lunedì 23 dicembre 2024

Del ventiquattro


Sollazzo e facezie, elongazioni spirituali 
finemente affiorano nel caos di palle lucenti. 
Ricordi stantii fluttuano nella pochezza mnemonica.

Portare noia spingendo i suoi afflati negli affluenti ove stagna la ragione, è far festa?

Dove sono gli angeli sfioriti in quest’ecatombe, nella fredda aria tra cime di cipressi eretti e circondanti quel potere di regnare che scorre vorace?

Frenesie e sciocchezze attorno ai dirupi irti nel nulla, ove prega la madre i suoi figli evaporati.

Nulla può essere dipinto, pure la Grotta. Tutto è avvolto dallo strano sentir rigurgito. 

Ruota tutto inutilmente tra dedali di cocciutaggine, il cielo è restio a stellare luce, la notte che abbaglia non abbacina, quando bimbi muoiono in sì tanto dispregio, sarebbe inutile.

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