domenica 9 gennaio 2022

Grande Amaca

 

Il complesso di persecuzione
di Michele Serra
Le reazioni serbe alla penosa avventura di Djokovic in Australia sembrano una parodia involontaria del nazionalismo slavo, neanche Borat o i Monty Python avrebbero saputo escogitare una così ridicola trama. Babbo e mamma che sventolano la bandiera, il pope benedicente la Patria e maledicente i nemici della Patria, il premier indignato: tutti stretti attorno all’eroe perseguitato, “Novak è la Serbia e la Serbia è Novak”, manco avesse vinto Wimbledon giocando con una racchetta da ping pong.
Nel fallimento di un maldestro tentativo di aggirare regole che valgono per tutti, queste persone hanno invece letto una persecuzione indegna e un’offesa alla Nazione. A conferma che l’ingrediente decisivo del nazionalismo è il complesso di persecuzione, l’idea che il mondo intero sia ostile al Sacro Focolare.
Niente attizza più gli spiriti di questo sentimento vagamente paranoico, eppure così diffuso tra i popoli: non per caso i capoccia nazionalisti, ignobili utilizzatori finali delle debolezze popolari, sempre su quel fuoco soffiano: ce l’hanno tutti con noi. Dal Duce e dal Führer fino agli attuali, pallidi emuli, è su quel tasto che battono i dittatori e i generalissimi. La maggior parte delle guerre ha, come pretesto, l’onta da lavare, e poco importa se l’onta sia reale o immaginaria.
Spiace dover prendere atto della buffonaggine di questa levata di scudi “patriottica” in un pezzo di terra nel quale a causa delle Piccole Patrie, dei nazionalismi (tutti) e dell’uso bellicoso della religione, si è consumata, appena trent’anni fa, un’atroce guerra etnica. Niente insegna mai niente a nessuno, che tristezza.

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