sabato 23 maggio 2020

Raggelante



Chissà, forse un giorno quest'intervista al governatore Fontana, oggi su Repubblica, sarà oggetto di studio e ricerca. Sembra trasudare quell'impercettibile mix di sicumera, alterazione dei fatti, polemiche ad hoc e alla cazzo&campana, tipico di inadeguati posizionati follemente in ruoli politici solo per generare flussi e consensi a vantaggio del cosiddetto bene comune (loro), nella fattispecie la gestione del clan riconoscibile dall'eclatante raglio di asini rosicanti rigonfi di supponenza, ansimanti di governare l'intero paese senza possedere barlumi di cultura, di dignità, di raziocinio. Se Ricciardi ieri è stato accusato di speculare sui morti, fatto inesistente, allora le risposte di questo signore come e dove dovrebbero essere collocate? 

Fontana "Non abbiamo fatto errori e tenerci chiusi non sarà necessario"

di Piero Colaprico

MILANO – Palazzo Lombardia, trentacinquesimo piano, ufficio colossale con pareti di vetro, densità abitativa bassissima. Il presidente Attilio Fontana, con mascherina, si siede a un’estremità del tavolone trasparente: 
«Vorrei così essere d’esempio ai ragazzi della movida. Se oggi sbagliamo e facciamo dei passi indietro, possono essere passi devastanti».
Ieri in consiglio dei ministri si parlava della possibilità di impedire agli abitanti di alcune regioni, come Lombardia e la Val d’Aosta, di "sconfinare" dal 3 giugno. Che ne pensa?
«Che i nostri numeri miglioreranno e non ci sarà bisogno di tenerci bloccati, anche per il giro d’affari che c’è. Se così non fosse, posso solo attenermi a quello che dice l’Istituto superiore di sanità».
Sotto Palazzo Lombardia arriva la manifestazione di chi ha il fiocco nero sulla mascherina, simbolo dei troppi morti e della proposta di commissariare la Sanità lombarda…
«Sono persone che o non conoscono bene i fatti o cercano di strumentalizzare la situazione».
Entriamo nel merito delle inchieste giudiziarie aperte. Non organizzare la zona rossa a Nembro e Alzano lombardo è stato uno sbaglio?
«Uno sbaglio, sì. Che non può essermi contestato. Nella settimana dal 4 al 7 marzo ci sono state parecchie interlocuzioni con il ministro Speranza e con il presidente del Consiglio Conte. Arrivarono nella Bergamasca anche carabinieri e militari, poi non so cosa sia successo.Invece della zona rossa che noi chiedevano venne creata la zona arancione in tutta la Lombardia».
Il suo assessore Giulio Gallera ha detto che avreste potuto farla voi…
«Ha sbagliato. Esiste una valutazione giuridica di Sabino Cassese, che parla di iniziativa nelle mani del governo e quest’impostazione è stata confermata dalla direttiva del ministro dell’Interno ai prefetti».
Ieri c’è stata una manifestazione anche davanti al Trivulzio. L’idea di trasferire i malati nelle Rsa è stato un errore o no?
«Alla nostra richiesta hanno aderito solo 15 strutture sulle 708 che ci sono in Lombardia. E ormai è noto che i test sul sangue, eseguiti con l’Avis, raccontano come il virus circolasse già a gennaio. In ogni caso, se c’era un protocollo preciso per le Rsa, dove abbiamo sbagliato?».
Veramente al Pio Albergo Trivulzio sono arrivate persone dimesse dall’ospedale di Sesto San Giovanni…
«Ma il Pat è una grossa struttura e questi degenti sono andati in uno dei tanti reparti».
Già, da lì gli infermieri hanno girato per tutto l’istituto, mentre il direttore generale Giuseppe Calicchio impediva l’uso delle mascherine, da qui l’accusa di epidemia colposa...
«Delle commissioni regionale e comunale fanno parte ex magistrati come Giovanni Canzio e Gherardo Colombo, aspetto l’esito della loro inchiesta».
