mercoledì 21 settembre 2022

Guardando

 

A fatica ieri ho visto uno spezzone di "Di Martedì" solo perché tra gli ospiti c'era Giuseppe Conte; dico a fatica perché quella trasmissione non mi piace più, primo per via di quegli innumerevoli applausi spietatamente ad minchiam che m'innervosiscono oltremodo più se passassi una giornata assieme a Tajani; secondo perché Floris è troppo ossessivo nel porgere domande, a volte senza nemmeno aspettare il completamento delle risposte; ed infine l'insulsa apertura di quei due signori che vorrebbero venir identificati come comici, mentre è lampante che la comicità sia tutt'altra cosa. 

Floris ha pensato bene di contrapporre al Presidente Conte un lampante esempio di vero giornalista, il mai di parte Alessandro Sallusti che, lo ammetto, mi infonde oramai tenerezza, per come ha gettato alle ortiche la propria professionalità nei tanti anni in cui era lo scribano personale dell'attuale Mummia Pregiudicata, e, se può gli portare refrigerio consolatorio, dopo di lui la direzione del "Giornale" è inesorabilmente discesa nelle tenebre della comicità nera, da quando è finita nelle mani del Minzo Strisciatutto! 

Il Professor Conte quindi si è trovato difronte il Sallusti il quale gli ha sciorinato una mastodontica serie di castronerie che avrebbero imbarazzato ed innervosito persino un bonzo che avesse appena ingerito una bottiglietta intera di gocce EN. Ma Giuseppe invece ha risposto a colpi di fioretto alle eclatanti inesattezze dell'attuale direttore di Libero, sai che bellezza! 

Ogni volta che vedo il professore all'opera, ripenso a tutti gli attacchi gratuiti da lui ricevuti negli anni dei suoi due governi, ai dardi infuocati che gli lanciarono pennivendoli al servizio di giornaloni di proprietà delle ormai note lobby, da sempre in apprensione allorché hanno a che fare col M5S, ad oggi granitico nei suoi progetti e mai finito a mercanteggiare nulla con coloro per cui il mercanteggio è vita. E penso anche ai successi del Conte I e del Conte II, al fastidio arrecato alla casta, ai trionfali successi ottenuti a Bruxelles, perché spero sia chiaro a tutti che i miliardi del Recovery li ottenne proprio lui, alla faccia di chi pronosticava un'ignobile figuraccia planetaria. Immagino infine se quegli obbiettivi se fossero stati raggiunti dal Portatore Seriale di Agende, probabilmente saremmo tutti impegnati nella costruzione di una gigantesca statua dorata in suo onore. 

Mentre stava terminando il suo intervento, ecco apparire dietro le quinte l'Occhio di Tigre Letta, già impegnato a chiudere gli scatoloni per il prossimo trasloco a Parigi, con un'espressione tipica di chi vorrebbe tornare sui suoi passi, anche se oramai è troppo tardi!    

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