Quante volte abbiamo ascoltato il refrain "i ricchi si arricchiscono sempre più, soprattutto durante le guerre, le pestilenze, le pandemie" e lo abbiamo considerato alla stregua del canonico dialogo in ascensore del tipo "oggi fa freddo, ma domani cambia"?
Essendo in pandemia da quasi due anni gli studi di serie organizzazioni, confermano tale mostruosità, senza che nessuno, neppure tra i reietti, s'azzardi a dire o fare qualcosa. E per qualcosa non intendo una rivoluzione, no. Ma almeno uscire per strada, intasare tutto, fermare il mondo e le sue incredibili e per certi versi stupefacenti, contraddizioni.
Breve sunto: chi ha tanto, vedendo calare introiti e agii si lamenta, piagnucolando nel tentativo di azzannare ulteriormente la torta già largamente ingurgitata.
Piangono gli industriali, dimenticandosi degli oramai ritenuti obsoleti rischi d'impresa ed affini, vedasi l'aumento dell'energia; piangono i commercianti, si lagnano le grandi organizzazioni turistiche; in ogni dove è un lamento costante, minaccioso, da parte di chi dovrebbe, visto il momento, accontentarsi di quello che, con fatica, riesce ad introitare, e che non può essere paragonato quantitativamente col tipico guadagno degli anni passati, ma che nella quasi totalità dei casi dovrebbe permettere di vivere in dignità, senza considerare il concetto che tutto ciò che è giace nei granai, prima o poi dovrebbe essere pure smazzato.
Ed invece i poveri sono sempre più poveri, aumentando di numero. L'articolo che vi posto è tratto dall'Internazionale di questa settimana, e spiega in modo drammatico l'attuale situazione mondiale.
Consiglio di leggerlo, meditandolo attentamente. A volte questa tipologia di dati, riesce ancora a stupire per l'eclatante disparità.
di Giovanni De Mauro
Nei primi 21 mesi della pandemia il “surplus personale” di Jeff Bezos, il fondatore della Amazon, è stato di 81,5 miliardi di dollari, equivalenti “al costo completo della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale con il prezzo per dose fissato al costo di produzione del vaccino a mRna di Pfizer e stimato dai ricercatori dell’Imperial college di Londra”.
È uno dei tanti dati presentati da Oxfam nel suo nuovo rapporto e conferma una tendenza in corso da tempo, accelerata da quella che Oxfam chiama la “variante miliardari”: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. In due anni i dieci uomini più ricchi del pianeta hanno più che raddoppiato la loro ricchezza (da 700 a più di 1.500 miliardi di dollari) e se di colpo perdessero il 99,999 per cento delle loro fortune resterebbero comunque più ricchi del 99 per cento di tutti gli abitanti del pianeta.
Nello stesso tempo altri 163 milioni di persone sono finiti sotto la soglia di povertà: entro il 2030 le persone che vivono con meno di 5,50 dollari al giorno saranno 3,3 miliardi. Anche in Italia, dice sempre Oxfam, la pandemia ha aumentato la distanza tra ricchi e poveri, un divario attenuato solo in parte dagli interventi adottati dal governo nei mesi scorsi. Ma è sul mercato del lavoro che si concentra l’attenzione del rapporto, perché è “profondamente disuguale e genera, in modo strutturale, povertà da decenni”.
Tra i motivi di allarme ci sono la crescita di occupazioni in settori a bassa produttività e con salari insufficienti; la prevalenza nel tessuto produttivo di piccole e piccolissime imprese con una propensione all’innovazione mediamente molto debole; le strategie competitive delle imprese italiane basate sulla compressione del costo del lavoro; la deregolamentazione contrattuale; la perdurante diffusione del part-time, quasi sempre imposto e non scelto da lavoratori e lavoratrici.
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