Allarme. Un virus misterioso fa vedere comunisti ovunque: la destra si vaccini
di Alessandro Robecchi
Dire che le cose vanno bene, benone, benissimo, quando non vanno bene per niente è una vecchia tattica di chi comanda. Se poi le cose non vanno proprio bene bene, ci sono sempre milioni di motivi indipendenti da chi governa. I giudici cattivi, i centri sociali, i lavoratori che scioperano, insomma il campionario è infinito, e come se non bastasse rispuntano “i comunisti”, meravigliosa e mitologica creatura che piace tanto alla destra, a Salvini, agli arditi da social network, ai sottosegretari che si vestivano da nazisti “per goliardia”, a certi commentatori da talk show che, quando sono a corto di argomenti (spesso) se la prendono con i “comunisti”. Dal punto di vista della realtà è un incrocio tra Harry Potter e Cronache di Narnia, perché va bene indicare un nemico invisibile, ma così invisibile no, si rasenta la fantascienza.
Lasciamo stare il povero Salvini, che si fa i video come Farfallina76 per dire che il comunismo non passerà e vuole chiudere i centri sociali a Bologna (tranquillo, Matteo, li ha già chiusi quasi tutti la sinistra, cioè i “comunisti”) e aspettiamo che qualcuno lo intervisti per una volta non come storico, ma come ministro dei treni in ritardo. Però, dicevo, al di là del famoso cabarettista padano, la parola “comunista” rimbalza nelle cronache e nel chiacchiericcio politico in modo ossessivo. Con grande sprezzo del ridicolo, va detto, perché a sfogliare le cronache recenti la destra meloniana e gli assistenti del capocomico di via Bellerio hanno dato del “comunista” a chiunque, ai magistrati che applicano la legge, a esponenti della sinistra più liberale e annacquata che esiste, ai professori che non bocciano, ai volontari delle Ong, all’Europa, a Biden e Kamala Harris, e via elencando. Se esistessero in natura tutti i comunisti evocati dai figuranti della destra italiana altro che Stalingrado, avremmo almeno ripreso la Liguria.
Pare che di colpo, sul pianeta, tutto quello che sta anche vagamente a sinistra di Bocchino sia “comunista”, il che non rende giustizia a una parola nobile, che segnò un clamoroso pezzo di storia dell’Ottocento e del Novecento. Non si capisce, insomma, se dare del “comunista” a Gentiloni, o a Schlein, sia più offensivo per loro o per i famosi “comunisti” che vedendosi così paragonati potrebbero anche sospirare: “Ma come cazzo siamo finiti”. E del resto, anche Trump ha tuonato che bisogna battere il comunismo, e forse intendeva il famoso comunismo della Florida o del Wyoming dove, come è noto a tutti, comandano i Soviet.
Ma sia: sopportiamo qualche imprecisione storica, che a volte è dettata dall’ignoranza e più spesso dalla malafede, del resto ancora oggi – 2024 – si legge ogni tanto che le truppe russe sul fronte ucraino sono “sovietiche”, che è un po’ come dire che a Lampedusa sbarcano migliaia di Ostrogoti. E del resto fu proprio un ministro della Cultura del governo Meloni, Sangiuliano Martire, a pronunciare durante un’esilarante intervista la mitica frase: “Non mi venite a dire che in Italia non c’è stata una dittatura comunista”. Vabbè, il ministro finì come finì, in una storia sospesa tra Boccaccio e un cinepanettone, ricucito sulla capoccia (spoiler: mica sono stati i comunisti) e non fa testo. Restiamo qui noi, come al solito basiti, italiani semplici, a guardarci le spalle, magari in lista d’attesa per una visita o un esame medico, o col soffitto della scuola che ci frana in testa, o con la busta paga che ci consente a malapena di arrivare al 20 del mese. Ma molto, molto spaventati dai “comunisti”.
Nessun commento:
Posta un commento