Dal Fatto Quotidiano una spifferata sui movimenti interni alla federcalcio
venerdì 17/11/2017
Caro Tavecchio, guardati dagli amici
di Arbiter * * L’autore è un attento conoscitore del calcio italiano e dei suoi organi direttivi
Se Luca Lotti riuscirà mai a schiodare Tavecchio dalla poltrona della Federcalcio, magari con l’aiuto di Malagò che muore dalla voglia di auto-nominarsi Commissario straordinario per insediarsi alla guida del calcio, il ministro dello Sport punta sull’ex arbitro internazionale Pierluigi Collina. I due si sarebbero già incontrati nelle ultime ore.
Nel frattempo Carlo Ancelotti, in vacanza in Canada sino a fine novembre, non si fida di questa dirigenza Figc e ha preso tempo anche perché non gli è piaciuto il primo approccio, gestito dal Dg della Federcalcio, Michele Uva: lui lo conosce bene, da quando erano insieme al Parma e Uva teneva le redini della società fino al fallimento di Tanzi; poi uomo di fiducia di Sergio Cragnotti, fallito insieme alla Lazio; e infine alla Virtus basket Roma, dove era sbarcato per i buoni uffici di Cesare Geronzi, ma fu allontanato dopo pochi mesi dal patron Toti.
Nel suo bunker di via Allegri, Tavecchio cerca di resistere, “assistito” da un paio di fedelissimi: il primo è Renzo Ulivieri, l’ex militante di Rifondazione comunista che dormiva con il busto di Lenin sul comodino, ma ora convertito – con l’abilità di un trapezista da circo – alle logiche di apparato. Dopo aver votato come presidente degli allenatori insieme ai calciatori nel 2014 per Demetrio Albertini presidente, ha rotto il fronte tra le componenti tecniche schierandosi con Tavecchio che senza l’appoggio del suo 10% di voti avrebbe perso la sfida con Andrea Abodi, numero uno della B.
Punito dalla Giustizia sportiva con tre anni di squalifica per illecito sportivo nel primo Calciopoli dell’86, non avrebbe più potuto ricoprire cariche federali. E anche la candidatura al Senato per Sel non ebbe successo.
Ora invece Ulivieri è al fianco di Tavecchio, accomodato su due poltrone: vicepresidente e capo della scuola allenatori di Coverciano. Ma nella difesa d’ufficio del suo protettore, è inciampato pesantemente: “Entrare nel Mondiale non era nel programma elettorale di Tavecchio”, ha dichiarato con impudenza al Corriere dello Sport; e poi, davanti ai microfoni, ha attaccato frontalmente il numero uno del Coni per aver suggerito a Tavecchio di dimettersi: “Non riconosco più Malagò come capo dello sport”.
Il secondo scudiero del presidente è l’avvocato Mario Galavotti, collaboratore stretto in Lega e in Figc di Franco Carraro, consulente giuridico. È lui l’uomo che ha seguito gli affari immobiliari della Lega Dilettanti targata Tavecchio. Ma ora anche il Coni vuole vederci più chiaro e sta valutando congruità e natura dei 227 mila 327,85 euro percepiti dal consulente esterno Galavotti nell’anno solare 2016.
Per sicurezza, Galavotti è riuscito con l’avallo di Tavecchio a trasferire il suo ex collega di studio, il commercialista Luca Galea, dalla Dilettanti al vertice del Collegio dei revisori della Figc.
E il Coni intende approfondire anche le notizie su tre fronti sempre caldi per Tavecchio: assicurazioni, campi sintetici e impianti a led.
Il “povero” Tavecchio, però, ha capito che deve guardarsi anche dal fuoco amico: a tifare per la sua caduta c’è in prima linea il dg Uva (doppia indennità, 350 mila euro dalla Figc, 150 mila come vicepresidente Uefa) che dal ricambio spera di guadagnare la nomina a Commissario per puntare poi al vertice.
Sarà interessante seguire le mosse del vicario di Tavecchio, il potente presidente dei Dilettanti Cosimo Sibilia (senatore di Forza Italia e vero candidato alla successione) e del presidente della Serie C, Gabriele Gravina, ormai preoccupato solo di diventare numero uno della Lega di A, la vera cassaforte del calcio italiano.
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