domenica 18 maggio 2014

Ambasciator non ...


Colpisce fortemente scoprire che a Montecarlo ci sia un'ambasciata! Ci rendiamo conto? Un ambasciatore, Antonio Morabito, proveniente dalla Pontificia Università Gregoriana, pluridecorato con le latte tendenti a far credere salvo chi se le ficca sul petto, tipo l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro o l'Accademia Nazionale della Cucina! 
Morabito, ambasciatore a Montecarlo sembra un film dei fratelli Vanzina! 
Il Principato dei Ricconi Evadenti, necessita di una nostra azione diplomatica? Perché, a qual motivo? 
Che cosa c'è di tanto particolare, di così importante da decidere di investirci centinaia di migliaia di euro tra piatti d'oro, inchinanti, servitù, funzionari, segretarie, proni e diplomatici? 
Non è difficile! Ed anzi si sussurra che il grande sponsor di questa iniziativa pacchiana sia stato a suo tempo il Vaticano pre-argentino. Leggendo tra le righe vengo anche a sapere che a settembre chiuderemo l'ambasciata di Santo Domingo, ove vivono 30mila italiani! Spending review si dirà. 
Ma Montecarlo la lasceremo aperta, perché dove gira il grano, dove ci si sollazza in feste continue, dove si combatte strenuamente il nemico di casa italica, ossia Messer Fisco, dove il Vaticano un tempo portava capitali enormi da centrifugare al fine di farli diventare immacolati, dove ci sono tutte queste efferate ingiustizie, là deve essere presente un nostro rappresentate ufficiale, un alto diplomatico, un braccio dello Stato, l'Ambasciatore appunto e non un Console qualsiasi come tutti gli altri stati, eccetto la Francia, hanno.

M'immagino la faticosissima giornata di Morabito, tra un Negroni ed una coppa di champagne sorseggiata su un terrazzo a contemplare le imbarcazione dei Ricchi, che sono una specie diversissima da noi che vive appunto in queste zone inabitate da noi comuni mortali. 

Che fatica Ambasciatore dover andare ad un ricevimento tra silicone e labbra calabronate, tra profumi e mise irriguardose della bellezza, tra pluridecorati in arti sconosciute e bancari che si aggirano come i condor in un cimitero alla ricerca della grana, mai appagante, mai dissetante! 

Che vita dura! 

Mi domando anche come sia possibile essere riuscito a sbrogliare il caso Matacena, ad aiutare la povera signora ora in carcere, quella che alla ricerca di soldi per sfamare la famiglia, avendo i conti bloccati ed il marito lontano e scappato dalla giustizia italiana, domandò ad amiche dove si trovasse lo sportello distribuente le carte di credito gold! 
Le amiche, al termine di una seduta estenuante di pilates e dopo aver consultato il commercialista di famiglia, le hanno dovuto spiegare che per avere le carte di credito devi avere un conto corrente con dei soldi collegato, che si riempie in due modi: o come fece suo marito oppure lavorando.
Alla parola "lavoro" la signora Matacena pare abbia fatto una faccia simile a quella che si ha nel trovarsi sul comodino S.Caterina cantante cori senesi dell'epoca. 
Stessa reazione per le amiche e l'Ambasciatore il quale, sicuro nel ruolo, ha contattato immediatamente Roma per avere delucidazioni. 
La telefonata pare l'abbia presa un funzionario del Senato, il quale rassicurando tutti ha confermato che "lavoro" è un maleficio rivolto a coloro che non possiedono almeno una Jaguar, pare lanciato da una nobildonna di un casato albionico nel 1775,  e consiste nel trascorrere almeno nove ore al giorno in regime di schiavitù, al fine di sopravvivere. 
Morabito e le amiche, tirando un sospiro di sollievo si sono gettati in piscina vestiti, cantando l'ultimo di Rhianna e bevendo il cocktail di grido nel Principato, "Alla Faccia del Pendolare Sciocco Dry"! 

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