domenica 13 marzo 2022

Daniela e i guerriologi

 

I neo D’Annunzio interventisti (da tastiera) che odiano i dubbi
Opinionisti in trincea
DI DANIELA RANIERI
Dove si dimostra che in questo Paese ogni cosa, pure la guerra, finisce in burletta; che ogni discussione seria è impedita da fallacie e cattiva fede sparse da alcuni allo scopo di avere ragione su certe loro antiche e nuove fissazioni.
I liberali atlantisti, quelli per cui l’America è la patria del cinema e quindi non può produrre cose cattive, hanno dichiarato guerra – sui social, sui giornali e in Tv – a chi tenta di spiegare le origini storiche e politiche della guerra di Putin contro l’Ucraina. In un sol colpo possono: lisciare il pelo agli Usa, irridere i pacifisti, canzonare la sinistra non belligerante (quindi non il Pd, il partito più conservatore d’Italia) e passare da filantropi.
Chi auspica immediati accordi di pace, anziché l’invio di armi all’Ucraina che esporrebbe la popolazione al massacro e coinvolgerebbe tutti in una guerra nucleare, è un fiancheggiatore di Putin. “Ma non vi importa nulla dei bambini ucraini che muoiono sotto le bombe?”: questo è il livello delle argomentazioni. “Il cinismo di quei pacifisti che dicono no a Zelensky”, scrive Paolo Mieli sul Corriere. Boots on the ground dalle loro redazioni, risolvono la complessità con la retorica, la diagnosi clinica e il paradigma immunologico: Putin è pazzo. Zelensky è un eroe. Ergo noi occidentali liberali, detentori del logos, dobbiamo foraggiare di armi Zelensky e neutralizzare Putin. Prevedere le conseguenze è da oziosi menagrami. (Volete morire dilaniati tipo kamikaze? Provate a scrivere che secondo voi Zelensky è sì una vittima, ma anche un po’ incosciente a chiamare il popolo alle armi).
Marc Innaro, corrispondente del Tg2, è stato mediaticamente linciato quale reo di “propaganda pro-Mosca” (Il Foglio) perché ha mostrato una cartina che riproduceva l’espansione della Nato negli ultimi anni. Falsa? No, vera. Non doveva mostrarla per non demoralizzare le truppe. Quelle al fronte? No, quelle nelle redazioni.
Barbara Spinelli ha fatto qui un’analisi delle promesse mancate della Nato in palese violazione di ogni accordo preso con la Russia come miccia della crisi attuale. Ciò per Repubblica fa di Spinelli una sostenitrice di Putin insieme a Savoini, quello che secondo i pm andava negli hotel di Mosca a trattare soldi per Salvini; per molti il papà di Barbara, Altiero, teorico dell’Europa unita, avrebbe disconosciuto la figlia. Stessa sorte il prof. Orsini della Luiss, colpevole di sapere le date e dunque di intelligenza con l’invasore.
Almeno, incitano questi D’Annunzio da tastiera, istituiamo la no fly zone! Forse pensano che voglia dire invitare Putin a non sorvolare i cieli ucraini, magari col deterrente della reazione di Enrico Letta o delle bandiere della pace sopra gli edifici; non sanno che significa abbattere aerei russi e scatenare un conflitto intercontinentale. “Lo sappiamo benissimo”, ribattono; è che amano la pace e l’Ucraina, mentre noi odiamo entrambe.
Altra argomentazione fallace: “Se vedo un bambino grande che picchia uno piccolo, io intervengo, non chiedo chi ha ragione”. Sempre sperando che il bambino grande non abbia l’atomica.
I pacifisti sono “ipocriti”, “cinici”, “vigliacchi”, sciocchi “idealisti”. Se provi a dire che semmai sono realisti, visto che provare a battere i russi sarebbe un suicidio collettivo, si rimangiano tutto: i pacifisti sono cinici, e gli idealisti sono loro.
Gli interventisti tirano in ballo la Resistenza. “I partigiani non si arresero”. Così banalizzano la Resistenza come normale guerra tra parti belligeranti. Il sottotesto è: ma come, a voi piace tanto la Resistenza, e ora non volete aiutare i resistenti ucraini? Infatti se la sono presa anche con l’Anpi, svillaneggiata per aver detto: “No alla guerra di Putin, ma anche all’espansione Nato verso est. Niente armi a Kiev”. L’analogia è fallace: il nazismo è un’aberrante ideologia razziale con un progetto di sterminio di ebrei, rom, disabili e omosessuali; Putin non è nazista. Viceversa, il battaglione Azov, ucraino, chiaramente neonazista (se la svastica, il sole nero e altri simboli sulle loro divise non sono stencil decorativi cuciti per sbaglio dalle loro mamme), non è affatto neonazista, anzi: i combattenti sono come i nostri nonni partigiani.
Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, ha scritto (su Repubblica!): “Questo processo è stato provocato a uno stesso tempo dall’ambizione crescente di Putin… e dall’allargamento concomitante della Nato intorno alla Russia”. Padre Zanotelli ha detto al Fatto: “La Nato ci ha portato in guerre assurde, costruite sulle bugie”. Edith Bruck, scrittrice ungherese testimone della Shoah, ha detto a Otto e mezzo che è contraria a mandare armi all’Ucraina perché ciò provocherebbe la terza guerra mondiale. Tutti cinici e ipocriti complici di un genocida, anche una sopravvissuta a Auschwitz.
Avrebbero la soluzione soft: spegnere i termosifoni, non usare l’auto, prendere i mezzi pubblici. Naturalmente loro prendono il taxi, o vanno a piedi (abitano a 10 minuti dal centro, in appartamenti col parquet riscaldato). Fanno finta di non sapere, o non sanno davvero, che la gente normale usa già da tempo questi accorgimenti, e non per fare dispetto a Putin, ma perché in Italia ci sono 8 milioni di poveri relativi, 6 di assoluti, 3 milioni di working poors (lavoratori poveri). (Ah: sono gli stessi che vogliono abolire il reddito di cittadinanza).
Altro ragionamento pedestre: se non vuoi mandare carrarmati e aerei a Kiev è perché sei comunista e nostalgico dell’Urss (infatti hai votato No al referendum di Renzi). Se dici che tu sarai pure comunista, ma Putin è un autocrate che col comunismo non c’entra nulla, ti dicono che allora sei sovranista, filo-nazista e pure un po’ no-vax.
Sono gli stessi per i quali chi – come i prof. Barbero e Montanari – dice che l’istituzione della cosiddetta Giornata del ricordo è un’operazione politica tesa a equiparare surrettiziamente l’Olocausto alle uccisioni degli italiani da parte dei partigiani jugoslavi, è un “negazionista delle foibe” (Odiano chi ha studiato, perché complica inutilmente quello che nella loro testa è invece semplicissimo).
“L’Italia ripudia la guerra” è, per costoro, una sorta di raccomandazione non vincolante, un consiglio di benessere inserito in Costituzione, tipo “la colazione è il pasto più importante” o “il nuoto è lo sport più completo”. Così si vedono alcuni che due anni fa gridavano al “vulnus democratico” dei Dpcm di Conte invocare oggi serenamente la terza guerra mondiale.
Chi frequenta i social sa che la tiritera è diuturna, tanto da destare il sospetto che questi liberali odino più i loro nemici interni che Putin.

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