venerdì 23 ottobre 2020

Spacchettando

 


L'ho aspettato come il bravo bambino attende Babbo Natale, l'evento infatti lo richiedeva. Ho atteso la mezzanotte e quando finalmente l'Olimpo del Rock ha dischiuso le amate porte, è arrivata tra noi l'ennesima prova dell'unicità di quel ragazzo per sempre del New Jersey, Bruce Frederick Joseph e della sua amatissima, irripetibile, squassante, monumentale E Street Band.
E' sempre lui, graniticamente lui, inconfondibilmente lui, con la maturità di un settantenne giovane a ricordarci che i canoni, i confini, le sensazioni della sua musica travalicano ed irridono gli attuali rumori alla martello pneumatico che alcuni considerano musica, con annessi testi di una diarroicità inusuale.

E come attorno all'albero illuminato nella magica notte il bimbo scopre di non aver ricevuto un solo sontuoso dono, ecco arrivare il documentario "Bruce Springsteen's Letter to You" (solo su Apple TV, basta abbonarsi, 4,99 euro al mese e puoi smettere di pagare quando si vuole) a commuovere oltremodo i già provati cuori inondati dalla magiche note del Boss. L'ho già quasi assaporato tutto, racconta di come si ritrovarono insieme nella tenuta di Bruce per creare questo ennesimo capolavoro, immagini in bianco e nero che confondono il tempo, facendoti ritrovare uno Springsteen ragazzino, un Little Steven quasi irriconoscibile. Ad un certo punto, la commozione raggiunge vette paragonabili ad un post gol del Cigno di Utrecht: la pandemia non era ancora arrivata, il Boss aveva in progetto di iniziare l'ennesimo tour nell'estate di quest'anno e, sorridendo esclama "San Siro! Inziamo da San Siro, con quattro date!" e tutta la E Street Band ad applaudire confermando che si, San Siro sarebbe stato il luogo adatto per dar fuoco alle polveri! E subito dopo ecco scoccare l'apprezzamento sulla musicalità inarrivabile degli italiani, la foto della madre Adele anch'ella di queste lande.

Ci vorrà tempo per leggere i testi, gustare dei riff, corroborarsi con le note di Letter to You. Quello che è chiaro già fin d'ora è che il Boss sia tornato. E già questo basta (non Ebbasta per carità!) e avanza per confortarci ed irrobustirci lungo l'insostituibile sentiero tracciatoci da Messer Rock!
God save the Boss!

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