Invece di godersi la pensione dorata frutto di anni d'interventismo scellerato, uno dei più longevi politici italiani, casualmente pure cardinale, è tornato a parlare ri-arrossandoci per l'ennesima volta, le gonadi.
Camillo "Benso" Ruini, l'interferenza fatta persona per almeno quindici anni, l'esempio di quello che non dovrebbe fare un politico travestito da cardinale, il fautore dei famigerati "valori non negoziabili", paraventi che nascondevano le gesta da fine impero dell'era del Puttanesimo, schierando concetti altisonanti creduti da pochi, men che meno da chi prosaicamente li esponeva.
Negatore convinto dei funerali di Welby, ha vissuto per consolidare il primato della chiesa nella politica italiana, ossigenando oltremodo il regno del Perverso, dispensando supercazzole bibliche ai devoti e poco pii seguaci che, mentre l'Erotomane nano si arricchiva, brindando alle famigerate cene eleganti, si scagliavano contro coloro che sognavano un cattolicesimo differente, aperto a tutti e abbracciante l'altro, praticamente tutto quanto Papa Francesco ha finalmente riportato in superficie.
Ed ora che il grande argentino ha finalmente sdoganato il testamento biologico che toglierà denari alle multinazionali farmaceutiche, impegnate da sempre a mantenere in vita vegetali al puro scopo di lucro, ecco ritornare in scena Camillo "Benso" Ruini, il quale in un intervista al Foglio, quotidiano che oltre ad essere utile per incartare le uova, ha ospitato le seguenti parole del politico prestato alla chiesa:
“secondo una prassi ormai consolidata, le parole del Papa sono state applicate immediatamente, e impropriamente, alla situazione politica italiana, interpretandole come un sostegno all'approvazione della proposte di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Si tratta di un pesante fraintendimento, visto che tale proposta autorizza di fatto l'eutanasia, espressamente esclusa invece da Papa Francesco”.
dalla dorata pensione quindi Camillo è tornato con i suoi metodi insipidi e tenebrosi di sempre: mettere in dubbio, arzigogolare sulla parola altrui, perseverando ad imperitura memoria nei proprio obbiettivi tradizionalisti, pregni di una politica di nicchia agevolante pochi, disprezzante molti. Confondere il testamento biologico con l'eutanasia è un becero tentativo di confondere gli allocchi, molti dei quali, al tempo dorato in cui Camillo veniva quotidianamente ascoltato e venerato, furono sventrati a livello personale dai già noti e famigerati principi non negoziabili.
Camillo tenta nuovamente di intorbidire le acque per puro diletto, per la fobia di veder inscatolato e definitivamente affievolito il suo pensiero intriso di affarismi politici.
Sarebbe bello che rimbombasse in tutta l'urbe un gigantesco "Fatti gli affaracci tuoi e goditi la pensione!" in modalità argentina.
Camillo smania e teme l'oblio, dei suoi pensieri, della sua persona, delle sue gesta.
Se ne dovrà fare una ragione. Per fortuna, anzi: grazie a Dio!
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