Grazie al Fatto Quotidiano e a Marco Travaglio, qui sotto sono riassunte le 60 leggi vergognose ad uso e consumo del Pregiudicato, durante l'Era del Puttanesimo.
Un ottimo rinfresco di memoria per chi ancora incredibilmente crede alle parole del riccone ottantunenne. Checché ne dica Scalfari, chi lo vorrebbe ancora in sella lo fa solo per motivi legati alla stessa causa: inchiappettare gli altri per i propri porci comodi.
1. Decreto Biondi
(1994). Vieta la custodia
cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i
reati contro la PA e quelli finanziari, comprese corruzione e concussione,
proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere
stati corrotti da quattro società Fininvest e sono pronte le richieste di
arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto, oltre a
impedire i nuovi arresti, provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti,
dei quali 350 colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (la signora Pierr
Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di
Riina). Il pool Mani Pulite si scioglie. Le proteste di piazza contro il
“Salvaladri” (così chiamato da la Repubblica di Scalfari) inducono la Lega e An
a costringere B. a ritirarlo. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi e
i manager Fininvest Salvatore Sciascia e Massimo Maria Berruti.
2. Legge Tremonti
(1994). Il decreto n. 357
detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino
l’acquisto di “beni strumentali nuovi”. La neonata Mediaset lo utilizza per
risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici
per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono
nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una
circolare “interpretativa” che estende il concetto di beni strumentali a quelli
immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.
3. Condono fiscale
(1994). Camuffato da “concordato
fiscale”, il primo condono Tremonti consente agli evasori di “patteggiare” le
liti col fisco pagando una modica multa. Chi ha contenziosi fino a 2 milioni di
lire può chiuderli con un obolo di 150 mila. Per le liti da 2 a 20 milioni, si
deve versare il 10%. Per quelle ancora superiori, invece, deve ricorrere alla
“conciliazione”: sarà il giudice a stabilire la somma dovuta. Poi il concordato
viene esteso anche alle società.
4. Condono edilizio
(1994). Riapre i termini del
famigerato condono Craxi del 1985: si possono sanare, a prezzi stracciati, le
opere abusive ultimate entro il 31.12.1993 pagando le vecchie ammende
moltiplicate per 2 (per gli abusi pre-1985) o per 3 (per quelli post-1985).
5. Rogatorie (2001). Berlusconi torna a Palazzo Chigi col suo
secondo governo e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte
dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese quelle che dimostrano
le corruzioni dei giudici romani da parte di Cesare Previti&C. La legge
367/2001 stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici
stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che
siano giunti via fax, o via email o brevi manu o in fotocopia o con qualche
vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità,
vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge
contraddice le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e le prassi
seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi
nazionali, disapplicano la legge, che resterà lettera morta.
6. Falso in bilancio
(2002). Avendo cinque processi
per falso in bilancio, B. riforma i reati societari: abbassa le pene da 5 a 4
anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione
più breve, massimo 7 anni e mezzo per le prime e 4 e mezzo per le seconde; e
niente più custodia cautelare né intercettazioni); falso in bilancio per le non
quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzate
alcune fattispecie di reato (come il falso in bilancio presentato alle banche);
altissime soglie di impunità (fino al 5% del risultato d’esercizio, all’1% del
patrimonio netto, al 10% delle valutazioni). Così tutti i processi al Cavaliere
per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela
dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le
soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato”), o perché il
reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione lampo.
7. Mandato di cattura
europeo (2001). Unico fra quelli
dell’Ue, il governo B. rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”,
ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione.
Secondo Newsweek, il premier “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli”
per l’inchiesta Telecinco. L’Italia recepirà la norma comunitaria solo
nel 2004.
8. Giudice trasferito
(2001). Il 31 dicembre, mentre
gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto
Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la
proroga in tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che
conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso”
presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese,
senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme
dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il
presidente della Corte d’Appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in
tribunale sino alla fine del 2002.
