mercoledì 24 maggio 2023

L'Amaca

 

Cercasi Manzoni disperatamente
DI MICHELE SERRA
Io avevo capito, da quel liceale svogliato che fui, che Manzoni era un cattolico liberale. In quel giochino un po’ scemo che consiste nel collezionare, come le figurine Panini, dei padri immaginari, non mi sognerei mai di intestare don Lisander alla sinistra.
C’è, nel suo formidabile librone, quel tanto di paternalismo nei confronti degli oppressi che ancora oggi, a quattro secoli dai fatti narrati, e a quasi due dalla scrittura del romanzo, lascia qualche perplessità: quando avevo vent’anni pensavo che Renzo Tramaglino fosse un cacasotto e che avrebbe dovuto farsi giustizia da solo, e don Rodrigo farlo fuori a sberle prima che provvedesse la peste. Si sa, a vent’anni si va per le spicce e non si valuta la famosa complessità delle cose.
Ma vedi come cambiano i tempi, e come sono sorprendenti: per come è diventata la destra, il conservatore Manzoni diventa un boccone indigeribile, una vetta inaffrontabile. Oggi che il Griso è vicepresidente del Consiglio, l’universalismo cattolico – il rispetto degli esseri umani come comprova della fede in Gesù Cristo – appare quasi rivoluzionario. Cerca disperatamente Manzoni, la destra, perché intuisce che la sua radice borghese, cattolica, liberale e democratica è vizza, ammuffita, soffocata dall’humus rabbioso e antidemocratico del populismo.
La psicologia della folla, nei Promessi Sposi, è raccontata con una spietatezza micidiale: dagli all’untore! Ottimamente espressa, oggi, proprio dai titoli dei giornali di destra. Intellettuale di riferimento della destra di governo non è Manzoni, è Mario Giordano. E non crediate che non ci dispiaccia dirlo: per questa povera destra e per noi tutti.

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