domenica 2 ottobre 2022

Quelle parole...

 

Oggi partecipando alla S. Messa ho ascoltato quelle parole che, per me, costituiscono una magnificenza inattuata, una sorgente, il cui corso, la scelleratezza, impadronitasi di molti aspetti del mio essere, ha inopinatamente deviato. 

"Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite " Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare." (Lc 17, 10) 

Che ci può essere di più detonante di questo, in questi tempi in cui ci sfamiamo delle apparenze, del risalto di noi stessi, dei profluvi di insensatezze derivanti dall'apparire? 

Contro ogni sfavillio filosofico, ragione di vita effimera, inconcludente, inappetente, insalubre, dichiararsi di essere servi inutili, inaspettatamente ci conduce alla soavità, al "frizzantino",  come lo chiamo io, allo sconquasso interiore che misteriosamente è preludio alla pienezza, alla semplicità, al ritrovarsi "un cuore nuovo" mentre, storditi, notiamo il vecchio di pietra deposto, ripostiglio del pedissequo effimero allontanate noi stessi dalla novità, quella che leggono ed avvertono cuori freschi, da bambini. 

Sono servo inutile, ho fatto quanto dovevo. 

Che meravigliosa esperienza quella inseguita da viandanti assetati di accostarsi alla sequela lucente dello squassante Verbo! 

Sono solo un servo inutile. Ed ardo, bramo, necessito di esserlo, consapevole che basterà un nonnulla, un rivolo, per farmene dimenticare, mentre m'inerpico nel vuoto assoluto alla ricerca del vitello dorato, stordente oggi come non mai. 

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