venerdì 8 maggio 2020

Eccolo!


Lo cercavate? Eccolo qui, fresco fresco oggi su La Stampa. Un'intervista al Bullo di Rignano era quello che ci voleva per iniziare al meglio la giornata. Leggetela dai, tanto il vaccino lo avete tutti mi pare. E' il manifesto della sua arte insana: dire e non dire, accusare ma immediatamente riconoscere meriti, rimanere nel limbo del vago, non chiarire la posizione sulla sfiducia a Bonafede, reo tra l'altro di giustizialismo. Trovasse un pertugio che gli garantisse la rielezione questo rigonfio non avrebbe problemi a staccare la spina al governo. Non tanto per il bene nostro o con basi migliorative, a lui non frega una mazza di queste cose. 
Ha davanti a sé lo spettro di non contare più una mazza, di essere nei consensi fanalino di coda. E allora si agita come un'anguilla, blaterando alla luna. 
Leggetelo con misericordia: è uno che a breve piomberà nel sano, per noi, anonimato. 


Lo sanno tutti, sta arrivando un temporale, per l'Italia sarà durissima. Migliaia di aziende chiuderanno, migliaia di persone perderanno il lavoro. Dico al presidente Conte: se vuoi che continuiamo a sostenerti, apriamo insieme l'ombrello». 
Matteo Renzi è continuamente interrotto dalle telefonate dei suoi che lo informano, praticamente in diretta, di come sta andando l'incontro fra la delegazione di Italia Viva e il presidente del Consiglio. «Un gesto politico da parte del premier», riconosce il senatore, dopo giorni di tensione al limite della rottura. Se c'è davvero in vista questo temporale, come dice lei, Conte è la persona giusta per aprire l'ombrello? O è meglio che a palazzo Chigi vada qualcun altro per gestire l'emergenza economica?

