giovedì 13 giugno 2019

Allontanarsi



Ogni persona per bene dovrebbe ritagliarsi del tempo per leggere della vicenda attorno all'ex parlamentare forzista Paolo Arata, arrestato ieri assieme al proprio figliolo per tangenti e riciclaggio per agevolare Vito Nicastri, ritenuto dai pm vicino al boss mafioso Matteo Messina Denaro. 
Leggere per comprendere che la vicinanza di Arata agli ambienti della Lega, vedasi l'ex sottosegretario Siri rimosso dopo che venne allo scoperto l'indagine a suo carico per concorso in corruzione, è quanto di più rischioso, normale, ineluttabile possa accadere ad un paese disastrato, dilaniato dalle precedenti, subdole, mefitiche Ere politiche, quelle del Puttanesimo e del Ballismo.
Idealizzando questa nuova ondata del solito noto, mentre figli dei 110 all'ora e amichetti di desaparecidos tramano per giostrare a loro vantaggio cariche della magistratura, basta pensare al tronco mosso dal monaco buddista per far suonare l'enorme campana, in questo caso composta da gelatina con il risultato che il batacchio affonderà totalmente dentro di essa. Così è il partito del ministro dell'interno: una flaccida, indifesa, malleabile compagine, senza alcun nerbo, con molti punti oscuri, primo tra tutti la nomina dell'altro figlio di Arata a consulente al nucleo tecnico del Dipe, ad opera, pare, di Giorgetti, derivante dall'abbraccio ventennale e mortale con il famigerato Al Tappone, tra l'altro pagatore seriale di tangenti alla mafia sino al 1994.
Matteo Salvini al momento non risulta implicato in nulla, se non l'aver nobilitato Paolo Arata attraverso investiture di esperto nel campo eolico.
Dovrebbe al più presto illuminarci in tal senso, tra un selfie e l'altro e, soprattutto, anche lo stesso Gigino prendere distante e vele per allontanarsi il più possibile da questo eterno ritorno di tutto quello che si vorrebbe lanciare e perdere nello spazio più profondo.

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