Intervista al primo cittadino Lepore
“Sbagliato scambiare collaborazione per obbedienza La città è stata oltraggiata”
DI ELEONORA CAPELLI
BOLOGNA — «Io di faccia ne ho una sola, guardo ai cittadini bolognesi e chiedo rispetto per la mia città oltraggiata sabato da un corteo di 300 camicie nere. La premier Giorgia Meloni non confonda la collaborazione con l’obbedienza, non possono esserci scambi su questo ». Il sindaco Matteo Lepore risponde a stretto giro alla premier Meloni, dopo giorni di polemiche sugli scontri che sabato hanno portato 13 feriti tra manifestanti antifascisti e forze dell’ordine, durante la manifestazione dei “Patrioti”.
Sindaco Lepore, Meloni l’ha accusata di doppiezza, con private richieste di aiuto e pubbliche accuse, a cosa si riferisce?
«Io ho chiesto aiuto pubblicamente alla premier, come sindaco di Bologna, città alluvionata. Questo non significa che la collaborazione implichi obbedienza, lo ha dimostrato il premier spagnolo Pedro Sanchez. Si è presentato a Valencia, si è preso le critiche e anche le bastonate, ma è stato alfianco del governatore che non è della sua parte politica. Inoltre io non ho dato a Meloni della picchiatrice fascista».
Allora cosa c’entra il governo con il corteo di sabato a Bologna?
«Chiedo spiegazioni sulla gestione dell’ordine pubblico. Perché è stato permesso che 300 persone con le svastiche al collo e, ribadisco, la camicia nera, sventolassero le loro bandiere marciando al passo dell’oca a pochi passi dalla stazione? Il fatto che sia stato permesso è un oltraggio alla città».
Non era d’accordo con il fatto di autorizzare il corteo dei “Patrioti”?
«Nel comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza avevamo convenuto che dovessero manifestare in piazza della Pace, in periferia, vicino allo Stadio, dove già in passato altre volte si erano riuniti.
C’è il verbale, il documento della Prefettura. La gestione pattuita in comitato non si è mantenuta, si sono prese decisioni al di fuori, negandolo fino ad oggi, anche con prese di posizioni false».
Lei ieri ha parlato della volontà di creare un caso, a pochi giorni dal voto per le regionali...
«Direi che i manifestanti in camicia nera sono riusciti a creare un caso politico perché è stato loro permesso. Su quanto accaduto sono intervenuti tutti: dalla premier al ministro della difesa Guido Crosetto, da Matteo Salvini al presidente del Senato, Ignazio La Russa. Oltre a numerosi parlamentari. Neanche se fosse scoppiata la terza guerra mondiale avrebbero dichiarato tutti insieme così velocemente. Credo abbiano capito che qualcosa è andato storto e di aver commesso un erroremadornale».
La campagna elettorale quanto c’entra?
«Diciamo che andrebbe fatta sulle questioni che interessano i cittadini: alluvione, ristori, fondi per la sanità, anche potenziamento della presenza delle forze dell’ordine da noi richiesto. Ci ritroviamo a parlare di 300 fascisti venuti in città senza che nessuno lo impedisse. Io ringrazio la polizia, si sono comportati in modo professionale, ma sono stati messi in una situazione sfavorevole, la piazza è stata tenuta con il senso di responsabilità di tutti».
I toni sono esasperati, Gasparri ha detto che Elly Schlein riporta alle “soglie del brigatismo”, La Russa ha evocato i “facinorosi”, lei cosa risponde?
«Non sanno di cosa parlano, noi non prendiamo lezioni da persone che hanno partecipato anche ai comizi di Casapound. Noi continuiamo a dire che le manifestazioni violente vanno censurate, ma ci spieghino perché hanno deciso una diversa gestione della piazza».
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