«Se Conte fa le cose giuste, vada avanti. Non ho un problema personale con lui, ma il mio problema sono le cose da fare per l'Italia. Avrei voglia di urlare da quanto sono preoccupato per la situazione. Al premier proponiamo di stilare un contratto di programma alla tedesca per chiarire dove vogliamo portare l'Italia: quale politica industriale, quali interventi per la famiglia, come lavorare sulla scuola». 
Con cosa si parte? 
«A novembre, proprio a Torino, abbiamo presentato il nostro piano shock da 120 miliardi per far ripartire i cantieri. Per noi quella è la madre di tutte le battaglie. C'è una carneficina di posti di lavoro, almeno facciamo partire i cantieri fermi». 
Raccontano che vorreste anche un rimpasto per riequilibrare a vostro favore la composizione del governo… 
«Fandonie. Ci attende una traversata del deserto, le previsioni economiche fanno paura, a me interessano i posti di lavoro non i posti al Governo. Se dovessi chiedere più poltrone sulla base dei nostri numeri ne dovrei chiedere decine, ma in questa fase chissenefrega delle poltrone».  
Decine? Boom! 
«Faccia i conti: al Senato abbiamo la metà dei senatori del Pd, 17 contro 35, eppure al governo i nostri sono solo tre, cioè un decimo rispetto ai dem. Ma del riequilibrio non mi importa nulla. Mi sconvolge che un parrucchiere non possa riaprire, nonostante ormai sembriamo tutti figli dei fiori. Ho paura che le donne siano costrette a casa per anni. Penso alla fatica del mondo turistico». 
È sicuro che, se dovesse decidere di uscire dal governo, i suoi la seguirebbero tutti? Sa, girano voci di defezioni… 
«A me non risulta che qualcuno se ne voglia andare, anzi se vuole scommettere, nelle prossime settimane ci saranno arrivi e non partenze. È sempre stato così ogni volta che hanno parlato di scissioni dentro Italia Viva, quindi la sua domanda la considero di buon augurio». 
Senta senatore, 48 ore fa la sua capo-delegazione al governo si stava per dimettere per la questione migranti. Non mi dirà che è bastato un incontro con Conte per appianare i contrasti o no? 
«Teresa Bellanova non avrà bisogno di dimettersi perché la sua è una proposta di buon senso e sarà accolta. Se non facciamo la regolarizzazione dei braccianti, fra due mesi sugli scaffali dei supermercati non troviamo più la frutta italiana. Lo sanno tutti. Vogliamo continuare a far finta di niente e a lasciare indisturbate le mafie che li sfruttano nei campi?». 
Sulla regolarizzazione dei braccianti e delle badanti il M5S è contrarissimo. 
«Questo me lo aspettavo. Mi fa ridere invece che questa battaglia di civiltà noi la stiamo conducendo nel silenzio pressoché totale di quelle forze di sinistra che ogni giorno ci accusano di connivenza con Salvini». 
Si riferisce al Pd? 
«Anche a una parte del Pd». 
È un fatto che Salvini abbia applaudito il suo intervento al Senato della scorsa settimana, quando ha attaccato Conte e i suoi Dpcm. Poi non se la può prendere se nel Pd fanno cattivi pensieri no? 
«Salvini non era solo. Ad applaudire quel passaggio è stato l'intero emiciclo, a parte i cinque stelle. Non si può proseguire con questo strumento normativo senza passare dal parlamento. Perché quando un domani lo faranno Salvini o la Meloni, con quale credibilità la sinistra potrà parlare di un vulnus democratico? Detto questo: se Salvini non ha i pieni poteri è perché ad agosto abbiamo evitato le elezioni, nonostante il parere contrario di gran parte del Pd. Non hanno ragione di fare cattivi pensieri: ci diano una mano piuttosto sui braccianti immigrati». 
A proposito di Pd, Nicola Zingaretti ha chiarito che se cade Conte non vede una maggioranza diversa. E lei? 
«Io credo che la crisi non ci sarà, ma se qualcuno pensa di utilizzare l'evocazione del voto per farci stare zitti e buoni, sappia che hanno sbagliato destinatario. Io faccio politica e lancio le mie idee, senza paura». 
Anche dal Colle sembrano suonare lo stesso spartito: se fate cadere Conte si vota a settembre… 
«Queste indiscrezioni mi sembrano sorprendenti perché i principi costituzionali, la consuetudine e persino la storia personale di questo Presidente, per il quale nutro profondo rispetto, vanno tutti nella stessa direzione: nel momento in cui si apre una crisi, il compito del Capo dello Stato è verificare se esista o meno un'altra maggioranza. Mattarella ha sempre fatto così. Non decide il Colle. Decide il parlamento e il colle prende atto. In Italia funziona così. Poi ovviamente spero che non ci sia bisogno di una crisi». 
A dividervi è anche la giustizia. Ma davvero votereste una mozione di sfiducia dell'opposizione al ministro Bonafede?  
«Aspettiamo di vedere cosa c'è scritto e come Bonafede intenda replicare. Ma sia chiaro che per noi il problema non è Bonafede, ma la sua linea. Ecco, la giustizia è uno dei punti che vorrei discutere nel contratto di programma che le dicevo. Poi vorrei capire perché ci sono state queste scarcerazioni: gli italiani in casa e il Dap fa uscire i boss? Cercheremo di capire». 
Mentre gli altri tirano la carretta, voi spesso sembrate quelli del "più uno". Non è così? 
«Non pretendiamo di essere ascoltati su tutto, ma non possiamo nemmeno essere ignorati del tutto. Siamo un gruppo di persone che vive la libertà di fare battaglie che non portano voti. Per esempio per i detenuti, contro il capo del Dap Basentini scelto da Bonafede. Oppure per la regolarizzazione dei migranti, o per far uscire i bambini di casa. Detenuti, migranti e bambini: tre categorie che non votano. Ma siamo tanto orgogliosi di fare politica e non populismo». —

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