Fare caciara a casa propria
DI MICHELE SERRA
Va bene che la memoria è corta, ma sono passati meno di dieci anni da quando il Salvini, con un manipolo di ardimentosi, andò a fare caciara sotto la casa di Elsa Fornero. Un domicilio privato eletto a bersaglio pubblico; un gesto che faceva parte, a pieno titolo, del pacchetto di intimidazioni individuali e aggressioni verbali, in stile curva da stadio, che il futuro ministro dell’Interno eresse a metodo politico, anche grazie all’indimenticabile attività social della sedicente Bestia, di nome e di fatto.
Il pretesto, lo ricordiamo bene, erano le drastiche misure di contenimento della spesa pubblica che Fornero, ministro del Lavoro del governo Monti, aveva adottato, anche a costo di procrastinare, per alcune categorie, l’età della pensione. Ora che la destra, dopo anni di scomposta demagogia, ha imparato suo malgrado a far di conto, e di conseguenza ha confermato, protratto e se necessario aggravato le misure forneriane, ci si domanda sotto casa di chi il Salvini possa andare a manifestare tutta la sua iracondia. Sotto casa Meloni? Sotto casa Giorgetti? Sotto casa sua, citofonandosi e dandosi del pirla, come affettuosamente usa fare, a Milano, anche tra amici?
Si sa che la correttezza è rara, in politica, quanto il ciclismo tra le vongole; ma forse un paio di frasi di scusa, anche se non sentite, anche se ipocrite, per pura buona educazione, il Salvini potrebbe spenderle.
Sarebbe un breve interludio beneducato in un lungo percorso fatto di modi bruschi e di parole sgradevoli. Un’eccezione che non gli rovina la media.
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