9. Legge Cirami
(2002). I difensori di Previti e
B. chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché a
Milano l’intero tribunale sarebbe prevenuto contro di loro. E, per oliare
meglio il meccanismo, reintroducono la “legittima suspicione” per motivi di
ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei
“porti delle nebbie” per riposarvi in pace. È la legge Cirami. Ma nemmeno
questa funziona: la Cassazione respinge la richiesta di trasferire i processi
perché il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.
10. Patteggiamento
allargato (2003). Sfumato il trasloco dei
processi, bisogna rallentarli prima che arrivino le sentenze, in attesa di
inventare qualcos’altro: ecco dunque nell’estate 2003 la legge sul
patteggiamento allargato, che consente a qualunque imputato di chiedere 45
giorni di tempo per valutare se patteggiare o meno, guadagnando tempo fino a
dopo le vacanze. B. ormai è salvo grazie al lodo Schifani, ma Previti no.
Dunque annuncia che utilizzerà la nuova legge. Così i giudici devono dargli un
mese e mezzo per pensare all’eventuale patteggiamento. Poi ovviamente lo
esclude, ma intanto i processi sono sospesi fino a ottobre.
11. Lodo
Maccanico-Schifani (2003). Le
sentenze Sme e Mondadori incombono. Su proposta del senatore della Margherita
Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Casa delle libertà approva la legge
Schifani che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della
Camera, del Senato, del Consiglio e della Consulta (il provvedimento contiene
anche la legge Boato, trasversale, che vieta ai giudici di utilizzare senza la
previa autorizzazione delle Camere le intercettazioni “indirette”, cioè
disposte su utenze di privati cittadini, quando questi parlano con
parlamentari). I processi a B. si bloccano in attesa che la Consulta esamini le
eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale. Poi nel gennaio 2004
la Consulta boccia il “lodo” e le udienze ripartono.
12. Legge ex Cirielli
(2005). Approvata il 29.11.2005,
si chiama così perché l’ha disconosciuta persino il suo proponente: dimezza i
termini di prescrizione per gli incensurati e trasforma in arresti domiciliari
la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni e B.
sta per compierli). Risultato: le prescrizioni si moltiplicano, da 100 mila a
150 mila processi all’anno; vengono decimati i capi di imputazione del processo
Mediaset a B. (la prescrizione per frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo)
e viene annientato il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si
prescrive non più in 15 anni, ma in 10).
13. Condono fiscale
(2002). La Finanziaria varata
nel dicembre 2002 contiene il condono tombale per gli evasori fiscali. B. giura
che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta
per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle
Entrate pagandone appena 35. Anche B. usa il condono per cancellare con appena
1.800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.
14. Condono ai
coimputati (2003). Il decreto 143 del
24.6.2003 contiene una presunta “interpretazione autentica” del condono, in cui
il governo infila anche chi ha “concorso a commettere i reati”, anche se non ha
firmato la dichiarazione fraudolenta. Così B. salva anche i suoi nove
coimputati nel processo Mediaset, accusati di averlo aiutato a evadere con
fatture false o gonfiate.
15. Legge Pecorella
(2006). Salvato dalla
prescrizione nel processo Sme grazie alle attenuanti generiche, B. teme che in
appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato
Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia, fa approvare a fine
2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo propone il pm contro
assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece,
l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la legge in quanto
incostituzionale. B. allunga di un mese la scadenza della legislatura per farla
riapprovare tale e quale nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a
firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.
16. Legge ad Legam
(2005). Dal 1996 la Procura di
Verona indaga su una quarantina tra dirigenti politici e attivisti della Lega
Nord, accusati di aver organizzato una formazione paramilitare denominata
Guardia nazionale padana in camicia verde. Imputati anche Bossi, Maroni,
Borghezio, Speroni, Calderoli e altri. Le accuse sono tre: attentato alla
Costituzione, attentato all’unità e all’integrità dello Stato, costituzione di
una struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due vengono depenalizzati dal
centrodestra con una leggina ad Legam nel 2005, con la scusa di cancellare i
“reati di opinione”: gli attentati alla Costituzione e all’unità e
all’integrità dello Stato non sono più reato, salvo in caso di uso effettivo
della violenza. Resta l’ultimo reato, la costituzione di banda armata a scopo
politico, ma a questo – come vedremo – provvederà il governo Berlusconi-3.
