sabato 30 dicembre 2017

Gli scritti rimangono


Sul Secolo di oggi ci sono due interessanti articoli, preannuncianti polemiche e scritti sulle dichiarazioni di due apparenti commentatori estranei ai fatti. 



Il famigerato ospedale del Felettino, il nuovo nosocomio spezzino che, stando ai pronostici, dovrebbe sorgere entro il 2020. 
Tralasciando la gara d'appalto andata quasi deserta, con l'unico partecipante il gruppo Piesse, che fa capo al 60% a Guido Stefanelli (ad del gruppo Pessina) e al 40% a Massino Pessina, presidente del Gruppo vincitore dell'appalto per un importo stimato attorno ai 170 milioni di euro ma già aumentato per le varianti già presentate e che, stando alle previsioni, lieviteranno sempre più. Tralasciando pure il fatto che lo stesso Pessina sia stato incaricato di salvare il giornale storico comunista L'Unità, poi tramutato in quotidiano comico dalle tribù degli Orfini aleggianti attorno a noi, il fulcro della preannunciata debacle è che, vuoi per ignoranza, vuoi per lucrosa politica, vuoi soprattutto per incapacità imprenditoriale, l'ospedale è stato concepito e progettato per la classe DEA di secondo livello, improponibile per il bacino di utenza spezzina. Lo sapevano lor signori al momento della progettazione, lo sapevano eccome! Ma hanno tirato dritto, forti della quarantennale presa di potere nel Golfo dei Poeti che li faceva sentire immortali, immarcescibili, immoti e stantii per l'eternità. 
Ma anche gli allocchi nostrani gli hanno girato le spalle, facendo salire al potere il Sindaco Peracchini della lista di centro destra. 
Ed ora il capogruppo del Pd alla Regione ligure, Raffaella Paita, attacca le lungaggini, le diatribe in merito al rallentamento dei lavori, come se fosse estranea a quanto detto poc'anzi. 

  
E la consigliera comunale del PD Federica Pecunia non è da meno in fatto di estraneità acclarata su una questione tanto invereconda da costituire oggetto di studio nei prossimi anni per le indagini sociologiche attorno al disfacimento del bene pubblico: la vendita di Acam, la società spezzina che cura e distribuisce il bene pubblico, la risorsa vitale di tutti gli umani, l'acqua, alla società Iren. 
Leggendo su wikipedia ecco come, dati del 2012, è composto il gruppo di azionisti di Iren, Spa quotata in borsa: 


Ora, la domanda fondamentale che i poveri allocchi come me si pongono è questa: i principali azionisti di Iren sono dei benefattori o hanno acquisito Acam per lucro? E se lo hanno fatto per guadagnarci, chi dovrà mettere mano al portafogli per non solo pareggiare il disastrato bilancio di Acam, ma per produrre lucro a loro signori? 
La risposta è la solita da decenni: pagheremo noi che per diritto universale siamo tutti insieme i padroni del bene più prezioso su questo pianeta. 
Ma Federica Pecunia sembra estraniare il suo partito da questa pesante responsabilità, oramai certificata e sulla bocca di tutti: il tracollo di Acam è frutto di un mastodontico e trentennale scippo da parte delle varie amministrazioni di sinistra succedutesi al comune della Spezia. 
Detto questo, fanno quasi tenerezza quelle parole dell'inconsapevole Pecunia. 
Credono ancora che in questa martoriata città, vi siano allocchi in grado di approvare questo becero tentativo d'estraniarsi da parte di chi, da molto tempo, avrebbe dovuto dignitosamente ritirarsi a vita privata. Per altro agiata.  


Nessun commento:

Posta un commento