Sino a marzo al Pat dicevano che andava tutto bene. All’improvviso c’è la nostra inchiesta e ad aprile Calicchio fa ammettere che il numero dei decessi schizza in alto.
Non se n’era accorto?
«Non conosco il presidente del Pat, mai parlato, ma malati di Covid non ne sono stati mandati là dalla Regione e lo si potrà accertare».
Non avere procurato mascherine, tamponi e reagenti è un errore, sì o no?
«Queste forniture sono competenza esclusiva dello Stato. Noi abbiamo chiesto dal primo giorno i presidi di sicurezza, il governo ha cercato e non ha trovato».
Errore almeno l’ospedale in Fiera?
«Assolutamente no. La nostra unità di crisi sostenne che serviva trovare una soluzione, avevamo un medico in lacrime che diceva "Presto finiranno i posti in terapia intensiva".È stato realizzato con fondi donati dai privati, abbiamo tutti i rendiconti.Nonostante la Germania abbia sei volte i nostri posti in terapia intensiva, Berlino ha organizzato un ospedale simile. Saranno scemi anche loro?».
Varie petizioni popolari protestano, per lei è sempre assoluzione per la Lombardia.
«No, per carità, ma faccio io una domanda ai critici. Perché la provincia di Piacenza, che fa parte di un’altra regione, ha subito in proporzione danni peggiori dei nostri? Per colpa del loro presidente Bonaccini? O perché Piacenza è vicina a Codogno e all’epicentro della pandemia? Se vado a Varese, Como, Sondrio e Mantova, che sono in Lombardia, trovo pochissimo contagio».
In Parlamento giovedì c’è stata la polemica contro la Lega del M5S, attraverso l’onorevole Riccardo Ricciardi, in nome delle «verità che non si possono nascondere».
«L’attacco non era alla Lega, ma all’amministrazione della Lombardia, e dura ormai da troppo tempo.Vedremo alla fine chi ha detto le bugie. Ritengo che alcuni vogliono bloccare ad ogni costo la proposta delle opposizioni di collaborazione alle scelte della maggioranza».
È riapparso a Telelombardia l’ex presidente della Regione Roberto Formigoni, condannato per le corruzioni intorno alla sanità. Dice che con la riforma del leghista Roberto Maroni la medicina ospedaliera s’è mangiata quella territoriale, e che quindi avete sbagliato voi la strategia. Vero?
«Non mi pare, ma un fatto è certo. Da questa emergenza non si possono fare valutazioni sulla medicina territoriale. La situazione è degenerata in modo tale che i medici di base non avrebbero potuto fare niente. Dalle terapie intensive ci parlavano di scosse telluriche, cioè arrivavano all’improvviso 30, 50, 70 persone che non respiravano. Poi l’ondata passava e due giorni dopo ecco l’altra scossa, con decine di persone tutte insieme.Se uno va dal medico di base e non respira, che cosa può fare un medico, che manco ha le mascherine per lui, se non mandarlo in ospedale?».
Formigoni dice anche che avete chiesto aiuto ai privati in ritardo.
«Qui sbaglia, la prima domenica dopo la scoperta del paziente zero di Codogno, e cioè il 23 febbraio, abbiamo convocato tutti i rappresentanti della medicina privata, che si sono messi a disposizione, raddoppiando posti letto e mandando medici in prima linea».
Il sindaco Beppe Sala sostiene che sia stato devastante aver mandato le persone in ospedale senza curarle a casa. Che risponde?
«Affermazioni belle da fare, ma dentro questa calamità e con i numeri pazzeschi potevamo solo ospedalizzare chi stava malissimo e chiudere gli altri in casa. Ed è grazie all’isolamento che l’indice di contagio è passato da più del 3 per cento allo 0,51 di poche ore fa. E poi, basta paragoni con il Veneto. Là c’era un contagio in un paesino, noi avevamo un’area di dieci paesi, popolosi e con contatti internazionali…».

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