17. Legge anti-Csm
(2002). Il ministro della
Giustizia del governo Berlusconi II, Roberto Castelli, “riforma” il Csm
riducendone i componenti e le competenze: l’organico passa da 30 a 24 membri (8
laici, cioè politici, e 16 togati). Una controriforma fatta apposta per far
collassare l’organo di autogoverno dei giudici, svilirlo, ridurlo alla paralisi
e al silenzio.
18. Ordinamento
giudiziario (2005). Nel 2004 Castelli
“riforma” pure l’ordinamento giudiziario per rendere le Procure sempre più
controllabili da pochi capi e dalla Cassazione. Ma Ciampi respinge la legge
perché “palesemente incostituzionale”. Il centrodestra la riapprova nel 2005
tale e quale, salvo lievissime modifiche. Si torna agli anni più bui della
giustizia italiana: una carriera selettiva che imbriglia i magistrati in
un’intricata rete di concorsi formalistici; una ristrutturazione verticistica e
gerarchica delle procure, col capo dominus assoluto dell’azione penale e il
“potere diffuso” dei sostituti ridotto al nulla; una separazione surrettizia
delle carriere di pm e giudici, accompagnata da “esami psico-attitudinali” per i
neomagistrati (già previsti dal “Piano di rinascita democratica” della P2);
vietato ai pm spiegare le inchieste alla stampa; e l’azione disciplinare
obbligatoria su qualunque esposto contro un magistrato, anche se infondato. La
legislatura scade nel 2006 prima che il governo eserciti la delega coi decreti
attuativi. Provvederà il centrosinistra, con Mastella, a completare lo scempio.
CONTRO MURDOCH
Per Sky, tv concorrente
di Mediaset, nel 2008 viene raddoppiata l’Iva dal 10 al 20 per cento
19-20. Norme anti-Caselli
(2004-2005). Gian Carlo Caselli
e Piero Grasso, nel 2004, si candidano a sostituire Piero Luigi Vigna come
procuratore nazionale antimafia. B. sbarra la strada a Caselli con due norme.
L’ordinamento Castelli stabilisce che per ricoprire quel ruolo bisogna avere
meno di 66 anni. Caselli li compirà il 9.5.2005 e Vigna scade il 15 gennaio. Il
30 dicembre il governo infila nel decreto “milleproroghe” un articoletto di tre
righe che proroga Vigna fino ad agosto, così Caselli sarà tagliato fuori. Però il
Csm può nominare subito il nuovo Pna ed evitare la porcata. Ma ecco la seconda
norma contra personam.
PRO MONDADORI
Dal 2005 al 2010 ben tre
norme per aiutare l’azienda della figlia Marina
È un emendamento
all’Ordinamento giudiziario di Luigi Bobbio (An): immediata entrata in vigore
dei nuovi limiti di età, per “avere la certezza che Caselli non vada alla
Superprocura” (Bobbio). Così il Csm nomina Grasso, unico candidato superstite.
Nel 2007 la Consulta dichiarerà incostituzionale la legge anti-Caselli. Troppo
tardi.
21. Legge pro
Carnevale (2004). Corrado Carnevale, ex
giudice “ammazzasentenze”, si è si è dimesso nel 2002 dopo la condanna in
appello per concorso esterno in associazione mafiosa (poi annullata dalla
Cassazione). Ma ecco un emendamento bipartisan alla Finanziaria per il rientro
dei dipendenti pubblici sospesi o autopensionati in seguito a procedimenti
penali e poi assolti: il caso di Carnevale. Così nel 2006 l’uomo che cassava le
sentenze contro i boss, riceveva avvocati e imputati di mafia a casa sua,
definiva “cretino” e “faccia da caciocavallo” Falcone, verrà reintegrato in
Cassazione per altri 7 anni: cioè fino al 2013, quando ne avrà 83 (8 in più
dell’età pensionabile dei magistrati).
