giovedì 20 ottobre 2022

L'Amaca

 

La fortuna di Noi moderati
DI MICHELE SERRA
Dev’essere bellissimo essere "Noi moderati". Sei un partito di maggioranza e avrai la tua brava fettina di governo, ma nessuno, al di fuori della cerchia dei parenti stretti, sa che esisti.
Tutti i riflettori sono su Meloni, Salvini e Berlusconi, tutti pensano che il centrodestra sia composto solo da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, tutte le polemiche, i litigi, le grane gravano sulle loro spalle. Di Noi moderati non si parla mai e mai si è parlato, né prima né durante né dopo le elezioni.
Un privilegio raro in quella chiassosa baraonda che è la politica italiana.
Se sei un eletto di Noi moderati puoi raggiungere i palazzi romani inosservato, tranquillo, nessuna telecamera ti bracca per farti domande imbarazzanti. Nemmeno la fatica di un’intervista, se non su uno di quei pittoreschi quotidiani romani quasi monopagina, organi di partiti semiclandestini, finanziati con fondi pubblici e letti solo da chi li scrive. Quanto al nome del gruppo parlamentare, che per esteso è Civici d’Italia-Noi Moderati-Maie, nemmeno gli aderenti sono in grado di citarlo per esteso. Pare che nel raggruppamento siano confluiti anche Nci-Iac e Udc-Ci, ma si è perduta memoria del significato di quelle lettere, che paiono cadute da una scatola dello Scarabeo.
Il più noto di Noi Moderati è Lorenzo Cesa, stimato democristiano di lunghissimo corso. Gli si attribuisce l’unico tentativo di dare una solida struttura ideologica al gruppo: «La famiglia è al centro della nostra idea di Italia». Dev’essere un modo elegante per far capire che essere in pochi non è di ostacolo, se ci si sente in famiglia.
Unico problema la scritta sul citofono, lunghissima: Civici d’Italia-Noi Moderati-Maie-ex Nci Iac-ex Udc-Ci.
Un eventuale Sottosegretariato alla Sintesi non li vede tra i favoriti.

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