martedì 16 maggio 2023

Giust'Amaca

 

O sei un ultras o conti zero
DI MICHELE SERRA
Lo spettacolo dei giocatori del Milan, e ancora di più del loro allenatore Stefano Pioli (persona specchiata, ed è un’aggravante), umilmente “a rapporto” dagli ultras dopo la sconfitta di La Spezia, è terrificante. Le società di calcio sono ufficialmente ostaggio degli ultras. Gli ultras, a loro volta, e con poche eccezioni, sono ostaggio di malavitosi e pregiudicati a vario titolo. Oppure, e sarebbe anche peggio, ne sono seguaci convinti.
Lo si scrive da almeno vent’anni con patetica perseveranza. La situazione, se possibile, con gli anni si è aggravata: gli ultras sono, a pieno titolo, non solo un soggetto “politico” di primo piano nella vita del calcio italiano. Sono spesso anche un attore economico molto attivo, gestiscono biglietti e parcheggi, taglieggiano di fatto le società con il ricatto costante dei “disordini”, o dei cori razzisti, con conseguenti squalifiche del campo.
Uno schifo, e ormai uno schifo organico di questo povero Paese.
E gli altri tifosi? Che pagano il biglietto senza chiedere — ovviamente — niente in cambio che non sia vedere una partita? Non contano nulla. Valga come esempio il tentativo di azionariato popolare dell’Inter: quattrini versati nella illusoria speranza di contare qualcosa, sull’esempio di alcune società europee, nella vita di una squadra e della società che la gestisce.
Fin qui ignorati dalla società nerazzurra (chiedere a Carlo Cottarelli). Se gli aspiranti azionisti dell’Inter cominciassero a spaccare vetrine e minacciare disordini, e se Cottarelli si vestisse con giubbotto nero, si rapasse a zero e si tatuasse qualche teschio, forse l’Inter lo prenderebbe sul serio.

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