martedì 29 marzo 2022

Orsini dal Fatto Quotidiano

 

Ucraina. L’unica speranza è appesa alle sanzioni contro i bambini uccisi

DI ALESSANDRO ORSINI

La mia proposta di vincolare le sanzioni contro la Russia al numero dei bambini uccisi in Ucraina ha ricevuto alcune critiche, nessuna decisiva. La prima critica è che, nell’anno 2021, il numero di bambini uccisi nei bombardamenti in Yemen è aumentato rispetto al 2020. Questa obiezione è facilmente superabile. La mia analisi prende in considerazione il periodo 2016-2020. Non è metodologicamente corretto utilizzare i dati del 2021 per confutare un ragionamento relativo al 2016-2020. Nel mio articolo del 18 marzo su queste colonne, spiegavo che l’Onu ha inserito l’Arabia Saudita nella lista nera nel 2016, depennandola nel 2020. Questo è confermato. La seconda critica è che il numero dei bambini uccisi era verificato dall’Arabia Saudita stessa, ma, nel periodo 2016-2020, l’Onu ha elaborato un proprio report. La terza critica è che avrei trascurato di dire che l’inserimento nella lista nera dell’Onu non equivale a una sanzione. Questa obiezione è corretta in apparenza, ma non nella sostanza. Essere inseriti in quella tragica lista ha causato danni seri all’Arabia Saudita. Il governo inglese, ad esempio, ha sospeso la vendita di armi ai sauditi per effetto di una sentenza della Corte d’Appello del Regno Unito del 20 giugno 2019. Secondo i giudici, il governo di Theresa May non aveva condotto un’indagine adeguata per accertarsi che i sauditi non avrebbero utilizzato le armi inglesi in violazione del diritto umanitario internazionale (International Humanitarian Law). Dall’inizio dell’intervento saudita in Yemen nel 2015, fino al giorno della sentenza del 20 giugno 2019, il Regno Unito aveva esportato armamenti ai sauditi per 5,9 miliardi di dollari, inclusi aerei da guerra e bombe di precisione. Ricevuta la sentenza, il governo inglese ha deciso, in autotutela, di sospendere il rilascio di nuove licenze per l’esportazione di armi. La sentenza del 20 giugno 2019 ribaltava la precedente sentenza del 10 luglio 2017, con cui l’Alta Corte di Giustizia di Londra aveva dichiarato legale la vendita di armi ai sauditi da parte del governo inglese. Commentando la sentenza della Corte d’Appello del 20 giugno 2019 davanti al Parlamento, l’allora segretario di Stato per il Commercio internazionale, Liam Fox, disse che, sebbene il governo May fosse deluso dalla sentenza della Corte d’Appello, era costretto a rispettarla.

I miei critici non riescono a inquadrare bene la mia proposta perché trascurano alcuni fatti fondamentali. Il primo è che molti bambini e molti civili yemeniti vengono uccisi non dalle bombe saudite, bensì dagli Houthi. Il secondo fatto è che l’aumento dei bimbi yemeniti morti è dovuto alla recrudescenza del conflitto: recrudescenza scaturita, in larga parte, dal miglioramento delle capacità offensive degli Houthi, i quali hanno iniziato a colpire il territorio saudita ed emiratino più frequentemente, causando una veemente contro-reazione militare. Il fatto che il numero dei bimbi morti sia tornato a salire nel 2021 non implica che l’inserimento dell’Arabia Saudita nella lista nera abbia fallito nelle sue finalità. Significa, più precisamente, che un nuovo fattore – la crescita delle capacità offensive degli Houthi – è intervenuto all’improvviso alterando un equilibrio benefico per i civili. È ovvio che l’impennata dei bombardamenti da ambo le parti causi una crescita delle vittime civili. In conclusione, la mia proposta di vincolare le sanzioni contro la Russia al numero dei bambini uccisi in Ucraina è ancora l’unica speranza a nostra disposizione per salvare la vita di qualche bimbo, che poi è il senso profondo – io credo – della vita di ogni uomo. Nell’attesa che qualcuno proponga una soluzione migliore della mia, ringrazio chi ha dedicato il proprio tempo a verificare le mie tesi.

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