Ha ragione Giannini, oggi potrebbero eleggere il prossimo presidente della Repubblica: perché è venerdì e a quei mille e passa arraffanti quattordicimila euroni al mese, non gliene frega una mazza della carica, il week end è sacro!
Salvini probabilmente, come dice Travaglio, pregno di mojiti, oggi candiderà il suo giornalaio, la sorella di Belen e l'ultimo sfidante, tra l'altro strabattuto, della recente gara di rutti a Ponte di Legno; Conte riesce a gestire i pentastellati, oramai più amanti degli agii di Casini, come un bibliotecario un gruppo di tigri e leoni al circo; Di Maio ha il terrore di riprendersi la cassetta delle bibite e sarebbe disposto ad eleggere persino Vallanzasca; Giorgia la cristiana ansima e sbuffa come quei bimbi a cui per la prima volta capiti in mano il pallone dimenticato dall'usuale proprietario; Tajani sembra essere, come il suo farsa partito impone, perennemente al mercato rionale, pronto a mercanteggiare due banane per quattro cicorie, purché la telenovela continui; Enrichetto ha un impatto sull'elezione paragonabile a quello che potrei avere io nella scelta del comburente per il nuovo razzo con destinazione Marte. Del Bimbominkia a questo giro ammetto che sia uno dei più lucidi; per questo ho prenotato una seduta urgente in analisi.
Insomma questa gentaglia che foraggiamo da tempo immemore antepone alla scelta del simbolo della Repubblica, le loro rionali baruffe per cercare di rimanere un altro anno nel bisso parlamentare.
Lo specchio della nazione è vederli uscire dal Palazzo desiderosi di sedersi al desco imbandito. Pagato da noi, naturalmente!
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