venerdì 29 maggio 2020

Paroline


Frugali, riaperture, movida, distanziamenti, positivi, tamponi, lockdown. 
Alcune parole entrate prepotentemente nel nostro vocabolario, già scarno ed ora pure tecnico-trainer. Alzi la mano chi non si è fatto un'idea sul pandemico, sul diluvio di commenti di virologi cultori della visibilità, altro virus da combattere sotto certi aspetti, chi ritiene errati certi comportamenti, chi vorrebbe che la si suonasse mazurca, chi tanghista. 
Effluvi di parole, concetti estrapolati, ragionamenti soffusi. Si nasconde quella labile verità occlusa da sintassi azzardate. Certo, è scomodo dirlo, ammetterlo: siamo stati in balia dell'occulto, abbiamo operato con le stesse modalità di centinaia di anni fa. Non siamo, meglio sono, riusciti ad applicare la tecnica, il progresso all'aspetto più naturale del nostro status di respiranti a tempo, la salute. Dovremmo ammetterlo all'unisono: Covid ha spodestato le nostre certezze, l'agiatezza, la convinzione di essere in vetta. Tutto ciò irrita oltremodo le nostre coscienze incuneando la vaga idea di non essere assolutamente ciò che ritenevamo oramai un diritto acquisito. Pare infatti che molti, non tutti ancora, gracili in mente e corpo, siano a tempo su questo strano pianeta, che le settimane internazionali di moda non abbiano in nessun caso prolungato la temporalità mediante l'accorciamento spasmodico del divenire, sinonimo d'importanza e successo. 
E' bastato l'invisibile a far soccombere percezioni sfasate della presunta onnipotenza collettiva. 
Fetecchie fummo, fetecchie saremo.  

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