martedì 6 settembre 2022

L'Amaca

 

La destra più di destra
DI MICHELE SERRA
Il leghista con gli occhiali alla moda che vuole far sparire i rom da Firenze, e lo dice con un largo sorriso, inquadrando una ignara mendicante come se fosse una comparsa del suo orrido filmetto segregazionista, incarna il grande paradosso di queste elezioni: la Lega di Salvini, nei comportamenti spiccioli così come nella linea politica (sugli immigrati, sull’invasione dell’Ucraina, sull’abolizione del reddito di cittadinanza) ha ampiamente scavalcato a destra il partito della Meloni. Che in teoria, essendo direttamente discendente dal neofascismo, dovrebbe occupare di diritto la zona meno presentabile della scena politica nazionale.
Questo costerà alla Lega un catastrofico e meritato ridimensionamento, ma consegnerà a Fratelli d’Italia un paio di milioni di voti in più, con buona pace dei Giorgetti e dei leghisti “moderati” che riceveranno in eredità soltanto i cocci.
Ogni volta che un partito conservatore si trasforma in partito reazionario, le responsabilità dei moderati sono enormi.
Il caso più eclatante è quello dei repubblicani americani, con poche eccezioni proni a Trump. Al punto da far sospettare che la loro moderazione fosse solamente un velame perbenista, e l’ascesa di Trump fosse la realizzazione dei loro istinti più inconfessabili, assalto al Campidoglio compreso.
Finché il Salvini prendeva molti voti, ai leghisti moderati importava ben poco che avesse trasformato il Carroccio nella sezione italiana della Rifle Association. Quando avrà perso i voti, i Giorgetti, i Fedriga, gli Zaia lo processeranno, facendo finta di non essere stati loro a consegnargli il partito.

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