venerdì 17 gennaio 2025

Se critichi sei un...

 

Se critichi Israele sei “antisemita”
LA BANALITÀ DEL MALE - Per le direttive governative 2025, la nuova ondata di prese di posizione anti-ebraiche sono dettate dal tempo e non dai massacri a Gaza. Certo, la destra ha qualche problema con il tema
DI DANIELA RANIERI
La “Strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo” edizione 2025, ordinata dalla Presidenza del Consiglio il 14 gennaio, parte dalla premessa che l’antisemitismo è proprio una brutta cosa, e vorremmo vedere, e si sta riacutizzando.
Come mai? “L’antisemitismo non era scomparso, s’era solo nascosto, come assopito, ma il tempo trascorso e l’affievolimento del ricordo e della memoria l’hanno fatto uscire dallo stato di latenza e riemergere in modalità e forme diverse”. Sarà solo colpa del tempo trascorso e del ricordo affievolito? Risposta: “Questo ‘tornare a galla’ è da mettere in relazione con i grandi eventi che colpiscono la pubblica opinione mondiale, come la guerra combattuta da Israele nel sud del Libano nel 1982, che provocò una forte ondata di antisemitismo… la guerra russo-ucraina, la pandemia da Covid-19 e le grandi migrazioni, che hanno risvegliato l’antisemitismo in chiave cospirazionista, addebitando agli ebrei oscuri e torbidi interessi”. Non viene menzionato, tra le cause del riacutizzarsi dell’antisemitismo, lo sterminio attuale di 70 mila palestinesi per mano del governo israeliano, che si è messo fuori dalla comunità internazionale guadagnandosi anche un mandato di cattura spiccato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia per crimini di guerra e contro l’umanità per il primo ministro Benjamin Netanyahu e per il ministro della Difesa Yoav Gallant, e la valutazione da parte della Corte Internazionale di Giustizia (CIG), con sede sempre all’Aia, dell’accusa di genocidio lanciata dal Sudafrica nei confronti di Israele. Incredibilmente, nessuna delle circostanze è citata nelle 55 pagine del documento.
Quanto ai “torbidi interessi addebitati agli ebrei”, ci vengono in mente vari post cospirazionisti contro ebrei famosi come Soros, tipo quelli di una certa Meloni, che ha tirato in ballo Soros anche l’altro giorno, quando ha detto di preferire a Musk a Soros, “persona nota e facoltosa”, responsabile di “una pericolosa ingerenza negli affari degli Stati nazionali” (asserzione, quest’ultima, vera: basti pensare all’ingerenza di Soros in Ucraina col sostegno anche mediatico alla cosiddetta Rivoluzione di Majdan, ordita e finanziata da Usa e CIA), ma anche molte altre volte, come quando, nel 2019, scrisse sui social: “Soros scende in campo per le elezioni europee finanziando con 200 mila euro il partito di Emma Bonino… Un grande orgoglio per Fratelli d’Italia: tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano”. L’antica l’equazione ebreo=usuraio è lo stereotipo-cardine di chi pensa sia in atto un “complotto pluto-giudaico-massonico”; verrà perseguita anche la Meloni, o lei è esente? Non fu antisemita quel deputato di FdI che diede del “circonciso” a Emanuele Fiano (Pd)? E quella coordinatrice piemontese di FdI che si fece fotografare mentre faceva il gesto dell’ombrello a una statua di Anna Frank, giustificandosi con l’argomento che “Anna Frank è un personaggio inventato, non è mai esistita”? Ovvio che il governo non è preoccupato da chi stereotipizza Soros; è preoccupato che l’opinione pubblica si ribelli all’invio di armi e all’appoggio etico da parte del governo italiano a Netanyahu, del cui metodo di “eradicazione di Hamas” mediante l’infanticidio Meloni e Tajani sono grandi sostenitori.