22. Nuovo 41-bis
(2002). Il punto 2 del papello
di Riina recitava: “Annullamento decreto 41-bis”. Nel 2002 il governo B. fa
approvare la legge 279 che trasforma il carcere duro per i mafiosi da
provvedimento amministrativo straordinario, rinnovato di semestre in semestre
dal ministro della Giustizia, in una misura stabile dell’ordinamento
penitenziario. Pare un duro attacco alla mafia. Invece la legge sortisce
l’effetto opposto: centinaia di boss otterranno la revoca del 41-bis dai
Tribunali di sorveglianza. Per una serie di difficoltà interpretative della
nuova legge e perché la riforma agevola le richieste di annullamento.
23. Illeciti
contabili condonati (2005). La Finanziaria nasconde un colpo di spugna per politici e
amministratori pubblici condannati dalla Corte dei conti. Quelli sanzionati in
primo grado per “danno erariale” (inclusi i tangentisti che devono restituire
il maltolto) possono chiedere in appello di definire il giudizio pagando il
10-20% del danno. Il giudice, sentito il procuratore, può accogliere la
richiesta nella misura massima del 30%. Un condono da centinaia di milioni.
24. Raddoppio del
finanziamento ai partiti (2002). Per le elezioni del 2001 i partiti hanno incassato 93 milioni di
euro: più del quadruplo di quanto avevano speso per quelle del 1996 (20
milioni). Ma nel 2002 destra e sinistra presentano una leggina bipartisan per
festeggiare l’arrivo dell’euro: con un cambio di favore, si passa da 800 lire a
1 euro per ogni elettore, da moltiplicare per quattro (Camera, Senato, Europa,
Regioni). E attenzione: gli elettori non si calcolano sui votanti (37 milioni),
ma sugli aventi diritto alla Camera (50,5 milioni): e anche per il Senato, dove
però votano 4 milioni in meno. Così, se le elezioni del ’94 erano costate 36
milioni, quelle del ’96 appena 20 milioni e quelle del 2006 addirittura 93
milioni, quelle del 2008 ne costeranno la bellezza di 136 (ma i partiti ne
riceveranno 503 in cinque anni: 10 euro per ogni elettore, con un guadagno
netto del 270% sulle spese davvero sostenute). Ultima chicca: la nuova norma
assicura i rimborsi per tutta la legislatura, anche se finisce prima. A furia
di aumenti, nel 2006 il totale dei rimborsi elettorali toccherà la cifra record
di 200 milioni.
25. Condono per le
tangenti (2006). Nel febbraio 2006 il
governo B. chiude la legislatura con una leggina che consente la
cartolarizzazione e la cessione a terzi, senz’alcun limite, dei crediti dei
partiti; esenta da responsabilità civile i loro amministratori; crea un “fondo
di garanzia” per pagarne i debiti; e decuplica da 5 a 50 mila euro il tetto
sotto cui i partiti possono ricevere fondi privati senza dichiararli né
commettere finanziamento illecito. Una mega-franchigia per i fondi neri ai
partiti e ai politici, che potranno incassare clandestinamente e impunemente
fino a 100 milioni l’anno pro capite.
26. Legge Frattini
(2002). Dovrebbe risolvere i
conflitti d’interessi, invece li legalizza e li santifica: chi possiede aziende
e va al governo, ma di quelle aziende è solo il “mero proprietario”, non è in
conflitto d’interessi e non deve cederle. Unica conseguenza per B.: deve
lasciare la presidenza del Milan.
27. Legge Gasparri-1
(2003). In base alla sentenza
della Consulta del 2002, entro il 31.12.2003 Rete4 dev’essere spenta e passare
sul satellite e cedere le frequenze a Europa7, che ha vinto il bando di gara.
Ma il 5 dicembre B. fa approvare la legge Gasparri: Rete4 può seguitare a
trasmettere “ancorché priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la
concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va
più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket).
Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. E il tetto pubblicitario del 20%,
viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, un panel talmente ampio di
situazioni da sfiorare l’infinito. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge
al mittente: è incostituzionale.
28. Decreto
salva-Rete4 (2003). A due settimane dallo
spegnimento di Rete4, B. firma un decreto salva-Rete4 che concede alla sua tv
l’ennesima proroga semestrale, in attesa della Gasparri-bis.
29. Legge Gasparri-2
(2004). Approvata il 29.4.2004 e
simile a quella bocciata dal Colle, assicura che Rete4 non sfora il tetto
antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il
digitale terrestre, con centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a
quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Intanto Rete4
è salva ed Europa7 resta senza frequenze.
30. Decoder di Stato
(2004). Per gonfiare l’area del
digitale, la Finanziaria prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e
di 70 nel 2005 per chi acquista il relativo decoder. Fra i principali
distributori di decoder (Amstrad) c’è Paolo Berlusconi, titolare di Solaris.
31. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per
Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato
nero delle tessere taroccate: prontamente il governo che ha depenalizzato il
falso in bilancio porta fino a 3 anni e 30 milioni di multa la pena per le
smart card fasulle da pay-tv.
32. Salva-Milan
(2002). Un decreto di B.
consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di ammortizzare
sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei
cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.
33. Salva-diritti tv
(2006). FI blocca un ddl
bipartisan che riforma il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso
“collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il
sistema resta “soggettivo”, a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus,
Inter e naturalmente Milan.
34. Tassa di
successione (2001). Il governo B. abolisce
la tassa di successione per i patrimoni sopra i 350 milioni di lire (sotto,
l’ha già abrogata l’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni
per 25 mila miliardi di lire.
35. Autoriduzione
fiscale (2004). Il governo B. abbassa le
aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti. L’espresso calcola che B.
risparmierà 764.154 euro di tasse l’anno.
36. Plusvalenze
esentasse (2003). Tremonti detassa anche
le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene usata da B. nel 2005 quando
cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi, risparmiando
altri 340 milioni di imposte.
37. Sondaggi a spese
nostre (2005). Un emendamento infilato
da FI alla Finanziaria consente al premier B. di consultare “enti o istituti di
ricerca, pubblici o privati, istituti demoscopici e consulenti dotati di
specifica professionalità”. E stanzia 6 milioni per la bisogna. Scopo
dichiarato: monitorare “le politiche pubbliche adottate dal governo”. Scopo
effettivo: accollare allo Stato i sondaggi di B.
38-39-40. Condoni
alla villa abusiva (2004). Il 6
maggio 2004 B. vara due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano
nazionale antiterrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza
di Villa Certosa. Il secondo individua la sua villa in Sardegna come “sede
alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio
e per la continuità dell’azione di governo”. Ed estende il beneficio anche a
tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si
bloccano le indagini sugli abusi edilizi a Villa Certosa. Poi c’è una terza
norma, la legge 208/2004, che estende il condono edilizio del 2003 alle zone
protette: come quella in cui sorge la villa. Così la Idra Immobiliare,
proprietaria delle residenze di B., presenta 10 richieste di condono. E riesce
a sanare tutto per la modica cifra di 300 mila euro. Nel 2008 il Tribunale di
Tempio Pausania chiuderà il procedimento sugli abusi perché in gran parte
condonati da norme firmate dal “mero proprietario”.
41. Legge pro
Mediolanum (2005). Nella riforma della
previdenza integrativa e complementare, FI impone una serie di norme favorevoli
alle compagnie assicurative. Compresa la Mediolanum di B. ed Ennio Doris.
42. Legge pro
Mondadori-1 (2005). La ministra
dell’Istruzione Letizia Moratti fa un accordo con Poste per il servizio
“Postescuola”: consegna e ordinazione per telefono e online dei testi della
scuola secondaria. Gli editori non li consegneranno direttamente, ma tramite
Mondolibri Bol, posseduta al 50% da Mondadori, cioè da B..
