martedì 19 novembre 2024

L'Amaca

 

Quelli che non votano
DI MICHELE SERRA
Il 46 per cento dei votanti in Emilia-Romagna è la fine di un mondo: il mondo, sostanzialmente novecentesco, nel quale stare in società non era un dovere, era proprio un bisogno. Il bisogno di esserci, di contare e di contarsi. E la politica era la maniera fondamentale per farlo. Era un gesto politico anche l’astensione: le poche frange di renitenti non andavano alle urne o perché anarchici o perché attivamente eccentrici, gente che amava distinguersi dai pecoroni (come me) che andavano in massa a votare.
Sicuramente esiste ancora un’astensione di tipo politico. Ma una quantità così enorme di astenuti (più della metà degli aventi diritto) non si spiega se non per disinteresse, inerzia o distrazione.
Hanno altro da fare, qualcuno, se non lo scopre casualmente su TikTok, nemmeno sa che si vota.
I telegiornali, i talkshow e in misura decrescente i giornali arrivano a una fetta cospicua di persone, comunque una minoranza: probabilmente il pubblico che segue i media tradizionali è abbastanza coincidente con quelli che vanno ancora a votare. Gli altri sono come dispersi, si sono fatti un mondo loro che non è più il nostro (e il nostro, di contro, non è più il loro), vivono, lavorano, hanno i loro problemi, i loro progetti, le loro delusioni, ma questo pacchetto di vittorie e di sconfitte, che si chiama vita, hanno deciso di tenerselo per loro, di non spenderlo in politica.
Forse lo hanno nascosto sotto il materasso.
È un’Italia parallela, misteriosa e silente, e se pure, con qualche fatica, la rispetto, devo dire che mi sto abbastanza stufando, ogni volta che vado a votare, di decidere anche per loro. È un peso che non porto volentieri. Un conto è portare a casa la spesa a uno che non ce la fa a uscire perché è anziano o impedito, altro conto è scegliere governi al posto di gente che sta benissimo, ma ha solo deciso che quella fatica deve farla qualcun altro.

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