mercoledì 6 maggio 2020

L'Isola Mento - giorno 54



Sale la frenesia e con essa anche la puntualizzazione di uno come me, attanagliato dalla sensazione che, alla fin fine, tutto tornerà come prima, ovvero il post pandemico sarà la continuazione dell'Era dell'Inchiappettamento del pre virus. 
Perché dico ciò? Idealizzate una spiaggia deserta ed un lettino con bibita ed ombrellone in cui vi sdraiate gustandovi lo sciacquettio del mare, analizzando alcuni aspetti:


  • Nel panorama mondiale, il Biondone vuol riaprire tutto, al più presto, senza indugi, fregandosene di morti e quant'altro, non preoccupandosi di far ingurgitare intrugli a chicchessia per il bene comune, la sua rielezione novembrina. L'eroe Fauci lo sta affrontando ma al più presto sarà spazzato via dall'ingordo pusillanime.  
  • L'altro psicolabile, il Brasilero Imbelle, sta portando il proprio paese ad una carneficina, continuando pure a devastare il Polmone Comune amazzonico, esempio degli apparati respiratori dei suoi connazionali subenti scempi indicibili per mano del Covid da lui scanzonato e ridotto a piccolo raffreddore. 
  • Veniamo a noi: osservate gli spasmi di tutti coloro che hanno fame ed arsura per il ritorno della già citata Era: un ammasso di sciacalli che in nome della prossima fame e carestia stanno immettendo segnali indecenti che ci portano alla cosiddetta mitridatizzazione, Chicco docet lo ha detto ieri sera al TG La 7, di orripilanti dati che continuano ad arrivarci ma che l'abiura della ragione ha relegato ormai nel regno dell'Ovvio, basti pensare al numero dei deceduti, ieri ben duecentotrentasei (propongo il solito schema: una sessantina di auto con quattro occupanti cadauna che si sono avviate dentro il burrone Covid, scomparendo per sempre anche ieri) morti e alzi la mano chi non ha pensato "si sono tanti ma molti meno di quelli di aprile", e questo è un esempio, ma se ne potrebbe tirare in ballo altri, ad esempio la oramai quasi certezza che tutti, ma proprio tutti, sono alla canna del gas, pure quelli che da una vita dichiarano redditi da fame, gioiellieri, ristoratori, centri estetici, e pur se il conto corrente sia pregno, invocano soldi a fondo perduto per riaprire, evitando licenziamenti e carestie.
  • L'aspetto politico: guardateli, sembrano topi entrati dentro ad un magazzino di Parmigiano! Qualsiasi fatto accada lo fanno proprio per lanciare l'ennesimo attacco all'attuale maggioranza, senza considerare, non sono in grado di farlo data la loro fibrillazione, in nessun modo il pericolo di una crisi al buio in questo tragico periodo. Non gliene frega nulla, meno di zero. Non li nomino, ma non è difficile individuarli. Sono la feccia statica, immarcescibile, la nostra condanna. L'ultimo esempio, il magistrato Di Matteo che accusa il ministro Bonafede di averlo allontanato dal ruolo che due giorni prima gli aveva proposto. Come già detto, sono rimasto esterrefatto davanti a simili dichiarazioni proferite nel corso del programma di Salvini "Non è l'Arena" in cui ospite fisso è Gilletti (non mi sono confuso. E' la realtà). Riconoscendo il valore e l'integerrimo modus operandi di entrambi, l'unico appiglio che vorrei esternare in merito è quello riportato nella foto e lo indirizzerei al ministro: caro Bonafede se aveva contattato Di Matteo, avrebbe potuto aspettare a contattarne un'altra, visto che la risposta non avrebbe tardato. Tutto qui. Quando si sceglie un alto profilo come quello del magistrato, l'urgenza di chiedere ad altri sarebbe stato giusto procrastinarla dopo la risposta dello stesso. 
  • Per ultimo, perché è vicino a percentuali da altre ed eventuali, il Bomba: dopo aver minacciato la fine del governo, ieri si è accodato agli altri, sulla carta avversari ma nella realtà prossimi amici di coalizione, per preparare la trappola a Bonafede. Nel contempo la sua ministra sta sbandierando ai quattro venti la regolarizzazione di migliaia di irregolari. Tutto in un'ottica destabilizzante, deleteria, incomprensibile se vista da un lato dignitoso. Spiegabile dall'altro: la mortificante, per noi, azione irriguardosa di un bullo inorridito dalla fine certa, politica naturalmente, frutto di scellerate scelte incomprensibili tra loro che lo hanno portato nel regno della comicità, la più squallida tra l'altro.          


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