Sollazzo e facezie, elongazioni spirituali
finemente affiorano nel caos di palle lucenti.
Ricordi stantii fluttuano nella pochezza mnemonica.
Portare noia spingendo i suoi afflati negli affluenti ove stagna la ragione, è far festa?
Dove sono gli angeli sfioriti in quest’ecatombe, nella fredda aria tra cime di cipressi eretti e circondanti quel potere di regnare che scorre vorace?
Frenesie e sciocchezze attorno ai dirupi irti nel nulla, ove prega la madre i suoi figli evaporati.
Nulla può essere dipinto, pure la Grotta. Tutto è avvolto dallo strano sentir rigurgito.
Ruota tutto inutilmente tra dedali di cocciutaggine, il cielo è restio a stellare luce, la notte che abbaglia non abbacina, quando bimbi muoiono in sì tanto dispregio, sarebbe inutile.
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