43. Legge pro
Mondadori-2 (2005). Il governo stanzia 3
milioni per l’operazione “eBook”: sperimentazione affidata dai ministri Moratti
e Lucio Stanca (Innovazione) a Mondadori e Ibm: la prima è di B., della seconda
Stanca è l’ex vicepresidente.
44-45. Due scudi
fiscali (2001-2003). Nel 2003, ecco il
decreto Tremonti sul rientro di capitali guadagnati e/o detenuti all’estero:
illegalmente esportati, ma anche illegalmente accumulati commettendo reati.
Chiunque vuole rimpatriare tesori nascosti oltre frontiera può farlo
depositandoli presso una banca italiana che trattiene, per conto dello Stato,
una modica tassa del 2,5% (anziché le normali aliquote fino al 50-60%) e
rilascia al cliente una “dichiarazione riservata” di ricevuta con garanzia di
anonimato. Un caso clamoroso di riciclaggio di Stato del denaro sporco.
Guardacaso, B. è imputato per 1.500 miliardi di lire in nero su 64 società
estere Fininvest. Teoricamente, versando all’erario 50 miliardi di lire, può
far rientrare tutto senza neppure farlo sapere. Il risultato dello scudo,
comunque, è deludente. Così nel 2003 Tremonti concede il bis, riaprendo il
condono. Ma anche stavolta il gettito per lo Stato è misero. In tutto, i due
scudi incassano 2 miliardi, a fronte dei 77 rientrati.
46. Esenzione Ici
alla Chiesa (2005). La Finanziaria esenta le
confessioni religiose che hanno sottoscritto intese con lo Stato dall’Ici sugli
immobili a fini commerciali. Idem per le associazioni non profit. La Cgil stima
un buco nei bilanci comunali di 500-700 milioni l’anno.
47. Salva-rifiuti-1
(2001-2002). La Procura di Firenze
apre un’inchiesta sui lavori del Tav: durante gli scavi delle gallerie, è stato
inquinato l’ambiente, intaccando le falde acquifere. Ma con la legge Lunardi
terre e rocce da scavo non costituiscono più rifiuti e possono essere
utilizzate per riempire cave o depressioni del terreno, anche se contaminate.
Nel 2002, poi, il governo dichiara per decreto non più inquinanti le emissioni
tossiche dell’Enichem di Gela, sequestrato dai giudici: l’impianto riapre,
salvi tutti gli indagati.
48. Lodo Alfano
(2008). Nel luglio 2008 B. torna
al governo per la terza volta: manca poco alla sentenza nel processo Mills e
lui la blocca con la legge Alfano (detta impropriamente “lodo”) che sospende i
processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del
Consiglio sino al termine della carica. Si fermano così per un anno e mezzo i
processi Mills e Mediaset a carico di B.. Riprenderanno solo un anno dopo,
quando la Consulta boccerà la legge Alfano in quanto incostituzionale.
49. Legge
salva-rifiuti-2 (2008).
Vengono arrestate a Napoli 25 persone, tra cui funzionari del commissariato per
l’emergenza in Campania diretto dal neo sottosegretario Guido Bertolaso:
avrebbero consentito per anni di smaltire in discariche a cielo aperto rifiuti
“tal quali” spacciandoli per “ecoballe” ecologicamente trattate, “con grave
pregiudizio per l’ambiente e la salute pubblica”. B. vara un decreto che deroga
alle norme nazionali ed europee sullo smaltimento rifiuti e consente di
seguitare a sversare nelle discariche campane (e solo in quelle) anche quelli tossici
e pericolosi.
50. Legge salva-beni
mafiosi (2008). La Finanziaria permette
la vendita all’asta di 3 mila immobili confiscati alle mafie, che potranno
essere comodamente riacquistati dai prestanome dei boss.
51. Abolita l’Ici
(2008). Il governo smantella la
tassa comunale su tutte le prime case, escluse quelle signorili, le ville e i
castelli (appena 40 mila su 31 milioni di immobili a uso abitativo censiti in
Italia). Una norma pro ricchi, dunque anche pro B.: per chi pagava fino a 100
euro di Ici all’anno (il 40% dei proprietari), l’imposta l’aveva già abolita
Prodi. Ora nemmeno i redditi medio-alti pagheranno un euro, con un costo per lo
Stato di 4 miliardi. Sparisce l’unica tassa federale, fra l’altro a prova di
evasione, creando voragini nei bilanci comunali.
