sabato 2 dicembre 2017

Repubblica rinsavisce!


Svincolata dal suo Fondatore oramai in preda ai fumi della senilità, Repubblica propone un bell'articolo di Manacorda in cui svela, per chi ancora gli credesse, il giochino del Bomba e dell'Etruriana! 
Se anche Repubblica rinsavisce, direi che siamo a cavallo! Sarà meglio che si crede indispensabile ed insostituibile, attorniata da agiatezza e cotillon,  cominci a riempire i bauli con destinazione Laterina (Arezzo)

Renzi, l’errore su Etruria
01 DICEMBRE 2017 REPUBBLICA
Alla radice della crisi bancaria non c’è solo la frenata dell’economia reale né solo l’insipienza delle autorità di controllo
DI FRANCESCO MANACORDA

UNA SEMPLICE domanda: da chi dipende la fine ingloriosa di molte banche italiane, in maggioranza banche popolari, compresa quella dell'Etruria? La risposta che dà Matteo Renzi è altrettanto semplice: dall'incapacità di Bankitalia di controllare quello che stava avvenendo. "Quanto sta emergendo - ha detto ieri il segretario del Pd, commentando le presunte rivelazioni del Pm di Arezzo in Commissione parlamentare su un atteggiamento di Bankitalia favorevole alla fusione tra la Popolare dell'Etruria e quella di Vicenza - dimostra che la battaglia del Pd era giusta, era basata su dati di fatto, che avevamo ragione a dire che qualcosa non ha funzionato. Il problema quindi non era il Pd, su di noi non c'era alcun pasticcio".
Una risposta semplice, ma ingannevole. Al di là dell'inefficienza dei controlli e dei controllori - in Commissione sta affiorando il quadro desolante della scarsa capacità di dialogo tra Bankitalia e Consob e di omissioni gravi - non si può dimenticare nemmeno per un attimo che alla base del crack di alcune banche ci siano precise responsabilità dei loro amministratori. Si tratta di una classe dirigente autoreferenziale nata da un sistema di potere che unisce il triangolo politica-credito-imprenditoria: la politica influenza la banca, l'impresa paga pegno alla politica per avere credito e il banchiere abdica al suo mestiere - valutare chi merita i soldi - per farsi zelante esecutore della volontà della politica. È un sistema che si declina senza troppe distinzioni nella geografia delle crisi bancarie italiane: la Toscana rossa del Monte dei Paschi e quella bianca dell'aretina Etruria - papà Boschi compreso - che si saldano nel centrosinistra del Pd; i feudi veneti della vecchia Dc che si reinventano nella Popolare di Vicenza o in Veneto Banca di Montebelluna in chiave paraleghista e paraforzista; i casi più legati a poteri locali come Chieti o Ferrara. 
Prendiamo proprio Banca Etruria, che finisce commissariata - su richiesta della Banca d'Italia - nel febbraio del 2015. Bankitalia decide questa mossa per ripicca contro una mancata fusione con la Vicenza? O forse lo fa perché in 91 casi su cento le fidejussioni che la banca accetta da chi chiede un prestito sono "prive di efficacia ai fini del recupero"; magari perché tredici amministratori delle passate gestioni e cinque ex sindaci (quei signori che dovrebbero vigilare sulla correttezza dei conti) hanno avuto in totale 198 prestiti per 185 milioni di euro; forse incide il fatto che la stessa Bankitalia costringe nel 2014 la banca a segnare svalutazioni e perdite di valore sui crediti per 621 milioni. Insomma, comunque la si metta, alla radice della crisi bancaria italiana non c'è solo la frenata dell'economia reale - come amano raccontare i banchieri - né l'insipienza delle autorità di controllo, come dice Renzi. C'è anche un sistema di potere, talvolta criminale, che non a caso ora transita dai cda ai tribunali. 
Certo, Bankitalia non esce indenne da questo quadro. Anche se non c'è un documento che testimoni la sua volontà di spingere nel 2014 l'Etruria nelle braccia della Popolare di Vicenza (destinata a crollare poco tempo dopo), via Nazionale non si era certo opposta all'ipotesi delle loro nozze. Scarsa capacità di capire che cosa stesse avvenendo o - peggio - speranza che mettendo assieme due debolezze si potesse tirare avanti. Ma il gioco (al massacro) elettorale di Renzi è chiarissimo: buttare addosso a Bankitalia le responsabilità per le crisi bancarie italiane e cercare ancora uno strapuntino sulla giostra affollata del populismo per dare addosso a un "sistema" di cui ha condiviso ruolo e responsabilità. I politici, e talvolta gli elettori, tendono ad avere la memoria corta. I verbali delle banche, dei vigilanti e magari qualche prossima sentenza sono là anche perché quella memoria non possa essere cancellata o modificata alla bisogna.

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