domenica 19 novembre 2017

La giornata in divenire


Sono oramai tendente alla perfezione allorché mi devo organizzare una giornata solitaria in qualsiasi luogo capiti.
Questa volta è toccato, come già detto a Pistoia. Per dabbenaggine consideravo questa cittadina toscana una normalità da non dover approfondire attraverso una visita dal sapore turistico.
Ed invece: 


ho scoperto una città stupenda, ricca di storia, di profumi, di serenità, 



con il suo mercatino, anzi mercatone, del sabato, la gente pacata e frizzante in giro, quel profumo dialettale tipico toscano, la gentilezza nei bar, nei ristoranti, l'impulso ad andare avanti scaturente dal canonico "ovvìa", la sua storia racchiusa nel Duomo




le meravigliose botteghe che parevano luoghi di culto per la dea Soave 



Una volta terminato l'entusiastico giro turistico pistoiese, ecco arrivare in regia il desiderio di omaggiare un genio dell'umanità, nato a una quarantina di chilometri da lì



Eccomi infatti a Vinci, dopo essere passato da Lamporecchio ed aver prenotato i brigidini per la prossima fiera: come noterete sono impaziente di raccattar neuroni per straordinarie sinapsi! 

La sorpresa arrivato davanti alla casa natale è stata clamorosa: 



Si sarebbe dovuto chiamare Leonardo d'Anchiano perché è proprio nato in quella frazione di Vinci! 
Non so se ci siete stati ma nella casa non c'è nulla, solo le mura, restaurate e pregne d'ingegno. A proposito d'ingegno! Guardate questo cartello comunale di Vinci: 



la filiera non si è interrotta e i neuroni continuano a frizzare in tutte le cervici in quel di Vinci! 

Nella visita alla casa natale di Leonardo ho anche avuto un'affascinante constatazione: 



Il Maestro aveva già concepito a quei tempi il condizionamento dell'aria! 

Scherzi a parte: quello che colpisce sono i paesaggi, visti anche da Leonardo, che ritorneranno nei suoi stupendi capolavori pittorici: 




Vien da sobbalzare al pensiero che gli occhi suoi han contemplato la stessa natura, l'identica sensazione frizzante di armonia col Creato, quasi uno sprono, uno starter alla sua avventura artistica ineguagliabile nella storia. 
Sarà stato il luogo, sarà stata la vicinanza ma ecco che il richiamo della culla della cultura rinascimentale, ad un certo punto si è fatta impellente! 



Firènze, maremma artistica! 
Ora, lo ammetto, sono un cultore del rito: credo fermamente che andando saltuariamente in qualsiasi luogo storico, anche per poche ore, si debba obbligatoriamente gustarne il nettare, lo scrigno per antonomasia pregno di bellezze,  il compendio delle stupende ed ineguagliabili meraviglie, vanto di tutta l'umanità disinnescante pensieri attorno alla pochezza degli esseri umani. Se a Roma la Cappella Sistina ed i musei vaticani rappresentano per me quanto sopra, nella città fiorentina il bignami di tutto è lei: 


  
Santa Croce! 

Qui dentro sono racchiusi spoglie mortali di geni letterari, di scienziati, di artisti unici nella storia. Sono esposte opere immortali provenienti dal profondo del tempo. 
Santa Croce è la soddisfazione toscana del cuore, della mente e del gusto culturale! 



Rimango attonito davanti a cotanta bellezza! 
Sono stordito nell'ammirare ciò che la genialità, la professionalità dei nostri antenati, sfioranti la dea Bellezza, restia da sempre a concedersi se non con parsimonia, abbiano sfornato tanti messaggi d'amore per il buongusto, scoccando dardi ammalianti, capaci di elevare chicchessia su un piano differente la normalità, scatenante profonde meditazioni, cogitante emozioni. 
Ed in questa chiave di lettura, che può anche apparire effimera, quasi impalpabile, che non ho potuto evitare di rendere omaggio al più grande di tutti, al mistero materializzatosi nella storia, creatore di luce, ammirazione, stupore nella beltà sconvolgente derivante da scalpelli tramutati in oro, da pennelli maneggiati per collegarci con l'olimpo degli dei: 



La tomba di Michelangelo Buonarroti! 
Il saper racchiuse lì le ceneri di colui che, incredibilmente, ha pensato e materializzato capolavori unici e irraggiungibili, mi sconquassa oltremodo, facendomi fantasticare attorno alla magnificenza. 
Santa Croce accoglie pure Dante, Rossini, Galileo, Machiavelli ed altri vanti italici, in un tripudio di fiera appartenenza alla stirpe. 

Essendo avvolto da una curiosità forsennata, ho anche fotografato il punto dove si staccò quel capitello che recentemente ha ucciso un povero turista spagnolo: 



Quello al centro lassù è il punto maledetto che ha provocato la terribile tragedia. 

Santa Croce non finisce nella chiesa: uscendo nei giardini si può ammirare la Capella de' Pazzi del Brunelleschi, la sagrestia contenente il meraviglioso crocifisso del Cimabue del 1288, strappato alla furia delle acque nell'alluvione del 1966. 



E poi il meraviglioso chiostro del Brunelleschi dove il pensiero corre alle migliaia di frati dei secoli precedenti, percorrenti l'augusto quadrato, preludio del paradiso futuro, e che l'immaginazione mi ha spinto quasi ad ascoltarne il sommesso chiacchiericcio, nella vita attendente la buona novella. 

Perché vi ho relazionato quanto sopra? 
Non certamente per ostentare alcunché, ma per invitarvi a prendervi ogni tanto una giornata simile, vissuta in solitudine non tanto per superbia, quanto per ascoltare, captare, degustare della vita scorrente accanto a noi, le sue minuzie apparentemente senza valore, rivelanti invece monili abbellenti l'intimo di ognuno. 
Siamo fortunati su questa penisola: da ogni parte ci giriamo, restiamo abbacinati dalla beltà sparsa in ogni dove, in ogni anfratto.
Vi sprono a partire, allo stato brado, senza alcun programma di sorta, senza memorandum, lasciandovi guidare dalla corrente della storia, della cultura; ovunque andiate, cercate l'impercettibile nei caffè, nei mercati; sfamate i vostri occhi gustando di preziosi gioielli, in ogni dove sparsi. Ascoltatevi mentre camminate in città non vostre, progettate il restante cammino mentre ammirate, auscultate i candori che l'Io vi secerne. 

Un'ultimissima annotazione, rivolta a chi conosce la realtà spezzina: sapete che l'ospedale di Pistoia mi ha ricordato tanto il nostro S.Andrea? 
Non ci credete? 
Guardate allora questa foto dell'ingresso del nosocomio:



Che vi dicevo? Non sembra identico? 
Ricorda anche quello di Sarzana con le innumerevoli scale progettate alla "cazzo&campana"! 
Solo che qui sono mobili!

Nessun commento:

Posta un commento