52. Scudo fiscale-3
(2009). Tremonti, che aveva
giurato di non farne mai più, vara il terzo condono fiscale. Funziona come gli
altri due, con la differenza che sui capitali fatti rientrare, in cambio
dell’anonimato e dello “sbiancamento”, il governo chiede alle banche di
trattenere non il 2,5%, ma il 5. In sede di conversione, scompare financo
l’obbligo per le banche di segnalare le operazioni sospette all’antiriciclaggio
e sono condonati i gravi reati finanziari collegati all’esportazione di capitali
occulti. Lo scudo si applica anche a case, yacht e beni di lusso (che
ovviamente restano all’estero).
53. Legittimo
impedimento (2010). Siccome, bocciato il
lodo Alfano, i processi a B. sono ripresi, ecco una nuova legge per bloccarli,
sempre a opera del ministro Alfano: quella che rende automatico il “legittimo
impedimento” a comparire nelle udienze per il premier e i ministri. E non solo
per le attività di governo, ma anche per quelle “preparatorie e consequenziali,
nonché comunque coessenziali alle funzioni di governo”. Il tutto per 6 mesi,
prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del
Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se
l’impedimento sia effettivo e legittimo. Risultato: i processi a B. sono
sospesi fino all’ottobre 2011. Ma il 13 gennaio 2011 la Consulta giudica
parzialmente incostituzionale il legittimo impedimento. Il resto sarà
cancellato da un referendum popolare promosso da Antonio Di Pietro.
54. Più Iva per Sky
(2008). Il governo B. raddoppia
dal 10 al 20% l’Iva a Sky, la pay-tv di Murdoch, principale concorrente di
Mediaset.
55. Meno spot per Sky
(2009). Un decreto Romani
obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario
di spot.
56. Più azioni
proprie (2009). Il centrodestra aumenta
dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e
detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per
aumentare il controllo su Mediaset.
57. Decreto liste
(2010). Visto che, per le elezioni
regionali, le liste Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e
senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto
“interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le
illegalità per costringere il Tar a riammetterle.
58. Legge pro
Mondadori-3 (2010). L’Agenzia delle entrate
contesta a Mondadori 173 milioni di euro di tasse evase nel 1991. Mondadori
ricorre in primo e secondo grado vincendo la causa, ma il fisco ricorre in
Cassazione e lì c’è un giudice severo che rischia di dar torto all’azienda
berlusconiana. B. fa un decreto che consente a chi ha vinto la causa in due
gradi di giudizio di chiudere il contenzioso in Cassazione versando solo il 5%
del valore della lite. Così, invece di pagare 173 milioni (350 con
gl’interessi), Mondadori se la cava con 8,6.
59. Legge
salva-generali (2009). Una
norma su misura “grazia” gli ufficiali imputati in due processi del Tribunale
militare di Roma per la strage di Nassiriya, per non aver protetto impianti e
uomini nella base in Iraq e aver così agevolato i kamikaze che nel 2003
uccisero 19 italiani e 9 iracheni con un’autobomba. I Tribunali militari, per
procedere contro un soldato o un ufficiale, dovranno avere il via libera del
ministero. Che, per Nassiriya, non arriverà mai.
60. Legge salva-Lega
(2010). Per salvare i leghisti
delle camicie verdi ancora imputati a Verona per formazione paramilitare
fuorilegge (gli altri due reati sono stati depenalizzati nel 2005), ecco un
codicillo nascosto nel decreto omnibus di 1085 norme “Codice dell’ordinamento
militare”: abolisce il decreto del 1948 che puniva da 1 a 10 anni chi
“promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare,
le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici” per compiere “azioni
di violenza o minaccia”. Al giudice di Verona non resta che prosciogliere tutti
gli imputati: il reato non è più reato.
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