Lesa lollobrigidità
di Marco Travaglio
Avvertenza per i lettori. Ciò che state per leggere non è il sequel di Fantozzi al Gran Consiglio dei Dieci Assenti: è tutto vero. Il Consiglio di Disciplina Territoriale dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio comunica: “Il Primo collegio riunito il giorno 4 maggio 2023 a Roma, presenti Roidi, Renzetti, Callini: in merito alla segnalazione giunta dal Presidente dell’Ordine del Lazio per le proteste legate alla pubblicazione sul Fatto Quotidiano di una vignetta a firma del disegnatore Mario Natangelo”. Punto: la frase finisce così, sospesa nel vuoto. La successiva descrive “il disegno satirico” che “appare riferito alla frase del ministro Lollobrigida” sulla sostituzione etnica “che molto clamore e dibattito ha provocato… Il disegno mostra una donna e un uomo di pelle nera in un letto”. E quindi? “Poiché la pubblicazione potrebbe comportare una violazione dell’articolo 2 del codice deontologico, il Collegio invita il giornalista Natangelo a presentarsi… il giorno 7 giugno”, con “facoltà di produrre memorie, indicare testimonianze e farsi assistere da un legale di fiducia”. Incuriositi dall’art. 2 del Codice deontologico che l’infame vignetta potrebbe aver infranto, siamo andati a leggerlo: s’intitola “Banche-dati di uso redazionale e tutela degli archivi personali dei giornalisti”. Quindi il sinedrio che convoca Nat per leso Codice deontologico non conosce il Codice deontologico (sennò sarebbe impegnatissimo a convocare i direttori di tg e giornali che danno più spazio alle creme del fidanzato della Boschi che alla staffetta per la pace e al rapporto della Dia sui legami fra B., Dell’Utri e Graviano). Oppure cita un articolo a caso pur di offrire alla famiglia allargata dei Lollobrigida lo scalpo del putribondo Natangelo, reo di ben altro crimine: la lesa lollobrigidità.
È andata peggio al dissidente bielorusso Mikalai Klimovich, condannato a 12 mesi per aver definito “divertente” sui social una vignetta su Lukashenko e morto lunedì nella colonia penale di Viciebsk. Ma almeno in Bielorussia il reato di vignetta è ritenuto normale. In Italia pensavamo fosse depenalizzato, almeno fino alla convocazione di Nat. Noi però lo invidiamo: oltre a divertirsi ogni giorno come un matto, il 7 giugno dinanzi al Gran Consiglio dei Dieci Ignari rischia di rotolarsi per terra. Perché disegnò quella vignetta? Chi sono la donna e l’uomo di pelle nera nel letto? È conscio della gravità della sua condotta? È pronto ad assumersi le sue responsabilità dinanzi al Codice deontologico e alla Nazione tutta? È pentito? Lo rifarebbe? E quante volte, figliuolo? Il clou sarà quando leggerà la sua memoria difensiva e soprattutto esibirà i suoi testimoni: i ragionieri Filini e Calboni e la signorina Silvani dovrebbero bastare.
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