamo detto dell’intervista su Repubblica a un capitano dell’Azov che legge e cita Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, omettendo le fosse comuni sotto di lui, come da rapporto Osce del 2016 che li indica come responsabili di uccisioni di massa, occultamento di cadaveri e torture. Ieri su Corsera c’era un bel ritratto del comandante del Reggimento Azov maggiore Projipenko, ultrà nero della Dinamo Kiev, che Zelensky ha appena proclamato eroe dell’Ucraina.

Sabato sera è andato in onda su Rai3 un elogio struggente di un altro soldato di Azov, il generale Vyacheslav Abroskin. Massimo Gramellini, campione dello storytelling glicemico, lo presenta così: “Soldato sanguinario che chiama ‘orchi’ i russi e ne ha già uccisi a grappoli senza pietà, sta difendendo Odessa, ma sua figlia adolescente è rimasta a Mariupol”, da dove racconta al papà “dei bambini che stanno al freddo al buio, che bevono l’acqua dei termosifoni e mangiano grano saraceno inzuppato con l’acqua sporca delle pozzanghere”. È l’antica tecnica del chiaroscuro: la ferocia del primo fa risaltare l’innocenza dei secondi. Ma c’è un “ma”. Il “terribile generale Abroskin”, dice Gramellini, sottolineando la parola terribile per preparare il colpo di scena, “ha ascoltato sua figlia in silenzio”, in silenzio: come fanno i virili eroi classici (Gramellini era presente?), “poi ha aperto la sua pagina Facebook e ha scritto una lettera ai russi”, che il conduttore solennemente legge. Per farvela breve, Abroskin offre la sua vita in cambio di quella dei bambini di Mariupol. Gramellini: “Questo generale è un guerriero fanatico, un violento, un simpatizzante nazista”, ma? “Ma è disposto a sacrificare la sua vita, e chissà quali torture gli farebbero prima di ucciderlo, per mettere in salvo quella dei piccoli sopravvissuti di Mariupol”. (Il programma si chiama Le parole, perché le parole sono importanti).

L’eroizzazione del “simpatizzante nazista” sarebbe completa, ma la musica cresce col pathos: “Non è un uomo buono. Gli ebrei lo definirebbero un ‘giusto’”. Sì. “Com’era Oskar Schindler”. Anche questa blasfemia tocca sentire dal servizio pubblico, dove il prof. Orsini non può parlare dietro compenso perché le sue analisi geopolitiche sono troppo “complesse” e quindi “filo-Putin”. Possibile, direte voi, che il ragionamento sia così pedestre da far passare per “giusto” un nazista, pur di tenere il punto contro i presunti “filo-Putin”? Sì: “I giusti possono anche avere delle idee sbagliate, ma i gesti non li sbagliano mai, perché non sono sordi al richiamo dell’umanità”.

Gramellini ha completato la scuola dell’obbligo. Dovrebbe sapere che Schindler non uccideva le persone, non le buttava nelle fosse comuni: le salvava. Che il senso dell’onore e il vitalismo misto allo sprezzo della vita e all’esaltazione del sacrificio sono marchi dell’ideologia nazi-fascista. Che essere nazisti non è “un’idea sbagliata”, ma un crimine condannato dalla Storia. E che la glorificazione del “gesto” sacrificale che annulla l’ideologia mortifera è precisamente la vile tecnica manipolatoria dei fascisti esaltati. Peraltro il nazista di Azov – questo consesso di giovani kantiani che lottano perché l’Ucraina “guidi le razze bianche del mondo in una crociata finale contro i popoli inferiori guidati dai semiti” (così proclama Biletsky, capo di Azov) – ha solo scritto un post, non si è consegnato ai russi in cambio della vita dei bambini (chissà se lo farebbe per i bambini di “popoli inferiori”). Tutta questa musica emozionale, questo groppo in gola del conduttore, questa maschia retorica di morte per un post su Facebook?

Tutto, pure un’orrenda guerra fratricida, viene piegato allo storytelling; l’apologia dei nazisti diventa storiella edificante, gradita al ceto medio che ingoia di tutto, sentendosi intriso di alto senso morale. La chiosa di Gramellini è incredibile: “Sarebbe più tranquillizzante pensare che ci sono solo i buoni e i cattivi, ma è proprio quando la vita ci mette sotto pressione che ci spogliamo dei pregiudizi delle ideologie. E scopriamo chi siamo davvero”. Simpatizzanti dei nazisti?

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