giovedì 14 dicembre 2017

Lettera di protesta


Egregia divinità mitologica Morfeo,

le scrivo questa mia per esternarle disappunto in merito ai sogni notturni che ella, magnanimamente, mi elargisce. 
Lei figlio di Ipno e di Notte (non sono così colto, sto solo leggendo Wikipedia scoprendo tra l'altro che sua madre appunto si chiamava Notte! Mi scusi, era anche buona? No, non lo dico per sfotterla; glielo chiedo perché noi quaggiù generalmente le due parole le uniamo per augurare una "notte tranquilla", anche qui non mi fraintenda, non penso a sua madre in trance per colpa di suo padre Ipno, ma solo il sereno periodo nell'oscurità che noi umani generalmente utilizziamo per dormire. Un'ultima curiosità le chiedo: ma in casa come vivevate? Tra lei, sua madre Notte e papà Ipno, m'immagino i discorsi, le risate, la frenesia regnante in quella casa! A pranzo, solo per chiedere di passarsi una bottiglia trascorrevano si e no una ventina di mesi, tra russate e battute di capo contro la tavola! Scherzo naturalmente, non s'arrabbi! )
Orbene dio Morfeo: come lei ben sa non ho mai chiesto di fare sogni al top, tipo incontrare mentre guido su una strada deserta Pamela Anderson in panne con l'auto, vestita da 115 grammi di cotone e richiedente un passaggio con una sensualità tale da sparare in orbita i pistoni della vettura!
Ho sempre desiderato sogni tranquilli, popolati da belle ragazze, da amici, da situazioni di pace e avvolti da normalità. 
Ma il sogno di ieri sera, spiace dirlo, non l'ho mai cercato: mi sono trovato all'aperto in una specie di chiostro, su un larghissimo pavimento innevato, coperto da un'alta struttura in legno; la neve mi arrivava alle ginocchia. In lontananza scorgevo gli amici e cercavo di unirmi a loro quando, improvvisamente, mentre distavo da loro circa trecento metri, i loro sguardi terrorizzati, le mani portate alla bocca in segno di agghiacciante paura, mi hanno indotto a voltarmi, vedendo in lontananza una tigre, enorme, che mi fissava immobile, pronta a partire a razzo verso di me. Rigirandomi nuovamente, la paura mi ha assalito allorché ho constatato la scomparsa subitanea degli amici, le loro grida lontane d'incitamento spronanti a muovermi velocemente; ho iniziato a correre sulla neve, corsa questa rallentata al massimo, tipica di ogni sogno post cena pantagruelica, enorme contraddizione con il mio esiguo pasto serale; la parete sulla mia destra era intervallata da delle porte di legno socchiuse, da me evitate; mi sono girato nuovamente e la tigre era più vicina, avendo cominciato a correre anche lei, con un'andatura regale. I miei passi faticavano a compiersi, l'avanzamento era lento, troppo lento; ad un certo punto, sentendo quasi il fiato sul collo del felino, udendo il digrignar dei suoi denti, il rombo soffuso del flebile ruggito, il rumore soffice delle sue zampe affondanti nella neve, ho deciso di buttarmi di peso sulla porta più vicina, socchiusa anch'essa, entrando in una stanza buia, completamente buia, richiudendola velocemente dietro di me ma, siccome la serratura non scattava, con il corpo ho iniziato a spingere contro, puntando i piedi per far più forza, attendendo il colpo del felino che invece tardava ad arrivare. Nella totale oscurità percepivo altri respiri attorno a me, uniti a quello della tigre che attendeva pazientemente senza proferir più ruggito di sorta. D'improvviso un'anta della finestra della stanza si è aperta con un cigolio, probabilmente a causa di un colpo di vento, permettendo alla luce d'entrare, svelandomi i proprietari di quei respiri: c'erano due leonesse su una specie di cubo, un giaguaro e un leone enorme con una criniera dorata impressionante. Tutti mi rimiravano quasi meravigliandosi di trovarsi davanti un babbeo di quelle dimensioni; dietro la tigre aveva posizionato il muso contro la porta, iniziando a spingere. Il risveglio, mai tanto agognato, ha spazzato via quanto detto, lasciando sul cuscino solo il mio disappunto che, con questa mia, le esterno sperando nel futuro in un miglioramento della distribuzione delle tematiche dei sogni da lei elargiti che ad oggi, mi permetta, sembrano seguire una modalità accostabile alla famigerata "cazzo&campana"
Salutandola fraternamente, colgo l'occasione per formularle i miei più sentiti auguri di buone feste.

MS

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