Bene, ma a cosa serve questa “Strategia”? “Ad adottare strumenti operativi, di carattere preventivo, tra cui principalmente quelli culturali, formativi e di diffusione della conoscenza dell’ebraismo, e repressivo, entrambi funzionali a una più efficace e complessiva ‘lotta all’antisemitismo’”. In che senso “repressivo”? Non esiste già un reato del Codice penale contro chi “propaganda idee fondate sulla superiorità, l’odio razziale ed etnico e chi istiga a commettere discriminazione per questi motivi”? “È previsto un aumento di pena”, dice il documento, “se la propaganda o l’istigazione o l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”. A parte il carattere arbitrario di termini come “grave” o “concreto pericolo”, ciò vale anche per i riconosciuti crimini di guerra di Netanyahu? Ovviamente, no.
Inoltre, si denuncia “la convergenza tra alcune sigle dell’associazionismo islamico riconducibili alla componente palestinese e i circuiti studenteschi e antagonisti… in una prospettiva di trasversalità delle lotte che vede convergere diverse anime dei movimenti estremisti, con forme di ‘ibridazione ideologica’ e derive antisemite, tanto da far registrare un aumento degli episodi di antisemitismo anche in Italia, dove si sono moltiplicati i casi di imbrattamenti, scritte murali e danneggiamenti di obiettivi o luoghi simbolici per la comunità ebraica”. E si citano le manifestazioni studentesche a sostegno del popolo palestinese, date per antisemite e radicalizzate tout court; e chissà se la scritta “Free Gaza” che giorni fa è comparsa sul muro di un edificio vicino alla Sinagoga di Bologna, e fatta passare da alcuni, come Bonaccini (Pd) come “un assalto alla Sinagoga”, rientra in questa fattispecie.
“Il pregiudizio antisemita contemporaneo si esprime soprattutto in tre forme. La prima comprende i pregiudizi e stereotipi tradizionali che attribuiscono caratteristiche sfavorevoli agli ebrei”, tipo quelli della Meloni e dei suoi accoliti col braccio teso. “La seconda… si esprime con la negazione o la relativizzazione della Shoah”, e chissà se in ciò rientra, ad esempio, travestirsi da Hitler per ischerzo, come ha fatto il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Bignami (FdI). “La terza si manifesta nell’espressione di opinioni anti israeliane che vanno oltre i limiti della critica politica in cui Israele è condannato per alcuni atti mai attribuiti ad altri Stati”. Ma chi stabilisce quali sono le opinioni che “vanno oltre i limiti della critica politica”? E la notazione polemica sul fatto che “alcuni atti” non siano stati “mai attribuiti ad altri Stati” è documentata? Dopo la Seconda guerra mondiale, sulla base della Convenzione sul genocidio dell’Onu e della Corte penale internazionale il crimine di genocidio è stato riconosciuto nel caso del Ruanda, della guerra in Bosnia e Erzegovina e della Cambogia. Ciò non toglie che Israele abbia sterminato 70mila civili, ridotto alla fame e sparato sulla popolazione palestinese in fila per gli aiuti alimentari. I palestinesi valgono forse meno degli altri gruppi etnici?
Se la definizione di antisemitismo è così lasca ed estesa, risulta inquietante la proposizione di “creare all’interno del Servizio centralizzato della Polizia Postale un’unità specializzata per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo online”. Arresteranno chi stereotipizza Soros su Facebook (invece che in conferenza stampa)? O, più probabilmente, verrà censurata e repressa penalmente ogni critica rivolta a Israele da analisti, ricercatori, storici e cittadini comuni?
Tu puoi esserti formato sulla cultura ebraica ed esecrare gli antisemiti, a partire da quelle carogne di editori che dai primi dell’800 in Germania stampavano libercoli contro gli ebrei aprendo la strada al nazismo, e custodire e diffondere la memoria della Shoah con tutti i mezzi a tua disposizione; ma se oggi dici che il governo israeliano di estremisti messianici sta perpetrando un progetto deliberato di annientamento di un popolo nella sua terra, sei un antisemita, solo perché ciò non collima con l’orientamento atlantista filo-Netanyahu del governo attuale. Questa deriva è la morte della critica e della ragione e il trionfo dell’ignoranza, dell’ipocrisia e in definitiva della banalità del male.

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